Nelle terre lontane e sconfinate del Caucaso Ismail e Andrej trascorrono la loro giovinezza spensierata, seppure caratterialmente diversi – il primo è forte, determinato e curioso, mentre il secondo è saggio e protettivo, appartenenti uno all’islam e l’altro al cristianesimo. Nel nuovo romanzo “Il serpente di Dio“ (2015), Nicolai Lilin rievoca ancora una volta sulla carta i suoi territori d’origine (è, infatti, nato in Siberia), sempre campo di battaglia tra terroristi islamici, esercito russo, cristiani e servizi segreti: in questo villaggio del Caucaso, però, le due etnie convivono pacificamente e sotto il segno del rispetto reciproco.
La sua quiete verrà violentemente interrotta quando l’agente dei servizi segreti Konstantin, alleandosi con la banda delle bestie di Shaitan di Hassain, sceglierà proprio questo villaggio come base per il traffico di stupefacenti, tentando inoltre di coinvolgervi gli abitanti e di infrangerne l’unità. Ma un patto millenario li unifica, si sono scambiati doni ed oggetti: quando essi scopriranno del piano, li affideranno ad Ismail ed Andrej affinché li custodiscano.
La malavita, la violenza e il male conquisteranno dunque le strade del villaggio: il periodo dei giochi e dell’infanzia si è concluso per sempre e Ismail e Andrej dovranno compiere scelte difficili, cercando di non farsi corrompere dal male e di salvare la loro profondo legame, che teneva uniti loro e il villaggio intero.
Un avvincente romanzo di avventura in cui i personaggi sono lacerati dalla guerra, dal male, dal passato, di cui Lilin indaga con una tecnica introspettiva, quasi dostoevskijana, la condizione di povertà e miseria di territori devastati e ormai dimenticati dai media globali una volta conclusasi la guerra. Il serpente di Dio è un’opera che attacca il denaro, capace di corrodere gli animi di chi conquista, caratterizzata da una scrittura ipnotica – a tratti realistica nel ritrarre la ferocia umana – che sfocia in una delicata fiaba in cui, alla fine, il bene trionfa sul male, permettendo così al mitico paesino di preservare la coesistenza felice di due fedi diverse.
Nicole Erbetti
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