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Tecnomagia: all’alba dell’eros digitale

Il professor Vincenzo Susca ci introduce nel suo nuovo saggio sull'eros digitale, Tecnomagia, spiegandocene il pensiero e le dinamiche.

11 minuti di lettura

Incontriamo il professor Vincenzo Susca in un freddo pomeriggio di gennaio; siamo in videocall da Montpellier, città dove Vincenzo insegna come professore associato di Sociologia dell’immaginario all’Università Paul-Valéry e ricercatore al LEIRIS. McLuhan Fellow all’Università di Toronto, è il direttore editoriale dei Cahiers européens de l’imaginaire. Lo intervistiamo sul suo ultimo saggio Tecnomagia. Estasi, totem e incantesimi nella cultura digitale, pubblicato nel 2022 per Mimesis Edizioni

Già dal titolo, Tecnomagia, possiamo intuire che si tratterà di un magnifico viaggio all’interno della cultura digitale, quella cultura che ci permea totalmente nella nostra contemporaneità e che suscita curiosità e ossessioni diverse, ma sempre molto affascinanti. 

Tecnomagia Vincenzo Susca
Tecnomagia, Mimesis 2022

Partiamo in medias res: in Tecnomagia utilizzi due perifrasi molto accattivanti, a pagina 149 «sex appeal dell’inorganico» e a pagina 215 «superamento lussuoso del principio di utilità». Cosa intendi con entrambe e come si collocano all’interno del panorama della cultura digitale? Inoltre, in una società dove “tutto è utile”, il sesso e l’eros si pongono come gli ultimi baluardi di salvezza per sfuggire a questa logica. Quanto c’è di erotico nell’improduttività?  

Prendo inizio dal testo di Mario Perniola, Il sex appeal dell’inorganico, dove lo studioso analizza, partendo da Walter Benjamin, il sistema della moda come fenomeno sociale che ha incantato gli esseri umani. La moda è il regno dell’inorganico, dove prende valore il “non-vivo”, il “ready-made, in ogni caso uno zombie, un’ombra, di quello che un tempo era vivo, piacevole, orgiastico e carnale.  

L’essere umano cede qualcosa di sé nella moda (come in tutto ciò che è inorganico), assorbendola e desiderandola profondamente, nonostante sia un’entità morta, ma capace di dargli un piacere nuovo. Assistiamo ad una sessualità inorganica e artificiale, sempre disponibile e sospesa in un’eccitazione potenzialmente infinita, perché continuamente riproducibile.

In un salto nella cultura digitale, fatta di schermi, avatar ed emoji, l’aspetto macabro è proprio nell’eccitazione data dal flirt con il non vivente, l’intangibile, eppure sentito e percepito così vicino. 

In questo modo si tende a cancellare l’Alterità in nome di un capriccio momentaneo, con atteggiamenti come il ghosting o la fruizione del porno online. L’Altro viene dissipato come in una antica cerimonia sacrificale, sull’altare del piacere, in un ordine dionisiaco che promuove il piacere estemporaneo.

Nonostante, negli anni, la tecnologia sia stata intesa in senso “utilitaristico”, perché facilitava molti processi della quotidianità, con il tempo il desiderio e gli straripamenti di senso da parte delle comunità costituite digitalmente hanno superato la dimensione razionale e sono andate verso degli eccessi festivi, che sfuggono alla logica dell’utile e si riappropriano della propria lussuosità. 

Sfuggendo, quindi, alla logica dell’utile, l’eros digitale si lega ad un corpo morto, inorganico, appunto. È questo che rinsalda anche il legame tra Eros e Tanatos? 

In francese l’orgasmo viene detto petite mort, perifrasi chiarita molto bene da George Bataille: l’io viene meno e si ritrova nella continuità dell’esistenza, in opposizione al discontinuo di una vita segnata dalla separazione tra il sé e l’altro da sé. 

Nella vita, infatti, l’io vive in maniera discontinua, a scatti, tra appuntamenti, impegni, ruoli definiti, orari. Al momento della morte, invece, esattamente come in quello dell’orgasmo, l’io si ritrova nella continuità dell’esistenza, dove è tutto fluido, dove i confini del tempo e dello spazio vengono annullati in favore di una piena presenza e di un pieno godimento.  

È per questo che il piacere, l’erotico, è da sempre e intimamente collegato alla morte ed è per questo che eros e tanatos vivono da sempre questo rapporto di intima intesa. Anche per questo siamo attratti dai corpi morti, inerti, inorganici.  

