Le iniziative migliori nascono dal basso, senza bisogno di clamore, slogan o stendardi da sbandierare. Sono piccoli passi sul terreno delle battaglie, quelle giuste, per cui vale la pena lottare anche se la strada è impervia, manca il respiro e il cuore sembra scoppiarci in petto per lo sforzo. Alcune battaglie durano anni, si fermano coartate dall’impasse degli eventi, poi riprendono più forti, a muso duro, mai azzoppate dal carchiobottismo di una società bigotta. Sono quelle battaglie per cui nascono le iniziative migliori, quelle che fanno alzare la testa e dire «sì, possiamo farcela, davvero, non tutto è perduto».
All’indomani del sì del Senato alle unioni civili zoppe, prive di stepchild adoction e condite dal solito compromesso all’amatriciana, la scoperta di una munizione di pregio in canna al fucile di chi si batte per i diritti di tutti è, senza dubbi di sorta, assolutamente confortante. Regala un senso di fierezza e, allo stesso tempo, permette di tirare dritto provando a cancellare l’umiliazione inflitta dall’ennesima occasione persa.
Non è un mistero che le arti visive rappresentino, forse oggi più che mai, un mezzo potentissimo per la diffusione di messaggi importanti; il cinema e la televisione in particolare possiedono una carica comunicativa intrinseca difficilmente riproducibile ad altri livelli. Costruzione e distruzione – sia chiaro – ma anche forza impareggiabile. Nella battaglia per i diritti civili diversi film hanno saputo svegliare le masse intorpidite dal sonno della ragione, più di un prodotto audiovisivo ha dato vita a effetti insperati su una popolazione troppo assuefatta all’immobilismo stagnante. Scoprire che si continua a navigare in tal senso illumina di nuovi colori quel tunnel grigio in cui siamo costretti a vivere da tanto, troppo tempo.
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Il nuovo passo in avanti è in realtà una scommessa già lanciata da tempo, un progetto volto alla realizzazione di un prodotto potente e innovativo. Si tratta di una commedia dal titolo volutamente spiritoso (Le more preferiscono le bionde), scritta e diretta da una giovane regista siciliana che, con ironia e grande capacità, riflette sul tema dei diritti per le persone LGBT. La storia, semplice e attuale, ha per protagonista Alessandra, sexy venticinquenne lesbica, disillusa e cinica, che di giorno lavora come commessa e di notte è cubista nel locale gay più famoso di Roma. Quando Sebastiano, presidente dell’associazione gay «Ci Stai Dentro», le propone di sedurre Benny, figlia di un’attivista cattolica contraria ai matrimoni omosessuali, lei accetta, convinta di poter lanciare un segnale forte a coloro che scendono in piazza per negare i diritti degli altri.
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Chiara Rap, autrice del progetto, ha realizzato un teaser del film e girato low budget uno dei momenti clou della pellicola. Manca un produttore, ma c’è da sperare che un lavoro del genere possa presto prendere il volo. Perché Le more preferiscono le bionde si muove sullo sfondo di una guerra fredda tra due gruppi, di cui Alessandra e Benny rappresentano il ponte che forse, un giorno, unirà le sponde. L’Italia spaccata sul tema dell’omosessualità, con l’avvento drammatico delle Sentinelle in Piedi e Manif Pour Tous, si snoda tra le pieghe di una storia semplice e umana, con un’ambientazione adattissima a una comicità intelligente.
C’è bisogno di iniziative di questo tipo, per aprire gli occhi su una realtà che, sempre più sta bussando alla nostra porta.
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