L’arte a servizio del sacro, come alle origini. Tra i primi moventi dell’espressione artistica certo ci furono quelli spirituali, tentativi strenui di dare forma a ciò che sempre è stato informe, e in alcuni periodi anche tassativamente non rappresentabile. E se da tempi immemori l’uomo ha bisogno del sacro, e oramai da secoli il sacro è Cristianesimo, spesso si accusa la Chiesa di non essere più al passo con i tempi, vecchia e bigotta e non aggiornata alle tendenze del contemporaneo. Eppure a Roma, capitale senza tempo del cristianesimo, negli ultimi dieci anni quattro gioielli di architettura contemporanea smentono fatalmente questa affermazione. Forme linee e spazi hanno ridisegnato l’alfabeto dell’architettura sacra e cercato di prendere il passo del paesaggio in cui sono inserite. Strutture che spesso si lanciano in iperboli che è difficile conciliare con le visioni più conservatrici, fanno vivere contraddizioni che a volte si stemperano e altre volte si alimentano, ma sempre infiammano il pensiero.
Le archistar del Santo Volto di Gesù alla Magliana sono Piero Sartogo e Nathalie Grenon. Costruita in tre anni, questa opera emblema della moderna architettura religiosa romana è stata inaugurata nel 2006. Una Via Crucis di formelle di ceramica smaltata porta la firma di Mimmo Paladino, la monumentale croce esterna è di Eliseo Mattiacci, a Carla Accardi va la paternità di una vetrata a tema astratto all’interno e a Chiara Dynys quella di una scultura luminosa ispirata alla vita di Sant’Agostino. «Il sagrato sembra una grande «V» che si apre quasi simulando due braccia tese verso la città» sono le parole con cui Pietro Sartogo suggerisce l’idea di uno spazio che si apre alla comunità. Al vertice del sagrato troneggia la croce del Mattiacci, invasa da una luce forte, che penetra dal grande rosone-vetrata. La semi-cupola che sovrasta la struttura poggia direttamente sull’edificio, non su un tamburo.
Tra le migliori opere degli ultimi anni spicca la chiesa di Dio Padre Misericordioso, inaugurata nel 2003 con la firma dell’architetto statunitense Richard Meier. Nota anche come chiesa del Giubileo o Dives in misericordia, sorge nel quartiere Tor Tre Teste. Tre vele, che hanno l’ardire di voler portare verso un mondo nuovo, sovrastano una struttura rigorosamente bianca. Il cemento impiegato, brevettato e realizzato da Italcementi, grazie ad un effetto di fotocatalisi è autopulente: è il cosiddetto cemento “mangiasmog”. La luce si insinua tra le forme, gonfiando le vele che incamminano verso il terzo millennio.
È di Renzo Piano la maestosa fatica della chiesa di San Pio da Pietrelcina, per l’occasione l’architetto è stato affiancato da Mons. L’opera è stata fortemente voluta dai frati Minori Cappuccini di padre Pio per ospitare le reliquie del santo e dare nuova linfa al suo culto. Si gioca su uno scomposto che domina il rigore minuzioso delle abitazioni tutto intorno, posate come mattoncini ordinatamente una accanto all’altra. «Dio uno e trino» è nella facciata di tre osate arcate portanti, giunte in un unico arco parabolico nella parte absidale. Il rincorrersi di linee rette e curve intreccia regolarità e irregolarità delle forme: un sodalizio tra materia e spirito esprime una dicotomia che è leit motif nei testi sacri.
Il progetto della chiesa di San Francesco di Sales è di Lucrezio Carbonara, Paolo Dattero e Alfredo Re, la struttura è stata conclusa nel 2005. I due elementi impattanti sono l’ampia copertura protesa in avanti e il portale d’ingresso, in tre cornici in marmo bianco, l’una dentro l’altra, che arretrano rimpicciolendosi verso la vetrata d’entrata. La copertura di tegole di rame si protende in punta sopra l’ingresso. Un’unica aula ottagona che si allunga in senso longitudinale, dominata sul soffitto da centine lignee a vista.
