Le vacanze si avvicinano e non hai ancora scelto le letture da portare sotto l’ombrellone o al fresco in montagna? Viene in soccorso la programmazione della prossima stagione del Piccolo Teatro di Milano. In cartellone, infatti, ben nove spettacoli tratti da alcuni celebri romanzi, dal classico di Italo Calvino Il barone rampante, al conturbante La vegetariana della scrittrice sudcoreana Han Kang. Testi da recuperare o rileggere, per prepararsi al meglio al ritorno in sala.
«Il barone rampante»: Riccardo Frati rilegge Italo Calvino
Prodotto dal Piccolo nel 2023 in occasione del centenario della nascita di Calvino, torna in scena lo spettacolo tratto dal famosissimo romanzo Il barone rampante. Il testo, ricco di messaggi, significati e letture differenti, si offre ogni volta al lettore – e in questo caso anche allo spettatore – per accompagnarlo alla scoperta del mondo attraverso gli occhi del piccolo Cosimo, rintanatosi a guardare la realtà dall’alto, senza per questo smettere di viverla a pieno, ma semplicemente trovando un nuovo modo di farlo.
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«Fahrenheit 451» di Ray Bradbury diventa «Il fuoco era la cura» con Sotterraneo
È il 1953 quando Ray Bradbury presenta nero su bianco uno dei romanzi distopici destinati a fare la storia della letteratura. Liberamente ispirato al capolavoro Fahrenheit 451, Il fuoco era la cura interpreta e rilegge il testo dello scrittore americano in maniera profonda e quasi ossessiva. Indaga e arricchisce i sospesi del libro, creando linee narrative parallele e costruendo una dimensione che attraversa e unisce due realtà lontane più di settant’anni.
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Francesco Piccolo celebra «Il Gattopardo»
Il Gattopardo. Una storia incredibile è il racconto di una delle vicende più affascinanti della storia dell’editoria. Per celebrare i settant’anni della casa editrice Feltrinelli, lo scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo ripercorre la vicenda del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, puntellata di rifiuti e successi, scherzi del destino e una trasposizione cinematografica anch’essa segnata da una sorte difficile.
La compagnia LAB121 presenta «L’eterno marito» di Fëdor Dostoevskij
In bilico tra teatro, letteratura e cinema, L’eterno marito di Fëdor Dostoevskij si presenta come un testo profondamente contemporaneo. Ed è anche per questo che riesce a prendere vita senza difficoltà nello spettacolo della compagnia LAB121, presentato nell’ambito di NEXT – Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo. Il racconto affronta la paura verso le aspettative della società e delle altre persone. L’incontro tra il protagonista, Aleksej, e Pavel, un suo conoscente – che poi diventerà in qualche modo antagonista -, diventa una sfida, una seduta psicanalitica ancora prima dell’arrivo di Freud e delle sue teorie.
«Scrivi sempre a mezzanotte» di Virginia Woolf e Vita Sackville-West diventa «Orlando»
Con la regia di Andrea De Rosa e la drammaturgia firmata da Fabrizio Sinisi, Scrivi sempre a mezzanotte approda sul palcoscenico nella forma di Orlando. L’amore spirituale e carnale di una delle scrittrici più importanti del Novecento verso un’altra scrittrice e intellettuale risuona tra le pagine del romanzo così come nello spazio teatrale. Le parole di Virginia Woolf e Vita Sackville-West sono un inno alla libertà e un affronto verso le convenzioni sociali, un’arma in grado di abbattere i confini.
Francesco Niccolini mette in scena «Resto qui» di Marco Balzano
2018. Sugli scaffali delle librerie compare un libro che racconta della lotta di una piccola comunità dell’Alto Adige per la sopravvivenza: Resto qui. Le voci sono quelle di Trina ed Erich, una giovane donna e un uomo, moglie e marito. Ma ai due personaggi si uniscono presto molte più voci, tutte testimoni di una realtà spazzata via in nome del progresso. Narrazione e dialogo si intrecciano in una trama semplice eppure potente, fatta di quotidianità e tenacia, ma anche di rabbia e rimorsi.
«Memoria di ragazza» di Annie Ernaux
Come raccontare l’età complessa che divide l’adolescenza dall’età adulta? In Memoria di ragazza, Annie Ernaux mette a nudo se stessa e il lettore, presentando senza sentimentalismo questo passaggio ancestrale e doloroso, personale eppure collettivo. Con l’alternanza costante di paura e speranza, fiducia e angoscia, il romanzo di Ernaux si rivela una potentissima riflessione su questa fondamentale epoca dell’esistenza.
Daria Deflorian in «La vegetariana» di Han Kang
Premio Nobel per la Letteratura nel 2024, la scrittrice sudcoreana Han Kang si fa conoscere al mondo solamente qualche anno prima, quando il suo romanzo La vegetariana inizia a collezionare premi e riconoscimenti in diversi Paesi. Sensuale, provocatorio, potente e violento, il testo di Kang prende forma in una scena rigorosa ed essenziale come la scrittura da cui nasce.
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«Chi ha ucciso mio padre» di Édouard Louis
La relazione tra genitore e figlio che diventa metafora e punto di partenza per una considerazione ampia e complessa sulla società. Con Chi ha ucciso mio padre, Édouard Louis indaga le vite di coloro di cui nessuno vuole più sentir parlare, componendo una riflessione autobiografica che si fa anche analisi delle dinamiche di potere che muovono il mondo. Scrittore che visibilmente guarda al teatro, Louis si presta a una drammaturgia che si rivolge sempre di più al mondo letterario.
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Immagine in evidenza: Il gattopardo, © Sara Sabatino