Mark Knopfler ha la straordinaria capacità di far emettere alla sua «Schecter Custom Stratocaster» dei suoni che paiono prodotti dagli angeli il sabato sera, quando sono esausti per il fatto di essere stati buoni tutta la settimana e sentono il bisogno di una birra forte.
Douglas Adams
Di questo luglio musicale, che anche noi de Il Fascino degli Intellettuali abbiamo potuto vivere e godere, ci sono due immagini, completamente diverse per sound e cornice, che rimarranno impresse nella nostra memoria: da una parte, l’energia hard rock, il delirio sopra e sotto il palco, l'”inferno” di fuoco e di corna rossa luminose nella notte dell’autodromo di Imola per gli AC⚡DC, dall’altra la compostezza e l’eleganza di un rock più sobrio ma estremamente vitale, più vicino al blues, al folk e alla musica celtica, per Mark Knopfler, nel bucolico contesto di Barolo, tra le colline delle Langhe e i rinomati vigneti piemontesi.
Il cantautore e chitarrista di origini scozzesi si è esibito durante il Collisioni Festival il 20 luglio scorso, in un concerto sold-out che ha richiamato migliaia di fan, in una delle date italiane del suo tour promozionale per il suo ultimo disco Tracker.
Lo stile di Knopfler è unico, con il suo modo di suonare senza plettro le tante chitarre che cambia più volte sul palco, e sembra quasi che il tempo per lui non passi.
La band che accompagna l’ex leader dei Dire Straits è formata da otto elementi: Guy Fletcher (tastiere), Jim Cox (piano), Richard Bennett (chitarra), Glenn Worf (basso), Mick McGoldrick (fiati e cornamusa irlandese), John McCusker (violino, mandolino), Nigel Hitchcock (sax), Ian Thomas (batteria).
L’apertura del concerto è affidata a Broken Bones, con sonorità funky stile anni ’70, brano estratto da Tracker, l’ultimo album pubblicato a marzo di quest’anno.
Seguono Corned Beef City, dall’impronta blues, inserita in Privateering del 2012, e la title track del medesimo album, con le note caratteristiche della uilleann pipe, la cornamusa irlandese.
Richiami celtici con Father and Son, tratta dalla colonna sonora per il film Cal di Pat O’Connor del 1984. Senza alcuno stacco, ecco Hill Farmer’s Blues, contenuta nel disco The Ragpicker’s Dream del 2002.
Le prime note di Romeo and Juliet e la linea del sassofono di Hitchcock mandano in visibilio i fan che riconoscono uno dei brani più famosi dell’epoca Dire Straits, pubblicato nel 1980 e ispirato alla tragedia di Shakespeare.
A seguire, un’altra canzone storica del gruppo, Sultans of Swing, singolo del 1978, che il pubblico entusiasta accompagna a tempo con le mani.
She’s gone appartiene a un’altra colonna sonora, quella del film Metroland del ’97, diretto da Philip Saville. Brano strumentale con una parte importante per il sax, e Nigel Hitchcock è bravissimo a continuare quasi senza stacco con l’intro della ballad Your Latest Trick, composta sempre per i Dire Straits e pubblicata nell’album Brothers in Arms del 1985.
Dopo, Mark Knopfler si sofferma a presentare i membri della sua band, sulle note di Postcards from Paraguay, con un sound che si rifà a quello del Sudamerica, e contenuto nell’album Shangri-La del 2004.
Marbletown, brano del disco The Ragpicker’s Dream, con il fingerpicking evocativo e sullo stile western, ha un lungo finale strumentale in chiave irlandese ricco di improvvisazioni.
Speedway at Nazareth, presente nel suo secondo album solista Sailing to Philadelphia del 2000, nel quale si avvale della partecipazione straordinaria di Van Morrison e James Taylor, è una canzone dalle atmosfere bluegrass in salsa irish.
Ovazione per l’intro della lunga e coinvolgente Telegraph Road, capolavoro indiscusso dei Dire Straits, inclusa nell’album Love over Gold del 1982, con molte parti strumentali e ricca di assoli di Knopfler durante l’esecuzione e soprattutto nel finale.
Dopo una pausa in cui tutti i musicisti escono di scena e i fan richiedono a gran voce i bis, Knopfler e la band rientrano per una So Far Away, primo singolo estratto dal disco Brothers in Arms, cantata con tutto il pubblico.
E si finisce con Going Home: Theme of the Local Hero, la colonna sonora scritta da Knopfler per l’ononimo film del 1983. Un finale epico per salutare questo grande concerto denso di emozioni e di brani che hanno fatto la storia della musica, regalateci da questo altrettanto grande maestro delle sei corde e dalla voce inconfondibile.
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