Oscar Wilde satira

Sotto il velluto, il veleno: la satira teatrale di Oscar Wilde

Dietro i salotti impeccabili e le buone maniere, l’ipocrisia vittoriana viene smontata con eleganza chirurgica. Perché solo la finzione, a volte, sa dire la verità.
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Il 16 ottobre 1854 nasceva Oscar Wilde, un autore poliedrico e dallo stile inconfondibile. Noto principalmente per il romanzo Il Ritratto di Dorian Gray, fu anche un prolifico scrittore di teatro. Le sue opere teatrali erano per la maggior parte costituite da rawing-room plays (commedie da salotto) dove l’autore metteva a nudo le ipocrisie della società vittoriana, con le sue apparenti regole ferree, le rigide divisioni tra genere e norme moralistiche. Dietro il “prudery“, il pudore, di questa società si celava però una grande oscurità. Le commedie wildiane erano sovente ambientate in ambienti altolocati, tra l’aristocrazia o la borghesia superiore, con le loro convenzioni che diventano presto terreno per una satira tagliente. Di sensibilità classica, soprattutto senecana, sono invece le tragedie, che analizzano spesso le conseguenze del furor e dell’eros.

Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità.

Oscar Wilde

Le tragedie di Oscar Wilde

Il primo dramma di Oscar Wilde non è, come si capisce, una commedia e non ha nulla a che vedere coi salotti delle sue opere di costume successive. Si tratta di Vera o i nichilisti, che Oscar Wilde compose quando aveva 26 anni. Di questa giovane età si vede tutto il furore e la voce: il tema del nichilismo russo era all’epoca molto ammirato dai giovani che vedevano nelle rivoluzionarie come Vera Zasulič un simbolo di ideali di libertà e lotta per la giustizia. La tragedia prende spunto dalla storia reale di Vera e dei “nichilisti”, un gruppo di rivoluzionari in lotta proprio per quei principi. Oscar Wilde ne fa un simbolo, unendo anche riferimenti all’emotività.

Politica e passione personale si intrecciano in una tragedia che non ebbe molto successo, ma colpisce soprattutto per la protagonista: Vera è una donna divisa tra l’amore personale e il dovere politico, anticipando la caratterizzazione femminile di eroine di autori come Ibsen. La tragedia si gioca tutta tra opposizioni: l’individuo contro lo Stato, la ragione contro il sentimento, la libertà contro la tirannia. Per Oscar Wilde la sua opera giovanile maggiormente degna di ammirazione è però un’altra: La Duchessa di Padova. Incredibilmente legata al teatro shakespeariano, approfondisce temi come la vendetta in seguito all’omicidio di un caro, come nell’Amleto, ma figlia del teatro senecano esplora il concetto di furor vissuto come entità negativa che si impadronisce della razionalità dell’uomo. L’ambientazione durante il Rinascimento italiano riflette il grande amore di Oscar Wilde per la nostra cultura, mentre il dramma della colpa contrapposta alla purezza anticipa la tensione morale di Dorian Gray.

Una tragedia molto diversa, ma più amata, fu senza dubbio Salomè. Composta da Oscar Wilde in francese intorno al 1891, fu immediatamente censurata per il contenuto biblico che era associato anche alla dimensione erotica. La religione è brillantemente mescolata a elementi passionali e al desiderio sessuale, con immagini che avrebbero turbato la chiusa società vittoriana: ad esempio, la memorabile scena finale in cui Salomè bacia la testa di Iokanaan posta su un piatto.

Le comedies of manners

Nonostante il suo nome sia spesso accostato al dandysmo, all’estetica e alla mondanità, Oscar Wilde fu un brillante scrittore “del dolore”: il dramma della passione, della sofferenza e dello smarrimento furono alcune tematiche in embrione nelle sue tragedie giovanile, per poi, a causa delle sue controverse vicende personali, essere maggiormente sviluppate in poesie o lettere come la celeberrima De Profundis. Tutto questo con un accurato approfondimento per la già citata tensione morale: i personaggi di Oscar Wilde sono sempre divisi (nel caso di Dorian, letteralmente “doppi”) e tormentati da qualcosa, anche solo dalla loro superficialità. Oscar Wilde approfondisce questi aspetti con intensità e drammaturgia, ma anche grazie alla sua enorme capacità ironica: usa in molte sue opere e soprattutto nelle commedie un linguaggio arguto, pregno di sarcasmo pungente. Le commedie di costume dell’autore sono piene di battute, disgiunzioni morali, paradossi, giochi di parole.

Ad esempio, nella famosa L’importanza di chiamarsi Ernesto il titolo stesso gioca sul vocabolo “earnest”, usato per indicare sia il nome fittizio del protagonista sia l’aggettivo “onesto”. In questa commedia, i personaggi sembrano seguire fedelmente le regole della società vittoriana, attenendosi alle norme sociali e alle buone maniere, per poi compiere frodi e nefandezze. L’ossessione spasmodica alla rispettabilità si traduce, in questa commedia come in altre, con ossessioni nei confronti dei nomi, dello status, delle origini.

