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«A questo serve il corpo» di Roberta Scorranese

A metà tra saggio, diario e romanzo, il libro di Roberta Scorranese è un vero e proprio tour nella storia dell'arte per cercare una risposta alla domanda: a che cosa serve il corpo?

5 minuti di lettura

Un po’ saggio, un po’ diario, un po’ romanzo: A questo serve il corpo. Viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne è tutto questo. Edito dalla casa editrice Bompiani, la lettura che ci propone l’autrice Roberta Scorranese, giornalista che per il Corriere della Sera si occupa di temi culturali e di attualità, è un vero e proprio tour culturale all’interno di una sala di museo dove ci sembra di camminare fianco a fianco all’autrice osservando da vicino i quadri che ci propone.

Il dipinto si fa corpo

A questo serve il corpo non è il classico saggio d’arte. Con uno stile a metà tra romanzo e pagina di diario, Roberta Scorranese dialoga con noi lettori rendendo quella pagina non intimamente segreta, ma anzi spunto essenziale per capire “a cosa serve il corpo”. Pagina dopo pagina, passo dopo passo, ogni capitolo ci propone un dipinto, un corpo di donna ognuno con il proprio significato.  

Affrontiamo quindi il corpo gravido e reale della Madonna del Parto di Piero della Francesca che si piega un po’ su stesso rivelando – con tanto di mano che sorregge la schiena dolorante – la terrena stanchezza della Vergine. Diverse invece le donne di Klimt e Schiele gravide, ma sempre sensuali: un connubio tra erotismo e maternità.

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E accanto alla descrizione delle opere d’arte e del corpo gravido che cambia, Roberta Scorranese ci racconta di sua madre e della sua voglia di pane e salsiccia quand’era incinta dell’autrice e delle sue ansie di donna e madre: una pagina di diario in mezzo al nostro tour culturale che rende l’arte più tangibile e vicina a noi.

A tu per tu con il dipinto

Una schiena così bianca che il primo istinto è quello di farci scorrere due dita come un’immaginaria discesa sulla neve. La figura ha una sua intima perfezione che comincia dalla delicatezza delle scapole, scende lungo la colonna e si allarga leggermente a comporre i fianchi distesi […] Ha una sensualità segreta, che nasce da una fragilità percepita nell’istante in cui la si guarda.

Il corpo de la Venere Rokeby di Diego Velazquez che vediamo qui sopra è diventato nel tempo un simbolo non di erotismo, ma di un corpo esposto, facile preda di una pugnalata data alle spalle. È quello che è successo nel 1914 per opera della suffragetta Mary Richardson che, il 10 marzo, sfregiò con un coltello da macellaio la schiena dell’inerme Venere. Un atto di protesta contro un governo che non considerava le donne pari agli uomini.

L’autrice parla anche di corpi di donne ferite, chi realmente come la Venere di Velazquez, chi all’interno del dipinto a simboleggiare forza e fierezza come Porzia che si ferisce alla coscia, della pittrice Elisabetta Sirani. Un corpo che si fa portavoce di ideali a riprova che un corpo non è solo un corpo.

Il tour continua presentando corpi sensuali, corpi stanchi, corpi troppo magri e troppo grassi, ma sempre pronti a comunicare un messaggio con tutta la loro forza.

«A questo serve il corpo»: Anna, Rebecca, Irene…

Abbiamo detto che questa lettura è un po’ saggio, un po’ diario e un po’ romanzo. Inseriti tra capitoli dedicati all’arte, sbocciano come fiori inaspettati alcuni racconti di donne immaginarie. Conosciamo quindi Anna, che più di ogni altra cosa sembra voler dissolversi, Corinna che mostra il proprio corpo all’occhio della telecamera, e così via. Nove racconti dove il corpo di donna trova una sua particolare dimensione.

Ma alla domanda A cosa serve un corpo?, l’autrice ne affianca un’altra molto importante: ci sono corpi felici?

Vi lasciamo con questa riflessione dell’autrice:

 «Il corpo felice guarda altrove. Non si sofferma sull’autocompiacimento né sull’autocommiserazione. Il corpo felice si fa guardare e vive nella beatitudine dello sguardo altrui. Non avverte il peso del giudizio perché è sempre da un’altra parte. […] Il corpo felice è senza pesantezza.»

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Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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