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Il nudo è anche maschio: la faticosa conquista di un posto nell’arte

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Nel nostro immaginario il nudo artistico è per definizione quello femminile. Questa convinzione ci arriva dal retaggio di un secolo, il XVIII, in cui il corpo femminile è stato assurto al ruolo di unico oggetto del desiderio sessuale. Ma che spazio riservare, allora, al nudo maschile, protagonista dell’arte pittorica fin dall’antichità?

"Il sonno di Endimione" Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson (1792)
Il sonno di Endimione Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson (1792)

Nell’arte il corpo maschile nudo è sempre stato modello di perfezione: era l’atleta greco colto nel momento precedente la sua performance sportiva, era il bel giovane amato dall’imperatore e morto nel fiore degli anni, era il martire cristiano che sarebbe divenuto santo. Il Rinascimento, con il suo concetto dell’uomo che è misura di ogni cosa, segna il trionfo della rappresentazione del nudo maschile. È così che nascono i corpi scultorei rappresentati da Michelangelo, la cui lezione è raccolta più tardi da artisti come Théodore Géricault e Hans van Meer.

Michelangelo,_schiavo_barbutoCiascuno di questi artisti cerca nella rappresentazione del corpo maschile di raggiungere la perfezione, l’Uomo inteso come sintesi di tutte le virtù possedute dal genere umano. Non c’è spazio per il difetto, l’individualismo, nemmeno per la sensualità, come dimostra il fatto che i genitali sono estremamente ridotti, quando non del tutto nascosti. È solo con l’Impressionismo che il corpo maschile viene guardato, al pari di quello femminile, come qualcosa in grado di suscitare desiderio erotico. Eppure la strada da percorrere non è così facile; se, in linea generale, si può dire che un nudo femminile provoca poco scandalo e, anzi, è ammirato per la sua bellezza, altrettanto non si può dire per quello maschile. La vista dell’organo genitale maschile, in particolare, suscita ribrezzo, forse perché è il più forte simbolo della virilità che si vuole imporre e che per imporsi non esita a fare uso della violenza. Ma un corpo maschile, per quanto integralmente nudo, non è niente di più che una fedele rappresentazione della realtà.

Per comunicare questa scoperta all’epoca rivoluzionaria, i primi artisti che si avventurarono nella scoperta della nuova dimensione del nudo lo inserirono in un contesto naturale. Immerso nella natura, il corpo maschile acquista un altro significato agli occhi della società: l’uomo tenta di riscoprire se stesso attraverso il contatto con l’elemento primigenio e la sua nudità non è provocazione, ma tentativo di rendere più immediato quel contatto. E, se il corpo nudo è il mezzo attraverso cui l’uomo si riconcilia con la natura, lasciandosi alle spalle un mondo fatto ormai di macchine e grigie città, può forse essere un elemento negativo?

I primi esperimenti sono timidi e ancora legati alla tradizione: il corpo maschile è rappresentato di schiena, come ne Il Pescatore con la rete di Frédéric Bazille, o nel celebre Giovane uomo nudo seduto in riva al mare di Hyppolite Flandrin, in cui è evidente l’influsso dei corpi scultorei di Michelangelo. Già in quest’ultimo dipinto, tuttavia, si nota il tentativo di armonizzare l’uomo con la natura che lo circonda: è la volontà di far dialogare il realismo del nudo maschile con quello del mare. Questo è uno dei motivi che l’hanno resa un’opera tanto famosa da essere imitata, più avanti, dal fotografo Wilhelm von Gloeden.

Flandrin Giovane uomo nudo
Giovane uomo nudo seduto in riva al mare – Hyppolite Flandrin (1835-1836)

Con i primi del Novecento la timida spinta iniziale prende forza e gli artisti iniziano ad avere più familiarità con la rappresentazione del nudo maschile realistico. Maestri in questo senso sono Edvard Munch e Egon Schiele, che dedicano al corpo dell’uomo una particolare attenzione, ma senza cadere nella tentazione di rappresentarlo come modello ideale di perfezione; al contrario, gli uomini dei due artisti sono decisamente poco atletici, a volte anziani, colti in momenti di assoluta banalità. Edvard Munch, ad esempio, riprende il tema del mare, dipingendo un gruppo di uomini sulla spiaggia: i loro corpi non sono ben definiti, ma chiaramente non rispondono all’ideale perfezione voluta dal Neoclassicismo. I due personaggi in primo piano passeggiano con tranquillità, dietro di loro un altro gruppo si gode spensierato le onde, quasi fondendosi con esse: qui i corpi sono immersi nella natura al punto da divenirne parte.

L'Espresso
Men on the Beach, Edvard Munch – L’Espresso

L’avvento della fotografia apre naturalmente le porte a nuove possibilità. I primi decenni del XX secolo vedono la nascita del cinema, che permette all’apparecchio fotografico di immortalare non generici uomini (e donne) nudi, ma esattamente quegli attori che il pubblico poteva poi vedere sul grande schermo. Dopo la parentesi delle due guerre mondiali, la seconda metà del Novecento segnò l’inizio sia di una fruizione più immediata e materiale della rappresentazione del corpo maschile – comparvero le prime riviste dedicate alla cura della forma fisica – sia di una dimensione legata all’aspetto artistico. Ma il nudo faticava a diventare integrale: le immagini che mostravano un po’ troppo erano censurate senza pietà.

Dagli anni ’60, sempre grazie al cinema, abbiamo iniziato a fare i conti con una sempre più frequente rappresentazione realistica del nudo maschile. A differenza di quello femminile, intorno al corpo nudo dell’uomo si creano ancora scandali e repulsione, ma l’arte concede ad esso uno spazio sempre maggiore. Ed è curioso notare come anche oggi non sia venuta meno l’abitudine di rappresentare il nudo maschile in rapporto alla natura, anche in modi piuttosto creativi. Ancora una volta, il messaggio dell’arte è chiaro: la nudità è natura, quanto le onde del mare o un fiore.

Ren Hang
Ren Hang

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Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

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