fbpx

«A Rainy Day in New York»: incanto e ironia nell’ultimo film di Woody Allen

//
8 minuti di lettura

«Gli americani non sanno quello che si perdono perché Woody Allen è ritornato più in forma che mai». È così che il Woody Club e il cinema Christine nel cuore di Parigi presentano al pubblico che gremisce la sala – tra gli spettatori anche Isabelle Huppert – l’anteprima di A Rainy Day in New York, ultimo e attesissimo lungometraggio di Woody Allen. La distribuzione del film, in pieno clima di #MeToo, è stata sospesa da Amazon Studios per le accuse di molestie sessuali del regista nei confronti della figlia adottiva Dylan Farrow.

Fino a un mese fa Amazon Studios e Allen erano in causa e, vista la forse affrettata gogna mediatica che si è mossa contro il regista, probabilmente il film non verrà mai distribuito nelle sale americane. Nato sotto una stella poco fortunata, il progetto di A Rainy Day in New York non si è comunque fermato: il film è stato finalmente distribuito in Europa e presentato il 6 settembre scorso alla 45esima edizione del Deauville American Film Festival. 

Leggi anche:
Woody Allen, la genialità di una mente ironica

Difficile collocare A Rainy Day in New York rispetto ai più amati e iconici film del cineasta newyorchese che qui coniuga gli ingredienti del suo solito e intramontabile piglio con una nuova e convincente generazione di attori che proiettano il lavoro del regista nel nostro XXI secolo.

A Rainy Day in New York

«A Rainy Day in New York», la trama

Innamorati e appassionati di cinema, Ashleigh e Gatsby, la prima figlia di una ricca famiglia di banchieri dell’Arizona e il secondo un giovane romantico e malinconico newyorchese esiliato in un prestigioso college nel nord del Paese, decidono di passare un weekend a New York con la scusa di una promettente intervista per il giornalino scolastico a Roland Pollard, uno dei registi più interessanti del momento.

Proprio quando Gatsby ha l’occasione di mostrare la sua città, e quindi il suo vero essere, all’amata Ashleigh, la città prende letteralmente il sopravvento. Ashleigh, giovane e ingenua, viene risucchiata da una serie di eventi che la porteranno a entrare in contatto con lo strampalato e imprevedibile mondo del successo, facendo emergere tutta la sua vanità.

Le strade dei due protagonisti ben presto si dividono per vivere due New York parallele, prefigurando la loro incompatibilità e la loro separazione.

A Rainy Day in New York

Una nuova e promettente generazione di attori

Thimothée Chalamet, uno degli attori più amati del momento, gioca sul suo look androgino e imberbe per raccontarci con uno stile nuovo il tradizionale e irresistibile archetipo “alleniano”, mentre Elle Fanning, 22 anni e reduce dalla giuria del Festival di Cannes, si dimostra all’altezza di un ruolo che richiede una buona dose di autoironia e di vena comica. Selena Gomez, volto famigliare ai giovanissimi, si emancipa finalmente dalla stereotipata immagine tutta Disney Channel e video musicali per dimostrare il suo valore grazie a un personaggio acuto e affascinante, seppur poco rilevante.

A New York la vita rincorre il cinema

Ambientato nella metropoli più caotica di tutti i tempi, è nelle più intime scene in automobile che il film ha i suo veri momenti di svolta: dialoghi brevi, ma intensi e rivelatori che, tra un passaggio e qualche coincidenza sono capaci di cambiare il corso degli eventi. Se l’inizio del film appare infatti radioso, l’intreccio newyorchese si infittisce fino a diventare, tra il susseguirsi di temporali improvvisi, un set surreale dove per la prima volta la vita sembra imitare il mondo del cinema.  

In una vicenda caratterizzata da atmosfere old-fashion, pensieri espressi ad alta voce e romantici appuntamenti sotto la pioggia, la settima arte è vera e onnipresente protagonista che partecipa attivamente all’intreccio attraverso le numerose citazioni, l’indagine tragicomica delle inusuali personalità che ci lavorano e il set di un piccolo cortometraggio improvvisato, un “film dentro il film” che ribalterà il punto di vista di Gatsby.

A Rainy Day in New York

Gatsby: borghese e intellettuale, malinconico anti-eroe

Simile ad altri personaggi “alleniani”, come Gil Pender di Midnight in Paris (interpretato da Owen Wilson) o Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg) in Café Society, Gatsby è appassionato di cinema, intellettuale, incompreso, malinconico e bloccato in un’adolescenza che gli sta stretta. Borghese e mondano per appartenenza, Gatsby si sente interiormente un emarginato, distante da quel mondo fatto di convenzioni, arte e musica impostogli dalla madre. Probabilmente ispirato all’indimenticabile Holden Caulfield di Jerome David Salinger, Gatsby vive nel presente ma è innamorato della New York del passato, senza avere alcuna idea su quello che sarà il suo futuro.

A Rainy Day in New York

«A Rainy Day in New York», un addio alla Grande Mela?

Romanticismo, cultura, musei e cinema: A Rainy Day in New York è la ricetta perfetta che racchiude tutti gli elementi più cari a Woody Allen in una New York che appare grigia e ambrata allo stesso tempo, grazie anche alla fortunata collaborazione con Vittorio Storaro, direttore della fotografia già magistrale nella realizzazione de La Ruota delle meraviglie – Wonder Wheel.

Leggi anche:
«La Belle Epoque», il discreto fascino della nostalgia

Tra incanto e ironia, sul film si posa un velo di tristezza e di malinconia. Woody Allen ha infatti già in cantiere un nuovo progetto europeo, Rifkin’s Festival, un film ambientato in Spagna, e questa potrebbe essere l’ultima volta che gira nella sua amata New York, città che per la prima volta compare esplicitamente nel titolo di uno dei suoi film: un segno di appropriazione e di riconciliazione con la sua musa, il canto del cigno per renderle il giusto onore, e l’ultimo addio.

Woody Allen – fonte: Flicr.com, autore: Thomas Leutard https://www.flickr.com/photos/thomasleuthard/15483277641

Seguici anche su NPC – Nuovo Progetto Cinema

Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.