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tratta degli schiavi

La tratta atlantica degli schiavi, spiegata bene

dalla newsletter n. 36 - febbraio 2024

9 minuti di lettura

Il Black History Month è soprattutto celebrazione, ma la celebrazione richiede anche conoscenza e comprensione del passato. La tratta atlantica degli schiavi dall’Africa, in quello che viene studiato come commercio triangolare, determinò il destino del continente e del mondo. Con l’avvento dell’Età moderna il trasporto di uomini, donne e bambini, trattati come merci e usati come animali, da una sponda all’altra dell’Atlantico, divenne un’atroce regolarità. Ma come prese piede?

Jamestown, costa della Virginia Britannica, 20 agosto 1619. Una ventina di uomini africani di cui non sappiamo nemmeno i nomi, rapiti dai portoghesi, viene fatta sbarcare a Point Comfort come merce da vendere ai coloni inglesi. Provenivano da quella che oggi è l’Angola ed erano partiti in trecentocinquanta dal porto di Luanda. La nave San Juan Bautista era partita in direzione di Veracruz col suo carico, già più povero di centocinquanta uomini morti durante la traversata; poi, quando l’imbarcazione era già nei pressi della costa centroamericana, era stata attaccata da due navi corsare, la Treasurer e la White Lion. Proprio quest’ultima veleggiò poi verso nord, con una parte del bottino catturato alla San Juan, una sessantina di esseri umani, dando l’avvio alla lunga epopea della schiavitù anche in quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti. Faceva tutto parte del “commercio triangolare” dell’Atlantico, un semplice, pragmatico e tremendo sistema di sfruttamento.

Le radici della schiavitù in Africa vanno ricercate ben prima del Cinquecento, non solo nell’improvviso ingigantimento del mondo seguito alla “scoperta” delle Americhe. Volendo a malincuore tralasciare le riflessioni sulla schiavitù autoctona, tra X e XI secolo, gli Arabi pescavano dall’apparentemente infinito bacino dell’Africa subsahariana per trovare schiavi da vendere soprattutto nel Maghreb e sulle coste dell’Oceano Indiano. La “materia prima” era fornita da intermediari locali, che avevano contatti diretti con i regni dell’entroterra e che approfittavano di questo ruolo per far crescere il proprio potere.

A partire dalla metà del XV secolo, le esplorazioni portoghesi aprirono un fronte occidentale in Africa, monopolizzando di fatto l’acquisto di esseri umani dagli intermediari per destinarli al lavoro nelle loro piantagioni (con il beneplacito di papa Nicola V). Poi gli Spagnoli cambiarono le carte in tavola, mettendo sul banco un intero nuovo continente, prontamente spartito con i cugini iberici nel 1494: con il Trattato di Tordesillas gli Spagnoli e i Portoghesi si erano divisi longitudinalmente il globo, tagliandolo a metà in verticale. Tutto ciò che si trovava a ovest della linea immaginaria che divideva vagamente in due il Sudamerica sarebbe appartenuto alla Spagna, tutte le terre a est (Europa esclusa) al Portogallo. C’era un intero nuovo mondo da colonizzare e sfruttare, e tutti sapevano dove trovare la forza lavoro per farlo.

A metà del XVI secolo il Po…

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole, montagne e un po' di pace. Specializzato in storia economica e sociale del Medioevo, ho fatto un po' di lavori diversi ma la mia vita è l'insegnamento. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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