Una donna, una sacerdotessa o, forse, una strega si trova da sola, stante, al centro della tela, all’interno del cerchio che ella stessa sta tracciando con la punta del suo bastone magico. Tutto intorno, un paesaggio desolato, nebbioso ed apparentemente privo di vita, aiuta a focalizzare tutta l’attenzione sulla protagonista, l’unica degna, negli intenti dell’autore John William Waterhouse (1849-1817) ad avere gli occhi puntati su di sé.
“The Magic Circle”: storia e struttura del quadro
The Magic Circle fu esposto per la prima volta alla Royal Academy nel 1886 e, insieme a pochi altri dipinti del medesimo autore, ha come tema quello del sovrannaturale; al momento il quadro si trova esposto all’interno di una mostra temporanea alla British Library di Londra, non lontano dalla sua residenza permanente, la Tate Britain, che lo acquistò nell’anno della sua prima comparsa pubblica riscuotendo un grande successo di critica e di pubblico.
Prestando moltissima attenzione ai dettagli, l’autore fa uso di una struttura precisa a livello geometrico, che, con un sapiente uso della figura del cerchio e del triangolo, dona alla composizione un’atmosfera bilanciata ed equilibrata, dove è possibile calcolare con precisione l’ampiezza dell’angolo formato dal corpo stante della donna e dal suo braccio proteso che regge il bastone.
All’interno del cerchio magico, poi, brilla prepotente la luce: dal fuoco che rifulge sotto al tripode, dal liquido al suo interno fino ad arrivare all’ordinata colonna di fumo bianco che si libera dal calderone, tutto splende di luce propria, stagliandosi su un fondale tetro e desolato, reso tramite colori cupi e tetri.
La donna nel cerchio
Modellata mischiando assieme una moltitudine di dettagli, la donna, profetessa o strega che sia, è sicuramente l’elemento chiave dell’opera: se ad un colpo d’occhio rapido, il colore dell’incarnato e i tratti somatici rimandano all’area mediorientale, lo spettatore più attento potrà invece cogliere, nell’acconciatura, rimandi alla prima tradizione anglosassone; sull’abito, infine, vi sono ricamate scene di guerra di gusto classico. La risolutezza della donna è ben evidente nel viso, dall’espressione ferma e decisa, ed i suoi legami col mondo magico sono resi tramite la collana a forma di serpente – l’Uroboro della tradizione magica della grecità antica – e dall’oggetto a forma di luna, chiaro rimando ad Ecate, dea delle arti magiche che regnava sui demoni malvagi.
E non mancano nemmeno loro, i “demoni”, ne The magic circle di Waterhouse: fuori dal cerchio, dove crescono rigogliosi i fiori, vi sono infatti corvi e rospi, ancestralmente legati alle entità malevole.
Rappresentando per la prima volta una strega di bell’aspetto, e non la megera vecchia e rugosa che l’immaginario popolare tende a delineare quando si parla di queste figure, Waterhouse fa breccia nel cuore degli spettatori, che ancora oggi, di fronte alla tela, rimangono incantati dall’atmosfera che essa, con la sua protagonista, riesce ad evocare.