Tre grandissime bandiere pendono chiuse: il tricolore francese, una bianca e rossa e una bianca e blu. Così lo spazio del Piccolo Teatro Studio Melato accoglie gli spettatori di Ottantanove di Compagnia Frosini Timpano.
La Rivoluzione
Lo spettacolo inizia con un lungo silenzio: due personaggi guardano, aspettano? Aspettano qualcuno o qualcosa? Giustamente la platea è ancora interdetta quando accenna a un applauso, che però non diventa unanime. Mentre si sta creando un lieve rumoreggiare, una voce si alza timidamente dalla sala.
Un uomo dice di voler sfruttare l’occasione del silenzio per parlare ai numerosi giovani presenti allo spettacolo (fatto reale, molte classi hanno assistito alla rappresentazione). Nella curiosità generale quello che potrebbe essere un professore procede a spiegare cinque diverse rivoluzioni che sono avvenute nella storia dell’umanità. Ogni stravolgimento elencato coinvolgeva i caratteri di quello precedente più uno nuovo, arrivando così a sconvolgere la religione, la politica, la società, la famiglia e in ultimo l’individuo.
Leggi anche:
Il ruolo dei libri nello scoppio della Rivoluzione francese
La nostra società come derivazione di tanti processi
Quello che gli autori-attori si pongono come obiettivo non è quello di raccontare la storia della Rivoluzione francese, bensì le implicazioni che essa ha avuto nella nostra società odierna.
Ottantanove non vuole raccontare una storia, o la Storia, ma immergersi in un mito fondativo, nei materiali culturali che lo hanno prodotto e che questo ha prodotto a sua volta: l’attuale crisi della democrazia, vista in rapporto con la Rivoluzione francese e con il 1989, la fase che apre la nostra epoca, oggi che il concetto stesso di rivoluzione sembra aver perso concretezza, tranne il suo fascino rétro.
Cosa resta della Rivoluzione? di Elvira Frosini e Daniele Timpano
La drammaturgia, dunque è una riflessione sui grandi “Ottantanove” che hanno dato forma alla nostra società: la Rivoluzione francese e la caduta del muro di Berlino. Gli autori utilizzano numerosi materiali provenienti da altrettante fonti diversificate, in modo da non prendere un punto di vista univoco.
Il Teatro
Un capitolo che si apre nel discorso dello spettacolo è quello del teatro. Il teatro nato nella Rivoluzione è quasi completamente dimenticato: i suoi autori, i testi, le innovazioni. Molti protagonisti della Rivoluzione consideravano il teatro come una finzione che sottolineava la separazione di classe. Quindi il teatro divenne politico, strumento per diffondere le idee nate nel corso di quegli anni, eppure non è stato tramandato.
È spunto di riflessione osservare come Ottantanove stesso diventi spettacolo politico nella sua analisi della deriva della democrazia e si crei un cortocircuito con il pubblico. Quest’ultimo infatti è direttamente interpellato dagli attori, ma purtroppo non si sente autorizzato a rispondere. La platea non crea un dialogo diretto con gli attori non per una mancanza di quest’ultimi, ma forse proprio per una inibizione data dall’idea di visione del teatro che ci siamo costruiti nel tempo.
Leggi anche:
«Il barone rampante» a teatro, fra luci ed ombre
Una sfida
Ottantanove è uno spettacolo impegnativo in grado di incuneare nuove domande rispetto alla realtà che oggi viviamo. L’ironia – molto arguta e da cogliere – fa da padrona nel racconto della deriva della democrazia.
Insomma, Frosini e Timpano, insieme a Marco Cavalcoli, mettono in scena una riflessione sulla loro storia personale in rapporto con quella d’Italia e con una tensione verso il futuro: che la crisi della democrazia come l’abbiamo conosciuta in questi anni possa portare a un cambiamento positivo.
Ottantanove
uno spettacolo di Compagnia Frosini Timpano
Con Marco Cavalcoli, Elvira Frosini e Daniele Timpano
dal 25 al 29 ottobre al Teatro Studio Melato
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!