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Spintria: la moneta erotica nell’Antica Roma

dalla newsletter n. 25 - febbraio 2023 di Frammenti Rivista

8 minuti di lettura

Siamo nell’antica Roma. In mano abbiamo una moneta: da un lato la figura del busto dell’Imperatore Commodo, immortalato mentre indossa una pelle di leone, e, sul rovescio un’iscrizione che lo proclama addirittura reincarnazione di Ercole. Una vera e propria dichiarazione di potenza divina, come era d’uso all’epoca. Fu Giulio Cesare a portare questa grande innovazione: anziché, infatti, raffigurare sulle monete il ritratto dei suoi antenati, Cesare fece incidere il suo di ritratto, un modo per rafforzare la sua immagine e per farla circolare il più possibile. Una prima forma di pubblicità, se vogliamo. Ma in mano, oltre alla moneta raffigurante l’Imperatore Commodo, abbiamo un’altra moneta, in ottone, molto più piccante: da un lato vediamo una piccola scena pornografica, dall’altra dei numeri romani che indicano, probabilmente, il costo della prestazione. Avete in mano una Spintria, ovvero un gettone romano a luci rosse raccolto durante i giochi mentre venivano lanciate al pubblico entusiasta, e che vi dà accesso ai lupanari, i bordelli di un tempo. Fatene buon uso.

spintria
19th century engraving of “Spintriae” purportedly found in Pompeii. Wikipedia

Spintria, le origini

Ma con il termine Spintria inizialmente non si indicavano queste particolari monete spinte che avrebbero visto la luce intorno al I secolo d.c. Con Spintria si indicava invece un pervertito e lascivo individuo, nello specifico, giovani omosessuali passivi. Ne troviamo traccia anche grazie al biografo romano dell’età imperiale, Svetonio che nel suo Tiberius scrive:

Nel suo ritiro di Capri pensò anche di installare un locale con posti a sedere per segrete oscenità; là gruppi di giovani fanciulle e di giovanotti corrotti raccolti da tutte le parti, e inventori di mostruosi accoppiamenti, che egli chiamava spintri, riuniti in triplice catena, si prostituivano tra loro in sua presenza, per eccitare con questo spettacolo le sue voglie assopite. Adornò alcune camere situate in parti diverse con immagini e statuette che riproducevano i quadri e le sculture più lascive e vi aggiunse i libri di Elefantide, perché a nessuno nell’amplesso mancasse il modello della posa che gli ordinava di prendere. Ebbe anche l’idea di far disporre qua e là, nei boschi e nei giardini, ritratti consacrati a Venere e di collocare nelle grotte e nelle caverne giovani dell’uno e dell’altro sesso pronti ad offrirsi al piacere, in costume di silvani o di ninfe; così ormai tutti lo chiamavano apertamente “Caprineoâ…

Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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