Tra le vie della città eterna respirano contraddizioni e polarità opposte. Queste quattro architetture sacre rievocano un passato che continua a vivere e aggiornano al presente un sentire scritto da sempre nella storia dell’umanità.
Possiate sostenere concretamente la mia volontà di esprimere la gratitudine proponendo la mia testimonianza deducibilmente tradotta nel linguaggio dell’architettura.
Chiedo possiate comunicarmi l’opportunità di condividere l’evoluzione della progettualità indicata, la “ChiesAuovo” (cfr. Facebook)
Levorin Sergio, ci dai per favore il numero di telefono del tuo spacciatore? Vogliamo vedere anche noi la madonna
Possiate pensare al significato delle parole che scrivete, consideriate quantomeno la Percezione ricavata interpretando il miracolo che corrisponde alla mia vicenda di vita, la stessa secondo la quale, come propone la fede cattolica da due millenni, l’occasione di vita interpretata da ognuno in condizioni fisiche, il qui ed ora, non è fine a se stessa ma corrispondente alla gestazione di una vita ulteriore, la vita eterna post-mortem, non illusione delle generazioni passate (come ritenevo personalmente prima di invalidami) ma Verità effettiva. Possiate cnfronarvi con la pagina web che propone l’architettura ideata/abbozzata desiderando esprimere la gratitudine proponendo la mia testimonainza deducibilmente tradotta ne linguaggio caratteristico, la ChiesAuovo (cfr: https://www.facebook.com/profile.php?id=100067206755515). Vi propongo di beneficiare del miracolo che interpreto da anni. Arch. Levorin Sergio, C.F.: LVRSRG78P15C665N
Chiara: ti propongo di accogliere la mia testimonianza, di beneficiare del miracolo che interpreto. Vivi coscientemente, considera che la vita che stai interpretando non è fine a se stessa ma corrispondente alla gestazione di una vita ulteriore, la vita eterna post-mortem, la vita ultraterrena imperitura, non illusione dei tempi passati ma veramente Verità imperitura. Te lo propone non uno avanti con l’età o un uomo di chiesa, un giovane architetto invalidatosi per un INCIDENTE subito in sella alla sua R1. Anche a me sembravano tutte illusioni da non poter considerare se vuoi godere la vita ed invece ho ricavato il dono di riconoscer il perchè massimo della vita comune ad ognuno di noi. Accogli la mia testimonianza che ti propongo, ti offro la possibilità.
Propongo appena di interpretare la propria occasione di vita coscientemente ovvero considerando la corrispondenza a realtà della Verità imperitura sempre proposta dalla fede cattolica, la stessa apparsami un’illusione del passato fino a quando non ho sfiorato la morte. Pur avendo desiderato di gettare la spugna (dal letto alla sedia a rotelle, alle grucce, alle stampelle, al deambulatore, al cammino incerto tempestato di cadute, alla corsa sistemeticamente funesta . . . al presente sempre meno perfettibile; quanto ho pianto la vita) ho colto l’opportunità di riconoscere nell’INVALIDITA’ sofferta l’OPPORTUNITA’ di riconoscere effettivamente il perchè massimo della vita , distinto come suggeritomi a una giovane suora conosciuta riabilitandomi: “E’ come se fossimo tati gemellini nel grembo materno che ritengono che la vita duri nove mesi e che sia fine a se stessa, senza considerare che invece corrisponde alla gestazione di una vita ulteriore, all’opportunità concessa a chiunque di impreziosire la vita eterna post-mortem”, vita che sarà VITA VERA alla fine dei tempi; non illusione del passato ma effettivamente Verità imperitura Che ognuno possa impreziosire la propria occasione di vita beneficiando della mia testimonianza. Sergio Levorin, miracolo in persona + Annoto anche le parole ripetutemi svariate volte da mia nonna, morta a 91 anni dicendo spesso “Ghe se n’altra vita”=C’è un’altra vita in veneto.
Ognuno posa interpretare coscientemente la propria vicenda di vita beneficiando della mia testimonianza.