Leggendo il romanzo di Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita, si scopre che allegato al testo, in appendice, c’è una lettera dell’autore all’amico segreto, in cui pare che per la prima volta Bulgakov si rese conto che l’angoscia, l’isolamento e la paura potessero diventare oggetto e motore di un’opera d’arte. Ci si può convincere così che il dolore psicologico è foriero di grandi opere intellettuali e che paradossalmente può assumere anche il ruolo di linfa vitale per l’individuo che lo prova. Se poi, come nel caso in questione, a provare dolore morale e frustrazione è un giovane studente della Harvard University di nome Mark Zuckerberg, allora l’esito grandioso è assicurato.
Questo è l’incipit del film di David Fincher del 2010, The Social Network. L’io drammatico del personaggio Mark Zuckerberg magari è caricaturale, ma di certo il senso del film espresso dalla natura descrittiva del protagonista non per questo può essere sminuito. Mark è a […] Continua a leggere su NPC Magazine
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