Il web ha liberato una serie di pulsioni erotiche, facendo franare il principio di utilità in favore, appunto dell’inorganico, che sta lì, che ci aspetta. 

Il cyberspazio non è altro che una versione frammentata dei vecchi bar, ma la disinibizione nei confronti dell’inorganico e del suo fascino, ha di riflesso generato una crisi della presenza fisica

Il nostro corpo stesso si sta ricalibrando sulla base del digitale, della sua frammentarietà. Lo stesso concetto di presenza è mutato: se in passato la presenza era rapportata alla presenza fisica, oggi si è presenti in più posti nello stesso momento grazie all’uso costante dei dispositivi digitali. E anche se “fisicamente” non siamo in quel posto, con tutta certezza il nostro corpo magari sta risentendo di un coinvolgimento per una situazione che è distante da noi, ma che noi sentiamo come viva, qui ed ora. 

Basti pensare a quanto siamo comunque “a nostro agio” con fenomeni come il ghosting, il poliamore, le threesome o altre forme di destrutturazione tanto della presenza fisica quanto delle relazioni stabili basate sulla coppia. Tali fenomeni sono esplosi da pochi anni, ma ci suggeriscono da un lato come la presenza non sia più legata solo al corpo fisico, ma anche e soprattutto alle nostre protesi digitali, dall’altro quanto la vita in carne ed ossa risenta della fluidità e dell’erranza rese possibili nell’ambito dell’esistenza elettronica.

Chi sono gli attori principali di queste svolte?

A mio avviso, si tratta dell’ avanguardia del piacere. Se, in passato, le avanguardie partivano da un’opera letteraria o artistica, come è il caso dei dadaisti, dei surrealisti, dei futuristi o dei situazionisti, oggi l’opera è proprio il corpo; meglio ancora, la carne elettronica.

Esso è oggetto e soggetto della stessa ossimorica condizione. Si respira un’atmosfera di grande festa a celebrare la catastrofe dell’umanesimo, soprattutto a opera della Generazione Zeta. I loro atteggiamenti sono caratterizzati da consumi eccessivi della piazza digitale e da una ricerca ossessiva dell’altro e del suo riconoscimento. 

In questa cornice, in realtà, sopravvive anche la dimensione dell’intimità, ma in forme nettamente diverse rispetto a quelle canoniche per i più, che si conoscono e si condividono fino alla generazione dei millennial, fatte sostanzialmente di presenza fisica. 

Gli Zed scelgono in maniera molto selezionata le comunità con cui condividere i propri contenuti privati, sulla base di interessi comuni, in cui ci si sente coccolati, a casa, condividendo occasioni e pensieri “familiari”.

L’eros è stato da sempre ricondotto alle tenebre, al regno dell’inconscio, che sfugge al controllo della società. Essa, però, ha sempre cercato di mettere in atto forme di controllo nei suoi confronti. Quali sono i suoi nuovi tentativi di controllo nel contesto della tecnologia? 

Il controllo della società si può effettuare (e si è sempre effettuato) sulla tecnologia, mentre nel caso della tecnomagia diventa più complesso: i controllori sono controllati da chi controllano, i quali giungono a forme paradossali di piacere nel controllo reciproco. 

Oggi la tecnologia si fa tecnomagia nella misura in cui ci incanta, ci lega, ci incatena al di là della ragione, mentre noi non ne siamo perfettamente consapevoli, ma ne siamo profondamente affascinati; per noi è un richiamo irresistibile. Per questo non è la società che controlla la tecnomagia o che ci controlla, ma è la stessa tecnomagia che controlla noi

Godiamo nel sapere di essere spiati, nell’essere guardati, nel condividere continuamente i nostri spazi, la nostra vita, le nostre relazioni. Per di più, siamo portati a pensare che tutto ciò che non viene condiviso non esiste. È questo il più grande incantesimo riuscito della tecnomagia.

Conclusioni

Ci congediamo da Vincenzo con un sorriso. È un grande maestro e sappiamo che questa intervista potrebbe durare per ore. 

Ma ci lasciamo con la promessa di fare altre interessanti chiacchierate, intanto più consapevoli che la nostra vita digitale, nel prossimo futuro, potrà prendere pieghe sempre più inaspettate e incantevoli. 

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Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
La verità sta negli interstizi, sui margini e nei lati oscuri.
Tanti fiori, cioccolato e caffè.

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