Marc Chagall, artista tra i più popolari e amati dal pubblico, è protagonista della mostra Una storia di due mondi inaugurata al Mudec – Museo delle Culture di Milano il 16 marzo scorso. Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata dall’Israel Museum di Gerusalemme, è visitabile fino al 31 luglio 2022. Un’accurata selezione di più di cento opere della collezione dell’Israel Museum presenta il lavoro dell’artista da un punto di vista inedito.
Il progetto espositivo è dedicato in particolare ai lavori grafici di Chagall e alla sua attività di illustratore editoriale, considerati nel contesto del suo background culturale e della sua vita privata: dalle radici nella nativa Vitebsk (oggi Bielorussia) nella serie Ma vie, all’incontro con l’amata moglie Bella Rosenfeld, dalla serie di acqueforti dedicate a Le anime morte di Gogol’, fino all’edizione illustrata delle Favole di La Fontaine e La Bibbia.
Il legame di Chagall con la terra natale e la cultura yiddish in mostra al Mudec
La mostra al Mudec di Milano ripercorre alcuni temi fondamentali della vita di Marc Chagall, che ne influenzarono i futuri lavori. Il progetto espositivo mette in relazione queste opere con il contesto culturale da cui nacquero: la lingua, gli usi religiosi e le convenzioni sociali della comunità ebraica yiddish, così come i colori e le forme, che Chagall assimilò da bambino ed espresse al meglio da adulto, il rapporto tra arte e letteratura e tra linguaggio e contenuto.
Le scelte curatoriali in merito all’allestimento ricreano un ambiente elegante e intimo per lo spettatore, articolato in quattro sezioni tematiche: la cultura ebraica e yiddish, la nostalgia per la nativa Vitebsk e per l’incontro con Bella, l’interpretazione umanista della Bibbia ebraica e, infine, la sezione dedicata alla Francia, sua nuova patria.
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Nella prima sezione della mostra al Mudec, dedicata alla cultura ebraica e yiddish, oltre alle opere di Chagall, è presentata anche una selezione di oggetti rituali, utilizzati nelle cerimonie religiose delle comunità ebraiche e di frequenza ritratti dall’artista. Nell’impero russo, Vitebsk, detta “zona di residenza”, era uno dei centri del territorio abitati maggiormente da ebrei, dove la lingua parlata era quella yiddish, una lingua germanica scritta in caratteri ebraici.
Vitebsk è un posto diverso da tutti gli altri: una città strana, triste, noiosa. Una città piena di ragazze che, per mancanza di tempo o di voglia, non ho neanche provato ad abbordare. Decine, centinaia di sinagoghe, macellerie, gente per strada.
Marc Chagall, My Life, The Orion Press, New York, 1960
L’amore per Bella Rosenfeld
La seconda sezione della mostra è dedicata al tema della nostalgia, verso le sue origini e la terra natia, come nella serie Ma Vie, fino all’incontro con la prima moglie Bella Rosenfeld.
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Un amore tenero e sincero quello che lega Chagall a Bella: si conoscono in giovane età, entrambi di Vitebsk e, come lo stesso artista più volte dichiara, tra loro è stato subito amore.
Il suo silenzio è il mio. I suoi occhi sono i miei. Mi sembra che mi conosca da sempre, che conosca la mia infanzia, la mia vita presente, il mio futuro; come se mi guardasse dall’alto, indovinando il mio intimo essere, sebbene sia la prima volta che la vedo. Io so che è lei, mia moglie.
Marc Chagall, My Life, The Orion Press, New York, 1960
Scrittrice in lingua yiddish, Bella racconta della vita nella piccola comunità ebraica in un ciclo di memorie, dove menziona anche il forte legame che la unisce all’artista. Anche i suoi lavori, in particolare si ricordano Burning Lights e First Encounter, sono intrisi di un sentimento nostalgico verso la propria terra d’origine. La morte la coglie in giovane età e i suoi testi vengono pubblicati postumi, negli anni Quaranta, corredati dalle gioiose illustrazioni eseguite dal marito ed esposte oggi in mostra.
Chagall in mostra al Mudec: la Francia come seconda patria
La terza sezione in mostra descrive le fonti di ispirazione di Chagall: nelle illustrazioni della Bibbia propone una rilettura umanista delle Scritture, come ciclo di incontri storici tra l’uomo e Dio.
In ultimo, la Francia, nuova patria di Chagall dopo aver lasciato la Russia. Il ricco cromatismo che si è soliti associare ai dipinti e alle stampe di Chagall emerge solo nel momento in cui egli abbandona la Russia per dirigersi in Francia. Dopo essersi stabilito a Parigi, Chagall assimila tutte le risorse culturali che la nuova patria gli offriva. Il paesaggio e la cultura francesi diventano parte della sua nuova vita, e Chagall li incorpora nei dipinti e nelle illustrazioni di scene bibliche e di classici della letteratura, come le Favole di La Fontaine. Durante la sua carriera a Parigi e a Saint-Paul de Vence, Chagall continua comunque a evocare i ricordi della sua casa natale e l’atmosfera della sua infanzia.
Allo stesso tempo, diventa il “cittadino del mondo” per eccellenza; le sue magistrali stampe per Le anime morte di Gogol’, anch’esse incluse nella mostra, rivelano la sua nuova identità di artista ebreo – matura e complessa – nel momento in cui, residente in Francia, illustra un classico romanzo russo del XIX secolo.
Quello che la mostra al Mudec di Milano intende presentare è un aspetto dell’attività di Chagall meno noto al grande pubblico: il percorso si fa più intimo, un incontro a tu per tu con l’artista, le sue radici e la sua vita privata. Maestro indiscusso del colore, dà prova di esserlo anche della linea e della superficie, rimanendo probabilmente ineguagliato nell’abilità di tradurre il colore in un mezzo esclusivamente bianco e nero, pur mantenendo le gradazioni dei toni e la joie de vivre degli anni della sua formazione.
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