Woody Allen appartiene a New York e la Grande Mela ne riflette l’essenza raffinata e decadente, innamorata nel suo cinismo e brillante in una poesia del quotidiano senza tempo. Tra scrittori disincantati e amanti nevrotici, le vie della città rilasciano le sinfonie che il maestro della commedia sofisticata ha pensato per loro. Perché la filmografia di Allen costituisce un genere cinematografico a sé, dove l’ironia sposa la memoria in un flusso di coscienza ritagliato sul suo protagonista. Un’indagine psicologica che non si prende sul serio e accoglie la musica come compagna di viaggio.
Adorava New York […] la mitizzava smisuratamente. Per lui, in qualsiasi stagione, questa era una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei motivi di George Gershwin. [… ] New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata.
Presente e assente lungo la pellicola, ogni colonna sonora evoca stimoli sensoriali pluridirezionali. Dalla dolcezza di una dedica d’amore, alla tonante magnificenza epica, fino all’irriverenza del farsesco, nessuna scelta è casuale. La musica è così un personaggio, che coesiste con l’ambiente che la ospita. E New York è la migliore madre che potrebbe avere, grandiosa nel suo eclettismo da ospitare quello che le immagini e le parole non possono compensare. Ecco dunque quattro film in cui Woody Allen gioca con la musica, la ama e la respinge, rendendola magica interprete del suo mondo.
«Manhattan»: una dichiarazione d’amore
Sebbene non sia la prima opera in ordine cronologico, è giusto iniziare con la sontuosa ode a New York di Manhattan (1979). L’opening firmato dal compositore di Brooklyn, George Gershwin, e intitolato Rhapsody In Blue, evolve dalla leggiadria delle prime note a un’esplosione catartica, nella storica sequenza iniziale del film. Questa, accompagnata dalla voce di Allen che cerca di formulare una dedica d’apertura, incorpora scorci newyorkesi che si succedono in un ritratto romantico di una città caleidoscopica. La vediamo in bianco e nero e questo ne accresce la potenza evocativa.
La musica predilige le sequenze notturne, quando Manhattan si illumina tra i lampioni di Central Park fino ad albeggiare affacciata sul Ponte di Brooklyn. Il suo motore è una sinfonia retrò, vaporosa come le atmosfere di un noir anni Quaranta, ma mai cupa. New York è una città che raccoglie le storie d’amore disperate dei romantici che si baciano agli angoli delle strade, ma che sa risvegliarsi nel suo caotico incedere di tutti i giorni. Il suo romanticismo non è ostentato, ma soffuso tra le note di una melodia jazz a cui il protagonista Isaac (Ike) Davis confida i suoi screzi d’amore.
«Io e Annie»: la musica si fa silenziosa
Antecedente di due anni dell’elegia di Manhattan, Io e Annie (1977) vede ancora Woody Allen affiancarsi alla brillante Diane Keaton in un consolidato capolavoro. Una storia d’amore, fluttuante tra gli alti e i bassi della sua esegesi, si snocciola tra i luoghi cardine della filosofia alleniana. Cinema, teatr…