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Rallentare per crescere: come sarà l’economia post-pandemia?

6 minuti di lettura

Quando Il livello di polveri sottili nell’aria è alto si interviene con provvedimenti poco rigidi e molto attenti a non disturbare troppo: le domeniche ecologiche per esempio, con divieto di circolazione nei centri storici per certi tipi di autovetture molto inquinanti. Così di mascherina, diversamente che in Cina, nel mondo occidentale non se ne era mai parlato. Forse troppo visivamente disturbante? Il cancro però dal secolo scorso ha ucciso parecchie persone. Solo a partire dall’anno passato ai privati cittadini si è iniziato a fasciare bocca e naso non per impedire l’entrata, ma l’uscita, di particelle infettanti. È arrivata la pandemia, e a cascata una serie di comportamenti forzati che da molto tempo non si affacciavano nel mondo “libero” con tanta urgenza impositiva. 

Ad un anno dalla manifestazione dei primi casi di Covid-19, pare oggi che il mondo, dopo faticose battaglie, stia battendo la pandemia; battendo è forse eccessivo, se con occhio consapevole si guarda a tutti i morti sacrificati. Si vincono le battaglie ma si possono ancora perdere le guerre.

Sulle conquiste climatiche nell’economia post-pandemia

Rientrata la fase più acuta dell’emergenza, la nuova preoccupazione è la ripresa dell’economia post pandemia. Pare che con l’emergenza covid il clima si sia preso una rivincita: durante i mesi di lockdown totale in Italia le fabbriche chiuse hanno portato ad un netto miglioramento della qualità dell’aria. Tuttavia la ripresa dell’economia post-pandemia, necessaria ed indispensabile, porterà purtroppo secondo diversi esperti, ad un netto peggioramento delle condizioni climatiche della Terra.

Un rapporto pubblicato dall’IEA, agenzia internazionale dell’energia, rivela che le emissioni di CO2 aumenteranno nel corso dei prossimi anni, annullando la riduzione dovuta alla pandemia. L’avvertimento arriva dalle immagini satellitari analizzate dagli esperti del progetto Earth data Covid-19 della NASA. Rapidamente si registrerà un aumento della domanda di energia globale. L’energia attualmente utilizzata a livello mondiale è costituita per il 70 per cento dai combustili fossili, carbone e gas, e dal 30 per cento dalle energie rinnovabili. Questa quota rimane ancora troppo bassa per compensare i danni dei combustibili fossili. 

La decrescita felice

Bisogna ridurre i gas serra dicono gli esperti. Bisogna ridurre le produzioni industriali, chi lo ha detto che l’economia migliora se il PIL cresce? La produzione in Italia di autovetture in un anno è di due milioni. La produzione deve crescere, il PIL deve crescere, ma è questa eterna crescita realmente un beneficio per tutti? Raggiunta quota superiore ai 7 miliardi di persone sulla Terra, anche per numero di entità l’essere umano deve continuare a crescere? 

Che parte ha la lentezza nella questione climatica? Anche il clima è una variabile economica. Le aziende che producono con un occhio di riguardo alla questione ecologica dovrebbero essere incentivate di più dai governi, quelle che non lo fanno dovrebbero essere penalizzate e punite quelle che infrangono le leggi che tutelano l’ambiente. Ma non con la lentezza della legge italiana. 

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Ma tornando al microcosmo di ognuno, cosa possiamo fare nel proprio piccolo? Tanto. Un proverbio bresciano di saggezza popolare recita: Coi muci sa fa i mocei e con i mocei sa fa i muntu. In maniera libera si può tradurre che l’unione fa la forza.

Se ognuno di noi contribuisse con il suo poco, si potrebbe spostare l’ago della bilancia dell’energia mondiale. Evitare gli sprechi potrebbe essere un buon punto di partenza: pare che il 30 per cento di quello che si compra al supermercato venga buttato via, con tutti i problemi che causa lo smaltimento dei rifiuti. Urge cambiare la macchina? Si scelga un modello che premi le aziende produttrici che favoriscono la questione ecologica. E lo stesso ragionamento dovrebbe essere applicato alla cucina, alla casa…

Se lo sforzo di ognuno andasse nella medesima direzione, il mercato seguirebbe. Non è il mercato che impone determinati prodotti, è il consumatore a decidere cosa il mercato deve produrre. Un altro esempio concreto: sono varie e oggi incentivate le possibilità di affittare un appezzamento di terreno in una zona montana, di quelle da tante parti bistrattate, se ne potrebbe approfittare per iniziare a coltivare un campo con un sistema biologico attento, favorendo così la crescita dell’economia post-pandemia.

A volte basta iniziare, dare un buon esempio che può muovere altre persone, e idee, che si moltiplicano in un vortice che non ha bisogno di carbon fossile per girare. Di esempi è piena l’Italia, di tante realtà che nel loro piccolo fanno qualcosa, con fatica, ma ci provano.

Vito Leali

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In copertina: Photo by Tyler Casey on Unsplash

Redazione

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