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I miti fondativi di Israele: una storiografia che cambierà (se lo vorrà)

dalla newsletter n. 35 - gennaio 2024

11 minuti di lettura

I conflitti in cui lo Stato di Israele è stato coinvolto nella sua relativamente breve storia sono legati alla sua stessa sopravvivenza, ma ancora più evidentemente al bisogno di legittimarsi a esistere, volendo dimostrare un ruolo da protagonista nello scenario in cui si è trovato e la potenza dei suoi abitanti come popolo finalmente libero; da ciò sono venute guerre offensive e difensive, guidate da scelte diplomatiche e propagandistiche, e la creazione di miti fondativi.

Le diverse generazioni di storici israeliani hanno partecipato attivamente al dibattito sul nuovo Stato, con i più giovani impegnati a criticare i più anziani: l’accusa è quella di aver trascurato le radici nazionaliste e politiche del sionismo, a favore del mito religioso di un semplice stato per gli ebrei. Un’idea, quest’ultima, decisamente riduttiva, perché il sionismo nacque sulla scia dei nazionalismi ottocenteschi e non si può isolarlo da certe dinamiche solo perché è stata coinvolta anche una componente religiosa decisiva.

Andare a caccia di un ideale nazionale israeliano (o ebraico) nel passato è un’impresa difficile e influenzabile da posizioni ideologiche. Il dibattito è ancora aperto addirittura sulla reale esistenza di un antico Regno di Israele unitario, tra X e VIII secolo a.C., ma non è stato un problema per la narrazione nazionale israeliana, che ha numerosi miti a cui attingere, senza dover tornare indietro fino ai tempi del fantomatico Regno. Qualcuno trova interessanti le parole del poeta e filosofo medievale Juda Halevi (1075 circa – 1141), secondo il quale il territorio intorno a Gerusalemme, al centro dei quattro climi e dei tre continenti, era il luogo perfetto per costruire un regno ebraico.

Fu la campagna d’Egitto di Napoleone a rilanciare per alcuni intellettuali l’idea di costituire un regno ebraico in Palestina. Già nel 1799 iniziò a circolare per la Francia un manifesto (divulgato a nome di Napoleone stesso) che invitava gli ebrei a trasferirsi nelle regioni mediorientali per costituire il loro nuovo regno. Ma era ancora troppo presto: per rendere realizzabile l’idea serviva il secolo dei nazionalismi e dei pogrom, «violente aggressioni contro gli Ebrei da parte delle popolazioni locali» e più in generale «disordini anti-ebraici» (definizioni della Holocaust Encyclopedia) avvenuti nell’Impero Russo e in altre parti d’Europa.

Fu proprio nell’Ottocento che nacque il sionismo, il movimento politico finalizzato a creare uno Stato ebraico in Palestina che avrebbe trovato il suo successo il 15 maggio 1948, con la nascita di Israele. …

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole, montagne e un po' di pace. Specializzato in storia economica e sociale del Medioevo, ho fatto un po' di lavori diversi ma la mia vita è l'insegnamento. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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