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Room: la tua stanza è tutto il mondo

4 minuti di lettura

Brie Larson conquista l’Oscar come migliore attrice nel film Room, diretto da Lenny Abrahamson. Un premio davvero meritato per una performance difficile e unica. La pellicola uscita nel 2015 nelle sale italiane, si basa sul libro Stanza, letto, armadio, specchio di Emma Donoghue, a sua volta liberamente ispirato all’inquietante caso Fritzl.

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Joy vive segregata da sette anni in una stanza. Dopo due anni di prigionia, da un abuso del suo sequestratore (Sean Bridgers) nasce un bambino, Jack (Jacob Tremblay). Come proteggerlo in una situazione tanto difficile? La donna racconta al figlio che il mondo al di fuori della stanza non esiste. C’è solo il cielo e gli strani mondi mostrati dalla TV sono completamente irreali. La voce del piccolo Jack apre le prime scene del film spiegando che le montagne e i mari sono troppo grandi per essere veri, come potrebbero starci? Le persone in TV sono troppo piatte per esistere, e così i cani, tranne il suo cane, quello immaginario che forse un giorno avrà. I suoi unici amici sono il lavandino, la sedia e l’armadio in cui dorme. Nonostante la visione del mondo di Jack sia distorta, l’obiettivo della madre sembra raggiunto: il figlio è ignaro ma felice.

Ed è con un astuto stratagemma i due riusciranno a fuggire, ma siamo solo nella prima metà del film. La seconda parte del film è molto più psicologica e si basa sulla reintegrazione di madre e figlio nella società. Jack vede il mondo per la prima volta: tocca le foglie, osserva altre persone, può sentire odori e vedere animali. La ragazza dovrà invece ricostruire il rapporto con i suoi genitori e superare una delicatissima fase di dubbi e paure. Nonostante le grandi differenze tra la prima e la seconda parte, il film scorre armonico e la suspense non cala mai.

Room è una pellicola che si colloca perfettamente nella categoria “film drammatico”: è il dramma di una donna che deve proteggere il figlio e se stessa da un uomo aggressivo e dalla pazzia che la segregazione può portare; il dramma di un bambino a cui viene negato il mondo e dovrà ricominciare a vivere da capo a cinque anni; di due genitori che perdono una figlia; di un uomo che intraprende un’opera mostruosa, il rapimento di una donna e il suo abuso.

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Già dalla prime scene il film dà allo spettatore un senso di soffocamento attraverso spazi stretti, inquadrature spezzate e colori spenti. Per un’intera ora non possiamo uscire dalla stanza e l’unico modo per prendere una boccata d’aria è guardare speranzosi il lucernario sul soffitto. Quando finalmente si è liberi, i guai non sono ancora finiti. Tutto questo è filtrato dal punto di vista più innocente e ignaro di tutti: quello del piccolo Jack. La liberazione sarà per lui un momento di grande gioia e scoperta, ma anche fonte di nuovi, grandi problemi.

Room è un film ben riuscito e le interpretazioni da premiare sarebbero state molte: non solo Brie Larson, ma anche Jacob Tremblay, con la sua messa in scena di un bambino diverso dagli altri, e Sean Bridgers, uomo violento ed enigmatico. Cosa lo ha spinto a rapire la ragazza e tenerla rinchiusa in una stanza per sette anni?, ci chiediamo. Questa pellicola è senza dubbio da vedere: è la storia del potente legame tra una madre e suo figlio, la storia di quanto lontano possa andare la pazzia, la storia del mondo che non può stare in una stanza.

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