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L’importanza di essere attuali come la commedia di Oscar Wilde

La prima comedy of manners ad avere successo è però Il ventaglio di Lady Windermere, dove si racconta di Lady Windermere, una donna che sospetta che il marito la tradisca con Mrs. Erlynne, che ha un passato scandaloso. In realtà la rivelazione finale smentirà le sue convinzioni, mentre nel corso della commedia Oscar Wilde indagherà sull’ipocrisia morale e sulla differenza tra apparenza e realtà.

Lord Darlington – Oh! Non mi ama. È una donna onesta. È la sola donna onesta che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita.

Lord Augustus: Beh, sei un ragazzo fortunato! Io ho incontrato centinaia di donne oneste. Mi pare di non conoscere altro che donne oneste. Conoscerle è insegnamento della classe borghese.

Il ventaglio di Lady Windermere

La falsa rispettabilità e l’emancipazione femminile

Il teatro di Oscar Wilde, essendo l’utilizzo dell’acutezza nel parlare la sua cifra stilistica, si fonda tutto sulla parola. Un esempio è Una donna senza importanza. La commedia è ambientata durante un ricevimento in campagna ed è costituita da una serie di dialoghi mondani tra gentiluomini dove si rivelano la superficialità e la falsità della società vittoriana. Tale falsità, propria soprattutto degli uomini, viene smascherata grazie a una protagonista forte che rifiuta di scendere a compromessi per essere accettata dalla società. L’emancipazione femminile non è mai formalmente trattata da Oscar Wilde, ma in commedie come questa è possibile riconoscere la forza dell’eroina contro l’ipocrisia. Quella qui indagata non è, infatti, solo quella della società vittoriana, ma soprattutto della società patriarcale.

Oh.. e la vostra società inglese mi sembra vacua, egoista, sciocca. Si è bendata gli occhi e tappata gli orecchi, giace come un lebbroso nella porpora. Se ne sta come una cosa morta impiastricciata di oro. È tutta sbagliata, tutta sbagliata.

Una donna senza importanza

L’autore denuncia la differenza di trattamento tra uomini e donne: un uomo può peccare e rimanere rispettabile, anzi ammirato, mentre una donna è perduta per sempre. Il ruolo del salotto è particolarmente rilevante in questa commedia: sembrerebbe un luogo rilassante per antonomasia, invece, è la sede per eccellenza della “gabbia” morale in cui è intrappolata la società vittoriana: rispettabilità all’esterno e corruzione e oscurità di nascosto. La falsa rispettabilità dell’élite soprattutto maschile è presa di mira poi nella commedia Un marito ideale. I “mariti ideali”, così come i dandy, spesso costituiscono la loro rispettabilità tramite menzogne e imbrogli, come il protagonista della commedia che ricopre un ruolo di prestigio solo perché ha venduto segreti di Stato.

Il gentiluomo che mise a nudo la società vittoriana

Il teatro di Oscar Wilde resta una delle forme più affilate di critica non solo alla società vittoriana, ma alla società in generale: il ruolo del teatro, fin dall’antichità, è stato del resto da sempre indurre alla riflessione e alla purificazione della persona (come sosteneva Aristotele) attraverso l’immedesimazione, spingendo lo spettatore a comprendere meglio il proprio animo e l’animo degli esseri umani. In un mondo dominato dall’apparenza, Oscar Wilde comprese, come diversi drammaturghi e attori di teatro, che solo attraverso la finzione si poteva dire la verità. Tutto ciò è realizzato con profonda semplicità: le ambientazioni sono mondane, i dialoghi apparentemente leggeri, eppure resi con un ritmo brillante. Ai paradossi della parola sono affidati i paradossi dell’animo umano.

La satira di Oscar Wilde non è violenta, bensì elegante come le “buone maniere” della società vittoriana. Il paradosso tra sembrare persone perbene ed essere effettivamente brave persone è spesso al centro delle vicende.

La morale è semplicemente l’atteggiamento che adottiamo verso qualcuno che non ci piace.

Un marito ideale

L’atteggiamento dell’autore rispetto ai suoi personaggi non è, tuttavia, di condanna: li prende in giro bonariamente, conscio della funzione che raccontare le loro vicende possa avere per diffondere la verità, facendo ridere di sé stessi gli stessi gentiluomini che ridicolizza. La risata diventa quella rivoluzione e quella libertà che il ventiseienne Oscar Wilde cercava con profonda forza.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. È autrice di due saggi dal titolo "Dietro lo specchio, Oscar Wilde e l'estetica del quotidiano" e "La fedeltà disattesa" e della raccolta di racconti "Dipinti, brevi storie di fragilità"

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