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Omaggio a Francesco Guccini

3 minuti di lettura

Una mente brillante che incanta generazioni di ascoltatori con straordinarie poesie in musica declamate con la sua inconfondibile “R” arrotata ed un’intonazione che lascia trasparire le sue origini.

Ecco Francesco Guccini, grande esponente della classe – ahimè in via d’estinzione – dei cantautori italiani. Cantastorie – come egli stesso si definisce – dalla forte personalità artistica e dal grande spessore culturale.

La canzone indubbiamente più conosciuta di Francesco Guccini – da considerarsi una sorta di “inno gucciniano” con cui il cantautore conclude tutti i suoi concerti – è La locomotiva, che narra la storia dell’anarchico Pietro Rigosi il quale, in nome di una “giustizia proletaria”, azionò una locomotiva e si diresse a tutta velocità contro un “treno di signori”, in segno di protesta nei confronti di una classe borghese non attenta ai problemi ed alle necessità della classe operaia. La corsa della locomotiva fu dirottata e si evitò la tragedia, Rigosi rimase ferito ma “[…] lo raccolsero che ancora respirava, lo raccolsero che ancora respirava…”.

Molte canzoni rappresentano un resoconto di epoche politicamente infuocate – come nel caso de La primavera di Praga – e criticano la morte degli ideali a cui va incontro la società moderna, come è possibile riscontrare nella canzone Stagioni, che racconta della morte del comandante Ernesto ‘Che’ Guevara ma, più in generale, della morte di un ideale. La canzone si conclude con l’augurio di una rinascita: “[…] da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non lo aspettate il ‘Che’ ritornerà…”.

Un’altra critica alla società moderna è mossa nella canzone Dio è morto – una delle più celebri di Francesco Guccini – che affronta temi scottanti quali il perbenismo, l’ipocrisia e l’idolatria. Nonostante il titolo incisivo, chiaro riferimento al pensiero di Nietzsche, la canzone trasmette un forte messaggio di pace e speranza nel cambiamento, al punto da incontrare il consenso di papa Paolo VI.

Ma le canzoni del Maestro sono molto più di semplici critiche alla società oppure di meri resoconti storici: sono poesie in musica che fanno viaggiare con l’immaginazione e arrivano dritte al cuore di chi ascolta.

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I testi e le melodie traghettano la mente verso mondi inesplorati, epoche lontane e personaggi senza volto. Sembra, così, possibile avventurarsi per mare insieme a Odysseus tra divinità, ciclopi e sirene incantatrici. Gli occhi si riempiono di immagini e si riesce a scorgere dal pennone di una delle tre Caravelle di Cristoforo Colombo la promessa di un Nuovo Mondo. Addirittura ci si lascia incantare dai sapori e dagli odori dell’antica Bisanzio, smarrendosi tra le sue strade popolate di maghi e avvinazzati.

Gli occhi si riempiono di lacrime lasciando questi luoghi lontani e ciascuno ritorna a indossare le proprie vesti. Sopraggiungono, allora, quelle canzoni nei cui versi ci si riconosce appieno, canzoni che descrivono perfettamente determinati momenti della vita e che sembra siano state scritte appositamente per noi. E un giorno, dunque, diventa il racconto di una vita, dall’infanzia all’età adulta, un racconto di abitudini che si modificano, amici che si susseguono, rapporti che cambiano… Ascoltando le bellissime parole di questa canzone si legge con nostalgia dentro la storia di ognuno poiché racconta di cambiamenti a cui ciascuno è soggetto e che sono affrontati con strategie diverse.

L’amore, ad esempio, è una delle tappe che accomunano la vita di tutti: amore per il partner, per i genitori, per i figli, per gli amici, ma pur sempre amore. Vorrei è una dolcissima canzone che manifesta il desiderio di un amante di entrare con estrema delicatezza e discrezione nella vita della persona amata e di poter condividere con essa la propria vita.

Francesco Guccini

Con l’album L’ultima Thule il cantautore ha dichiarato di aver concluso la sua carriera musicale, salutando la musica con la discrezione che lo contraddistingue e regalando al pubblico nuove bellissime tracce da ascoltare.

Tuttavia, è possibile continuare a seguirlo in giro per l’Italia nelle tappe di presentazione dei suoi libri, anch’essi caratterizzati da spontaneità e sagacia.

Ebbene, “Caro il mio Francesco” – come canta Luciano Ligabue in una canzone dedicata al Maestro -, grazie di averci regalato la possibilità di sognare ad occhi aperti.

Coltiverò sempre nel mio cuore la speranza di poterlo salutare e intonare insieme a lui La locomotiva ancora una volta, e poi un’altra ed un’altra ancora…

N.d.R. Sono consapevole di aver tralasciato molte canzoni di Francesco Guccini, ma il repertorio del Maestro è così vasto che questo semplice articolo non gli rende merito. È un omaggio personale a Francesco Guccini e spero di essere riuscita in parte a trasmettere anche a voi, lettori, le emozioni che suscita in me.

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Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

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