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Licario: un ammiraglio italo-greco nel XIII secolo

Da mercenario in fuga da un amore contrastato a megaduca dell’Impero bizantino che ha guidato la flotta imperiale in una fulminea riconquista delle terre perdute. Ma chi era davvero Licario?

11 minuti di lettura

Immaginiamo la navigazione nel Medioevo. Pochi rudimentali strumenti di orientamento, lo scricchiolio del legno delle navi, la luce fioca delle lanterne, l’incertezza dell’arrivo e tanta acqua. Sì, il Mediterraneo non è l’Oceano, ma l’acqua è tanta lo stesso. I rischi talvolta erano molti nei viaggi via terra, figuriamoci per mare. E non è strano leggere le cronache di qualcuno che prima d’imbarcarsi faceva addirittura testamento.

Ma nel Mediterraneo del Medioevo, nonostante tutto, bisognava spostarsi. Nei mari del Medioevo si combattevano battaglie. Nei mari del Medioevo si arrivava, ma si moriva pure. Le imbarcazioni andavano avanti e indietro in quel Mediterraneo, con a bordo le merci, i soldati, i libri, i cavalli. E sul Mediterraneo medievale si affacciavano i Paesi europei, ma anche l’Impero bizantino, le potenze balcaniche, il mondo arabo. E nel mare, incrocio di popoli, nel XIII secolo apparve un italo-greco destinato a segnare la storia.

Licario (Ikarios, grecizzato), nato intorno al 1240 nella città di Karystos, da madre greca e padre italiano di Vicenza, servirà l’Impero di Bisanzio per mare e per terra, ma soprattutto per mare, fino ad ottenere dall’imperatore il grado di “megaduca”, ammiraglio della flotta, tra le più alte cariche della gerarchia militare sotto Costantinopoli. Lo vedremo. Prima, però, è necessaria un’indispensabile premessa storica per collocare la sua figura.

Raffigurazione dell’imperatore bizantino Michele VIII Paleologo

Michele VIII Paleologo, la ricostruzione dell’Impero bizantino e le minacce d’Occidente

Il XIII secolo è stato per Costantinopoli un periodo terribile. Con il sacco della capitale del 1204, ad opera delle milizie occidentali della IV crociata, il centro del potere bizantino finisce sotto attacco. Più volte minacciata dagli “infedeli” musulmani, la potenza imperiale crolla ora sotto i colpi inferti invece dal fuoco amico occidentale. Gli attacchi dei Normanni, degli Svevi, dei cavalieri crociati, della Chiesa di Roma, della potente Venezia. Bisanzio è persa. La capitale verrà ripresa dai Bizantini soltanto nel 1261.

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La potenza imperiale cercò di sopravvivere disgregandosi in micro-imperi: quattro per l’esattezza. Il più significativo di questi, in termini di eredità dinastica, ebbe sede a Nicea. Morto nel 1258 l’imperatore Teodoro II Lascaris al governo di tale piccolo impero bizantino superstite, sale al potere Michele VIII Paleologo. Sarà proprio Michele a riconquistare Bisanzio nel 1261, sottraendola ai latini. La guerra del Vespro dell’Italia meridionale del 1282 terrà poi impegnati per un po’ altrove gli occidentali, per fortuna di Bisanzio e dei successori di Michele.

È in questa travagliata fase per l’Impero d’Oriente che si colloca l’esperienza del nostro Licario. Con il beneplacito di Costantinopoli, Licario condurrà soprattutto per mare una vasta operazione di riconquista delle isole greche sottraendole ai latini. Partito come semplice mercenario o corsaro, passato a comandante, poi ad ammiraglio della flotta bizantina, fu artefice di una fulminea ma inevitabilmente effimera riconquista.

L’assedio crociato di Costantinopoli del 1204

Licario, il mercenario in fuga da un amore contrastato

Sì, la storia dell’italo-greco Licario (o Ikarios) inizia da un amore contrastato. Nato, come abbiamo detto, intorno al 1240 a Karystos in Eubea (da padre vicentino), serve come cavaliere sotto Giberto II da Verona. Di origini relativamente modeste, nessuna grande aristocrazia alle spalle, si dà tuttavia da fare con intraprendenza e coraggio. S’innamora però della sorella di Giberto, Felisia, vedova di Narzotto delle Carceri. La famiglia della donna non accetta affatto la relazione, ma i due si sposano ugualmente.

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L’atto di nozze viene sciolto dai parenti di Felisia e Licario è costretto alla fuga dopo essersi riparato temporaneamente in una fortezza. Piccola parentesi. L’Eubea, la sua terra di nascita, era strategicamente rilevante per Bisanzio. In quegli anni era però in mano latina, di quei nobili sotto cui lo stesso Licario aveva servito. Riprenderla rappresentava per Costantinopoli obiettivo prioritario. Intorno al 1270 la flotta imperiale, comandata da Alexis Philanthropénos (Alessio Filantropeno), aveva già tentato – talvolta con successo – operazioni militari in alcune aree dell’Eubea. In contrasto con i feudatari latini, è proprio a Philanthropénos che Licario offre il suo ausilio militare.

