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“Penelope”: il canto di una
donna in attesa di Nessuno

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7 minuti di lettura

di Marika Di Carlo.

penelope

«Di un lavoro che non finisce mai si dice essere la “Tela di Penelope”. Non amo che si usi la parola “tela”: se il sudario fosse stato una tela, io sarei stata un ragno, ma il mio scopo non era catturare gli uomini come fossero mosche. Al contrario, non volevo farmi catturare».

La voce è quella di Penelope: la fedele moglie di Ulisse, l’uomo del mito, l’eroe che il mondo da sempre conosce ed elogia. Il suono di queste parole proviene dall’Ade, dal Regno dei Morti. Penelope non ha mai parlato di sé in vita, non ha mai narrato la sua storia. Ora, però, è giunto il suo turno: tocca a lei raccontare la propria verità, spezzare il silenzio, dire ciò che è stato offuscato dalla leggenda dell’uomo che fu suo marito. E insieme a lei, altre donne, le Ancelle: figure che appaiono nel ricordo di Penelope come fossero sogni, seguendola fedelmente nel suo racconto per poi diventare loro stesse la sua voce, le sue sensazioni e i suoi pensieri da sempre nascosti. Donne diverse da Penelope, ma allo stesso tempo uguali, compagne della medesima sorte, la solitudine.

Nel 2005 Margaret Atwood scrive il romanzo breve Il canto di Penelope, uno dei romanzi del ciclo Canongate Myth Series, un progetto collettivo di riscrittura dei miti ad opera di scrittori contemporanei come A.S. Byatt, Philip Pullman, David Grossman. Da questo testo è stata tratta una versione teatrale prodotta da Canadian National Arts Centre e dalla Royal Shakespeare Company. Nel 2007 è andata in scena allo Swan Theatre di Stanford-upon-Avon e poi a Ottawa, per la regia di Josette Bushell-Mingo, e nella stagione invernale 2011-2012 a Toronto, al Nightwood Theatre con la regia di Kelly Thornton.

Quest’anno, l’Officina Teatrale degli Anacoleti di Vercelli presenta una nuova versione teatrale del romanzo della Atwood. L’adattamento teatrale e la regia sono di Alessandro Castigliano, che con Penelope aggiunge un terzo capitolo alla “saga del mito” iniziata nel 2014 con l’opera Antigone, tratta dal riadattamento letterario dell’opera sofoclea dell’autrice Valeria Parrella, e portata avanti l’anno passato con Fuochi, liberamente tratto dalla raccolta di prose liriche di Marguerite Yourcenar.

«Ho incontrato “Il canto di Penelope” per caso, mentre svolgevo ricerca sul teatro contemporaneo del Canada. Impegnato nella messa in scena di “In casa con Claude” di René Daniel Dubois, mi sono ripromesso di indagare su questo testo con uno spettacolo».

Così Alessandro Castigliano racconta il primo incontro con l’opera che ha ispirato il suo ultimo lavoro e ci presenta una Penelope pronta a mettersi in gioco, senza più nulla da perdere, sincera e senza più dubbi né domande, perché ora sa tutto, non ci sono più segreti né bugie nel Mondo dei Morti. Sul palco, tre attrici, tutte e tre Penelope, tutte e tre Ancelle, tutte e tre protagoniste e personaggi secondari dello stesso spettacolo, che si alternano nel racconto, dando voce alle diverse fasi della vita di Penelope.

Uno spettacolo profondo che mette in scena, alla luce dell’Albero della Vita, tutte le sfumature dell’animo femminile, partendo dalla figura di Penelope e passando per quella di Molly Bloom, l’indimenticabile personaggio dell’Ulysses di James Joyce. Uno spettacolo che non ha paura di trasmettere sensazioni forti e contrastanti: lo spettatore si ritroverà in un mondo a lui sconosciuto e vivrà, attraverso Penelope, una storia del tutto nuova, diversa da quella che conosce. Diventerà lui stesso testimone di una nuova verità, vedrà cose che prima non vedeva, capirà che la leggenda molte volte inganna ma, così come succede a Penelope, anche lo spettatore sa che tutto ciò che scoprirà rimarrà al buio, dietro quel mito immortale e perfetto che fu Odisseo.

Penelope si dimostra un’opera visionaria e poetica, che con pochi oggetti in scena sa costruirsi da sola: la scenografia muta attraverso gli occhi degli spettatori, le splendide musiche, di stili diversi tra loro, fanno da sfondo alle diverse sensazioni, le attrici sempre presenti sul palco danno vita a più personaggi, vivendo più vite attorno a quella grande sfera luminosa, quel mondo e quella vita che ora non sono più nulla. Una grande sfida per tre attrici che hanno saputo mettersi in gioco e che hanno avuto il coraggio di affrontare uno spettacolo così intenso che richiede preparazione, umiltà ed empatia con un personaggio così forte e fragile come quello di Penelope.

Penelope è la prima produzione dell’Officina Teatrale degli Anacoleti all’interno della propria Stagione teatrale 2015/2016, dal titolo “Praesentia”, iniziata il 30 ottobre 2015 con lo spettacolo Giro di Vite per la regia di Valter Malosti. Penelope è uno spettacolo sull’Attesa e l’Assenza, sul silenzio e sulla verità sacrificata al mito. Un ritratto di donna che aspetta un’ombra, un nome, Nessuno. «Vorrei che lo si vedesse così – continua Alessandro Castigliano – uno strumento sensibile usato impropriamente da un Nessuno per sondare la solitudine, l’anima femminile». A dare vita a Penelope in questa trasposizione teatrale troviamo le attrici Cristina Pagliolico, Alice Monetti e Francesca Fiaccola.

Venerdì 4 marzo andrà in scena l’esordio di Penelope, seguito dalle repliche di Domenica 6, Venerdì 11 e Domenica 13 marzo alle ore 21.00 presso l’Officina Teatrale degli Anacoleti, in Corso De Gregori 28 di Vercelli.

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Redazione

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