I Linkin Park sono stati una delle band di maggiore successo del primo decennio degli anni 2000, contribuendo ai loro inizi alla fama anche del nu metal. Tutto il mondo è rimasto scosso per la prematura scomparsa di Chester Bennington, che si è suicidato infatti improvvisamente. Per tale motivo, il ritorno della band con una nuova cantante ha diviso i fan, fra chi riconosce che sia legittimo per loro voler andare avanti (tenendo anche conto che la band fu fondata prima dell’arrivo di Chester Bennington) e chi considera quasi un insulto alla memoria del compianto frontman l’idea di essere ritornati con una nuova cantante: Emily Armstrong.
Non è possibile addentrarsi troppo nella questione in modo oggettivo, poiché in questa polemica è comunque viva una forma di profonda ammirazione nei confronti della band e del cantante la cui voce l’ha resa unica e famosa. Le ragioni di questo grande dispiacere del pubblico non sono solamente da ricercare nella fama e nel talento di Chester Bennington, ma per tutto ciò che ha rappresentato. Infatti, i Linkin Park sono stati un punto di riferimento per una certa generazione, grazie alle tematiche affrontate. Le canzoni della band hanno dato voce al disagio giovanile, alle ansie e alle problematiche che a lungo hanno attanagliato i giovani in quel periodo.
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Una sofferenza da combattere
Quando Chester Bennington si è tolto la vita è stato chiaro che tutto ciò che esprimeva in molti brani rappresentasse il puro e profondo dramma di una mente ansiosa, complicata e sicuramente molto riflessiva. Nelle grida della sua voce c’era la rappresentazione di una sofferenza, di disagi, ma anche di una certa forma di lotta. Anche se alla fine, purtroppo, a causa della depressione è scomparso, ha insegnato a moltissime persone a combattere, anche a rassegnarsi, ma soprattutto a non aver paura di esprimere il proprio dolore con forza e grande dignità.
I tried so hard
And got so far
But in the end
It doesn't even matter
I had to fall
To lose it all
But in the end
It doesn't even matter.
- Linkin Park, In the end
Il capolavoro In the end mostra in maniera molto puntuale la particolarità non solo dei testi, ma anche delle atmosfere e dei significati delle canzoni della band. In the end in maniera molto particolare riflette di fatto sul tempo, ma anche del modo in cui possiamo affrontare certe situazioni di difficoltà. Fu uno dei più grandi successi dei Linkin Park, Hybrid Theory, da cui venne estratta come singolo.
Il significato del brano non è in realtà mai stato ben spiegato, ma dal video ufficiale si può notare come il tempo sembri essere un argomento fondamentale, specie nella prima parte. Come spesso accade, abbiamo una parte rap eseguita da Mike Shinoda, mentre la canzone esplode in un ritornello che è fatto dalla voce squillante di Chester Bennington. Shinoda ci dice «Tutto ciò che so è che il tempo è una cosa preziosa, guardalo volare via mentre il pendolo oscilla».
La lotta contro i demoni interiori
Le canzoni dei Linkin Park sono piene di introspezione e analisi psicologica molto profonda e intima. L’io si esprime sempre in piena libertà con forza e onestà, esprimendo se stesso e le proprie impressioni su ciò che prova dentro di sé e ciò che vede fuori. L’incapacità di comprendere delle altre persone è molto presente, contrapposta a una maggiore capacità di empatia di chi sta parlando, che finisce per cercare un posto per sé. Si anela ad una libertà in cui non ci si deve limitare, un posto felice che per chi ascolta diventa inevitabilmente quel letto e le sue cuffie. Allo stesso tempo la rabbia dei Linkin Park non si avvolge su se stessa e diventa autoanalisi matura e ragionata. Esempi di ciò si trovano in molte canzoni. Ad esempio A place for my head:
I want to be in another place
I hate when you say you don't understand
(You'll see it's not meant to be)
I want to be in the energy, not with the enemy
A place for my head
Se come detto molte canzoni dei Linkin Park parlano della lotta contro i “demoni interiori”, cioè le battaglie emotive e psicologiche che le persone affrontano quotidianamente, così in questo brano si percepisce un forte desiderio di liberazione da ciò che soffoca e opprime mentalmente. Il protagonista della canzone è arrabbiato e frustrato con sé stesso e con il mondo, incapace di trovare un posto dove possa sentirsi in pace e al sicuro. Questo place for my head può essere visto come una metafora di un luogo mentale libero da ansie, depressione e oppressione.
La narrazione dello smarrimento e della vulnerabilità furiosa
Abbiamo compreso come la musica dei Linkin Park possa essere il veicolo per esprimere emozioni complesse e intense, che spaziano dalla rabbia alla vulnerabilità, dalla frustrazione alla malinconia, creando un potente dialogo tra testo e sonorità e soprattutto un filo conduttore fra la voce di Bennington e le sensazioni del pubblico che lo ascolta.
Per citare alcuni brani che rappresentano questa narrazione, Somewhere I Belong affronta la ricerca di un senso di appartenenza e il desiderio di liberarsi dal dolore interiore. La musica stessa al di là di tutto riflette questa tensione emotiva. Come spesso accade nella discografia della band, si alternano momenti di forte carica ed energia con melodie più attenuate. Dai beat elettronici fino a suoni più semplici.
