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«La vita gioca con me» di David Grossman, tra quotidianità e mistero

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3 minuti di lettura

Un padre, una nonna, un nonno e una madre, ecco i punti di partenza con cui David Grossman presenta il suo ultimo romanzo, La vita gioca con me, uscito per la casa editrice Mondadori nel marzo 2019 (acquista). L’autore, che è diventato un caso letterario con il romanzo Vedi alla voce: amore del 1988 e seguito da successi come Qualcuno con cui correre o Applausi a scena vuota, torna a raccontare le vicende ambientate nella sua terra, facendo respirare al lettore un po’ del vento d’Israele.

La trama de «La vita gioca con me» di David Grossman

La vita gioca con me è raccontato da Ghili, figlia dell’ex produttore cinematografico Rafael, decisa a intraprendere la professione del padre: è proprio grazie a questa sua passione per la cinepresa che conosciamo la sua storia quella della sua famiglia, dei nonni Tuvia e Vera e dei genitori Rafael e Nina, una madre assente e sconosciuta alla figlia. Nina tornerà per il novantesimo compleanno di Vera e grazie a un viaggio che intraprendono Rafi, Ghili, Vera e Nina verranno a galla molti ricordi del passato di Vera nella sua terra di Jugoslavia.

La tematica che intercorre tra le pagine del romanzo è la scoperta di se stessi, del proprio passato e della propria storia: il viaggio a Goli Otok finisce infatti per trasformarsi in una drammatica resa dei conti e rompe il silenzio mantenuto per anni, risvegliando sentimenti ed emozioni. Un viaggio affidato alle riprese di una videocamera, strumento meccanico che diventa metafora degli occhi di Ghili, occhi con cui riesce a vedere la madre davvero forse per la prima volta.

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Uno stile semplice e fluido

Lo stile che contraddistingue Grossman si rispecchia anche in questa nuova prova romanzesca, in un insieme di semplicità e fluidità narrativa che riesce a fare breccia nel cuore del lettore e a trasformarlo in un osservatore interno alla storia. Ritroviamo ancora una volta la passione dell’autore per i luoghi della sua terra che propone come un inno alla sua patria, ma anche la propensione a raccontare le diversità culturali che intercorrono tra due paesi tanto diversi, Israele e Jugoslavia.

A conferire al romanzo la carta vincente è il gioco di quotidianità e mistero che Grossman attribuisce ai personaggi: una famiglia come tante, ma che nasconde un passato tutto da svelare.

Chiara Imarisio

 


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