Licario
Raffigurazione di XIV secolo di un’imbarcazione (galera o galea) bizantina

Vassallo di Michele VIII, corsaro e comandante sotto Philanthropénos, infine megaduca ammiraglio della flotta imperiale

Intuendone il valore militare e l’abilità, Alexis Philanthropénos lo prende ben volentieri sotto il suo comando. Anche l’imperatore Michele Paleologo è felice di sottrarre ai latini un uomo abile e lo fa suo vassallo. I latini, sotto attacco nelle isole greche da Licario, chiedono rinforzi ai nobili dell’Italia meridionale. I tentativi di supporto da Occidente non riescono. Carlo d’Angiò richiama in Italia le forze militari. Per Bisanzio Licario, nei fatti un corsaro, “assaltatore di terre” con la benedizione dell’imperatore, riconquista a questo punto molte aree non solo in Eubea, ma per tutto l’Egeo.

All’Impero d’Oriente riesce a restituire Skopelos, Skiatos, Amorgos, Citera, Anticitera, Kea, Santorini, Lemnos, Astypalia. È il 1277. L’anno prima, nel 1276, era venuto a mancare Philanthropénos. Di fronte alle schiaccianti vittorie di Licario, l’imperatore Michele passa a lui il testimone, nominandolo megaduca e dunque, sostanzialmente, ammiraglio dell’intera flotta bizantina. Un ammiraglio ambizioso, coraggioso, efficiente e fulmineo, che riesce a terrorizzare i feudatari occidentali in Oriente e a recuperare le perdite di Bisanzio.

Non basterà a lungo. L’imperatore Andronico II perderà di nuovo, poco dopo, gran parte delle riconquiste di Licario, ma in quel momento l’ammiraglio italo-greco sembra dominare i mari. Il corsaro-ammiraglio non solo riconquista, ma fa prigionieri e consistenti bottini. Il feudatario Filippo Ghisi, a capo di alcune delle isole greche, viene catturato nel 1277 dalla flotta di Licario e portato prigioniero a Bisanzio. Sempre a Licario, nel corso della sua carriera sotto le armi di Costantinopoli, sono attribuite anche alcune vittorie militari al comando di truppe imperiali di stanza in Asia Minore contro i Turchi.

Licario
Raffigurazione dell’utilizzo, in un conflitto navale, dell’arma più nota in mano a Bisanzio, il cosiddetto “fuoco greco”, una miscela incendiaria

Il valore storico di Licario, le ultime notizie su di lui, la perdita delle Conquiste e la fine dell’Impero d’Oriente

Personaggio che si approfondisce poco nello studio, almeno scolastico, della storia medievale e di quella bizantina in particolare, Licario è importante perché in un secolo devastante per l’impero di Costantinopoli, che segnerà l’inizio della fine per la Roma d’Oriente, ha rappresentato una delle poche parentesi di trionfo di quel panorama, almeno dal punto di vista militare, portando a segno riconquiste e assalti che l’Impero non solo non vedeva da un pezzo, ma non avrebbe rivisto mai più.

Come detto prima, le riconquiste di Licario seppur rilevanti furono effimere. Schiacciati dai debiti, da uno Stato al tracollo, dalle pressioni occidentali, dalla potenza veneziana, ma soprattutto dalla minaccia musulmana, gli imperatori successivi a Michele VIII Paleologo perderanno di nuovo rapidamente terreno, mentre sarà proprio Venezia a disseminare di basi navali le isole greche e il Mediterraneo. E sempre Venezia, dopo la fine di Bisanzio, diventerà per i musulmani il nemico numero uno.

Degli ultimi anni di Licario non si sa molto. Giunto a Costantinopoli dopo il glorioso periodo delle riconquiste, sicuramente celebrato con grandi onori alla corte di Michele Paleologo, passa probabilmente la fase ultima delle sua esistenza senza influire in maniera decisiva sulle sorti dell’Impero o sulla scena militare. Muore verosimilmente intorno al 1280, seguito poco dopo dal suo imperatore, che si spegnerà nel 1282. L’impero sopravvivrà “di stenti” fino alla tragica e stavolta definitiva caduta. I tardivi tentativi occidentali di salvare i Bizantini, che prima essi stessi avevano messo in difficoltà, risulteranno ormai inefficaci. Costantinopoli cadrà nel 1453 sotto i colpi di cannone delle truppe ottomane del sultano Maometto II.

Una mappa di Costantinopoli nel 1422, opera del cartografo fiorentino Cristoforo Buondelmonti

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RIFERIMENTI:

  • W. TREADGOLD, Storia di Bisanzio
  • M. C. BARTUSIS, The Late Byzantine Army: Arms ad Society
  • G. OSTROGORSKY, Storia dell’Impero bizantino
  • L. BREHIER, Les institutions de l’Empire byzantin
  • R. H. Dolley, Naval tactics in the heyday of Byzantine thalassocracy, in Atti dell’VIII Congresso internazionale di Studi bizantini
  • Licario – Wikipedia
  • Michele VIII Paleologo – Treccani

Paolo Cristofaro

Nato nel 1994, si è laureato in Lettere e Beni Culturali all'Università della Calabria. Presso lo stesso ateneo ha conseguito poi la laurea magistrale in Scienze Storiche, con una tesi di ricerca sul Medioevo. Collaboratore di quotidiani e riviste, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti.

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