È il 2019 quando durante la Biennale di Venezia su un palazzo abbandonato nel sestiere di Dorsoduro appare Migrant Child, un graffito di Banksy, la cui identità è ancora oggi sconosciuta.
Il murale è diventato simbolo di un messaggio sociale urgente, caratteristico della poetica dell’artista britannico. Tuttavia, una domanda sorge spontanea: cosa ne sarà di quest’opera?
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Il deterioramento dell’opera e il restauro
Venezia oltre ad essere famosa per la sua bellezza è anche nota per il clima umido che non va particolarmente d’accordo con le opere murali. A ciò si aggiunge lo stretto contatto con l’acqua salmastra che contribuisce ulteriormente alla lenta corrosione. Sicuramente di questo l’artista ne è consapevole sin dall’inizio, poiché il graffito è pensato per essere visto in due momenti differenti: con la bassa e l’alta marea, in cui il bambino appare quasi totalmente immerso.
Il deterioramento del murale è ormai evidente e negli anni è stato fonte di numerosi dibattiti. Nel 2023 viene annunciata l’intenzione di un eventuale restauro scatenando immediate polemiche. Alcuni ritengono che un intervento di questo tipo tradirebbe la natura stessa dell’opera, la volontà dell’artista e più in generale lo spirito della street art. Quest’ultima del resto accetta consapevolmente l’alterazione causata dagli agenti atmosferici, soprattutto nel caso di graffiti realizzati in maniera illecita per i quali non è prevista una tutela nel tempo, a differenza di quelli eseguiti con autorizzazione. Inoltre, non rientra nei criteri di interesse artistico della Soprintendenza, in quanto ha meno di 70 anni ed è realizzata da un artista ancora in vita.
Tuttavia, il Ministero della Cultura sembra convinto della sua decisione: è stato infatti avviato un progetto di restauro finanziato dalla Banca Ifis, che ha indetto un bando vinto dallo studio Zaha Hadid Architects. L’iniziativa sarà sostenuta anche dalla Soprintendenza del Ministero della Cultura, dal Comune di Venezia e dalla Regione Veneto.
I lavori sono iniziati lo scorso 20 gennaio, quando il palazzo è stato svuotato dai rifiuti accumulati al suo interno. Nonostante ciò, il destino di Migrant Child rimane incerto. Attualmente è prevista la rimozione dell’opera – un’operazione particolarmente delicata – ma non è ancora chiaro se verrà ricollocata all’esterno con una struttura protettiva o se sarà posizionata all’interno di uno spazio espositivo.
Quest’ultima opzione rappresenterebbe una perdita, dal momento che l’opera è considerata site-specific. Il graffito affronta il tema della crisi migratoria, evocando l’illusione dell’affondamento: la sua collocazione è pertanto fondamentale, in quanto sottolinea la precarietà della vita dei migranti.
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