La ricerca di un’appartenenza e la frustrazione che ne deriva appartiene anche a brani come From the Inside dove si esprime un senso di vulnerabilità e sfiducia verso gli altri che viene gradualmente sopraffatto dalla furia. Furia che ritroviamo anche in No More Sorrow, un grido contro l’ingiustizia, costellato da un’atmosfera di oppressione e risentimento.
I don't know who to trust, no surprise
Everyone feels so far away from me
Heavy thoughts sift through dust and the lies
Trying not to break, but I'm so tired of this deceit
Every time I try to make myself get back up on my feet
All I ever think about is this
All the tiring time between
And how trying to put my trust in you
Just takes so much out of me.
- Linkin Park, From the inside
Ascoltare la musica dei Linkin Park come esperienza catartica
Moltissime canzoni dei Linkin Park si avvicinano quindi ai disagi giovanili perché narrano di cambiamenti, di inadeguatezza, di ansia, di mancanza di volontà. Si avvicinano poi anche propriamente al mondo studentesco con Wretches and kings, che si apre con il discorso di Mario Savio sulla libertà di parola degli studenti. Ma ad esempio Given up mostra bene il sentirsi senza via d’uscita tipico di un periodo di transizione, oppure By myself, dove l’inadeguatezza trova spazio nella consapevolezza di non poter facilmente uscire dal proprio io.
E ancora Runaway, Castle of glass, Lost in the echo, dove i temi spaziano dalla fragilità e caducità dell’esistenza, fino alla lotta contro un passato che continua a manifestarsi con cicatrici troppo scomode e presenti. Tutte sensazioni che appartengono al momento dell’adolescenza, anche se non solo, naturalmente. L’insicurezza e la frustrazione vengono sviscerate senza peccare di retorica o banalità, come spesso accade in diverse canzoni specie nel metal.
Numb è forse la canzone più vicina di tutte al mondo adolescenziale, in quanto mostra la disconnessione emotiva che deriva dalla presenza di una figura autoritaria che carica il protagonista di aspettative continue, come accade spesso ai figli rispetto ai loro genitori. Le continue pressioni hanno reso, come spesso accade, anche il narratore del tutto insensibile a causa del conflitto costante tra il desiderio di essere se stessi e il bisogno di compiacere gli altri.
There's something inside me that pulls beneath the surface
Consuming, confusing
This lack of self control I fear is never ending
Controlling
I can't seem
To find myself again
My walls are closing in
(Without a sense of confidence I'm convinced
That there's just too much pressure to take)
I've felt this way before
So insecure
- Linkin Park, Crawling
Crawling, d’altro canto, è la perfetta espressione del disagio interiore, incentrato sulla difficoltà di affrontare emozioni travolgenti, un’angoscia che porta il protagonista della narrazione quasi a perdere il controllo, come se fosse incapace di liberarsi da un dolore che lo consuma dall’interno. Una trappola fatta di dolore che sembra, come una rete eterna e inestricabile, avvinghiare tutti noi. Le battaglie della propria mente, la stessa che probabilmente avrà combattuto Bennington, trovano attraverso canzoni una voce tutta particolare. Per cui ascoltare questi brani è quasi come un modo catartico di sfogarsi, come se il grido che sentiamo gridasse per noi.
Il messaggio finale di speranza
Tuttavia, il pregio principale dei Linkin Park sta nell’aver costruito un repertorio di canzoni in cui non si ha un semplice sfogo sulle problematiche della vita, ma una soluzione. La musica stessa rappresenta una soluzione, insieme a canzoni che mirano a far vedere il buono della vita. Ne rappresenta un esempio Shadow of the day, che canzone evoca nella sua tristezza un’atmosfera comunque pacata, in cui il protagonista dopo un immenso dolore, giunge all’accettazione ma non rassegnata, bensì consapevole che alcune cose devono finire e cerca di raggiungere una sorta di pace interiore.
Iridescent è legata alla precedente dallo stesso filo rosso: bisogna liberarsi della negatività e giungere a una guarigione, anche in mezzo all’oscurità più nera è possibile trovare la luce e la serenità oltre il dolore. Sì, la vulnerabilità rabbiosa, l’aggressività, ma poi, la consapevolezza: My December per esempio riflette la solitudine e la sensazione di smarrimento, in un inverno metaforico, rappresenta quasi una sorta di isolamento emotivo dove si uniscono nostalgia e malinconia. Forse, il vero testamento di Chester Bennington è però Leave out all the rest: qui il cantante si interroga su come sarà visto dopo la sua scomparsa, vorrebbe che si lasciasse fuori tutto il resto per ricordarsi del buono che ha fatto della vita, nella speranza che in questo caso coincide con la redenzione.
Non si tratta di brani in cui il protagonista ha il mondo in mano, ma in cui nemmeno il mondo può controllarlo. Il grido dei Linkin Park è deciso ad affrontare la vita con tutte le fragilità umane a cui, purtroppo, sappiamo anche con il suicidio di Bennington, inevitabilmente a volte si soccombe. Tuttavia i brani rimangono a farci compagnia, ad ascoltarci ed a darci rifugio nei momenti in cui sentiamo che forse potrebbe non essere facile lasciar andare la tristezza e la frustrazione (come si dice in Iridescent).
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