Se siete attenti lettori o semplicemente seguite sui social pagine di informazione, probabilmente intorno alla metà di febbraio vi sarete imbattuti nel virale articolo del New York Times, Have More Sex, Please.
Nella sezione opinioni del celebre quotidiano USA, il 13 febbraio – anticamera di San Valentino – la scrittrice Magdalene J. Taylor lanciava un appello destinato, nelle ore successive, ad aprire un dibattito più o meno approfondito e più o meno trasversale su come i giovani d’oggi, in America, ma non solo, non solo facciano meno sesso, ma che siano più soli che mai. Cosa vuol dire fare meno sesso? Tra le tante cose, ad esempio, anche fare meno figli. Oggi in Italia, ma in generale nella società occidentale, il tasso di natalità, e quindi la maternità, è il più basso mai registrato. Dati oggettivi e misurabili, come i salari sempre più bassi, l’inserimento in un mercato del lavoro incerto e la sindrome dell’adolescenza prolungata, si sommano inevitabilmente a riflessioni su come sia cambiata la società, il ruolo della donna, i modelli che assimiliamo e quelli che ci vengono insistentemente proposti.
Una questione generazionale
Secondo i dati ISTAT 2021, l’età media al primo figlio è, per le donne italiane, quasi in tutte le Regioni, superiore a 31 anni, con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Nel 1995 l’età media del primo figlio in Europa non superava, in nessun paese, i 30 anni e, nella maggior parte di questi, stava nell’intervallo tra 23 e 28 anni. Un dato un po’ più datato del 2019 ci dice inoltre che 32,3% è la percentuale di nati fuori dal matrimonio; era l’8,1% nel 1995 e il 19,6% nel 2008.