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VAR sì, VAR no: come la moviola (non) rivoluzionerà il calcio

10 minuti di lettura

La stagione 2017/2018 segna l’ingresso del VAR, la moviola in campo, sui campi di serie A. Siamo pronti per questo drastico cambiamento?

Questo ucciderà quello

Questo ucciderà quello è uno dei più celebri capitoli di Notre-Dame de Paris, in cui Victor Hugo interrompe la narrazione degli eventi per riflettere su una tematica fondamentale. Il monito proviene dalla bocca del maligno arcidiacono Claude Frollo e indica come, nell’immediato futuro, il libro e la carta stampata (questo) prenderanno il posto dell’architettura e degli edifici (quello). L’idea su cui riflette l’autore francese è che, dopo l’invenzione della stampa, datata 1455 e portante la firma del tedesco Gutemberg, all’interno del mondo dell’arte nulla sarebbe stato più come prima. «La vaga formula dell’arcidiacono aveva un secondo senso: significava che un’arte stava per detronizzare un’altra. Voleva dire: “la stampa ucciderà l’architettura». Victor Hugo ambienta Notre-Dame de Paris nel 1482; davanti a sé conosce ben quattro secoli di storia e può comprendere come si è evoluto, concretamente, il mondo dell’arte. La sua, di fatto, è una previsione a posteriori, avendo potuto conoscere il regolare scorrere degli eventi.

VAR
La cattedrale di Notre-Dame.
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L’avvento della tecnologia nel calcio italiano

La stagione calcistica 2017/2018 segnerà, comunque vada, una rivoluzione per il calcio italiano. Come ha ripetuto recentemente il direttore generale della FIGC, nonché vicepresidente della UEFA, Michele Uva, indietro non si può più tornare. Il VAR (al maschile) è diventato a tutti gli effetti uno strumento tecnologico in mano agli arbitri per poter decidere, con maggiore chiarezza e precisione, qualsiasi episodio dubbio all’interno di una partita di calcio. Il VAR segna l’ingresso della moviola in campo durante i 90 minuti di gioco regolamentari: si tratta, probabilmente, della più importante rivoluzione calcistica del XXI secolo. Quello che si sta giocando da qualche settimana a questa parte è, a tutti gli effetti, un altro calcio.

Procedendo con ordine, per decenni qualsiasi partita di pallone ha avuto tre soli controllori del regolamento: un giudice supremo (l’arbitro) e due suoi  luogotenenti (i guardalinee). Come avviene in qualsiasi altro ambiente, anche nell’intricato mondo del pallone si è dovuto attendere un evento scatenante per compiere la prima rivoluzione. Il famoso gol/non gol di Sulley Muntari durante Milan – Juventus stagione 2011/2012 ha portato l’avvento, pochi mesi più tardi, dei giudici di porta, ovvero altri due assistenti dell’arbitro che, fondamentalmente, hanno il compito di occuparsi di tutto ciò che avviene all’interno dell’area di rigore. Successivamente, il calcio italiano ha abbracciato la tecnologia grazie alla Goal Line Technology, lo strumento che permette, attraverso dei sensori posizionati all’interno delle due porte, di calcolare, con assoluta certezza, se il pallone ha superato o meno la linea di porta. Questo è stato senza ombra di dubbio uno spartiacque fondamentale: per la prima volta il calcio, descritto spesso a ragione come un ambiente ultra-conservatore, si è aperto all’utilizzo di una misurazione tecnologica oggettiva; esattezza che l’arbitro (figura esclusivamente umana e quindi soggetta ad errori) non può, chiaramente, garantire. Era solamente questione di tempo, ma ormai il cammino intrapreso avrebbe portato verso un’unica direzione: l’avvento dell’acclamata moviola in campo.

C’è però un dettaglio da non trascurare. Il regolamento calcistico, come qualsiasi altro assemblamento di regole in qualsivoglia ambito giuridico, è soggetto a interpretazione. Traduzione: in una partita di calcio esistono vari episodi che si possono verificare oggettivamente (fuorigioco, gol/non gol), ma esiste un’altrettanta varietà di situazioni che risentono in maniera drastica del giudizio dell’arbitro. Non tutti i contatti sono falli; non tutti i falli sono da ammonizione o da espulsione; non tutti gli interventi di mano sono sanzionabili. Quindi? Il VAR permette all’arbitro di rivedere l’azione incriminata da un’altra angolatura, al rallentatore, si può zoomare sull’eventuale contatto, diventando, di fatto, un eccezionale strumento nelle mani del giudice. Ma l’ultima parola spetta sempre a lui, l’arbitro. E, con buona pace, dei 50 milioni di tifosi italiani, quest’ultimo può prendere una decisione che riesce nell’intento di scontentare tutti.

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Il celeberrimo gol di Muntari.
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Soggettività e oggettività

Qualche giorno fa ci ha lasciato a 87 anni Aldo Biscardi, storico conduttore televisivo del Processo del lunedì, successivamente rinominato proprio Processo di Biscardi. L’esortazione più celebre del presentatore (oltre a «Mi raccomando non parlate tutti insieme, ma solo due o tre alla volta») resta la sua richiesta continua della moviola in campo all’interno dei campi di calcio di serie A. Superfluo rimarcare come Aldo Biscardi abbia ottenuto ciò che chiedeva da decenni proprio qualche settimana prima di morire. Forse si può pensare, come chi scrive ha fatto, che il presentatore molisano, chiedendo l’avvento della tecnologia nel calcio, stesse commettendo un errore madornale. Perché vuole la moviola in campo? Proprio lui che fonda il suo decennale programma televisivo sulle polemiche che seguono le (in)decisioni arbitrali? Il tifoso medio (e, quindi, l’italiano medio) ci sguazza in tutto questo: perché levargli quel retrogusto dolce (o amaro) di poter sfogare la propria rabbia del weekend calcistico attraverso lo scontro (un po’ trash, senz’altro) che andava in onda ogni lunedì in prima serata?

La verità è che mentre chi scrive, da ragazzo innocente, non aveva capito proprio niente, Aldo Biscardi si trovava già qualche passo più avanti di tutti. Egli infatti era pienamente consapevole che l’avvento della tanto decantata moviola in campo non avrebbe modificato di una virgola il suo lavoro da moderatore (si fa per dire) del fiume di polemiche che attraversa tutte le settimane quel villaggio traballante rinominato calcio italiano. L’ultimo periodo, come si è potuto constatare, è stato comunque contornato da decisioni arbitrali dubbie (come è logico e normale che sia) che hanno scontentato allenatori, giocatori e tifosi, nonostante fossero state prese con l’aiuto del mezzo tecnologico. Come si è ricordato in precedenza, il regolamento del calcio è soggetto sempre all’interpretazione dell’arbitro. Quindi l’abbraccio di Ricardo Rodriguez su Danilo D’Ambrosio nell’ultimo derby di Milano può apparire netto per l’allenatore interista Luciano Spalletti, ma non riesce a convincere il collega milanista Vincenzo Montella; così come gli episodi arbitrali di Atalanta – Juventus (giusto per restare nelle ultime settimane) hanno provocato malumori e tensioni sia all’interno dell’ambiente bergamasco sia in quello torinese. Le polemiche e la baruffe non smetteranno mai di esistere, VAR o non VAR, poiché manca, banale ricordarlo, una vera cultura sportiva. Il tifoso appassionato, d’altronde, sportivo non lo è mai; e tutto questo Aldo Biscardi l’aveva capito prima di tutti.

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Aldo Biscardi “modera” il suo Processo.
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The revolution will be televised

La moviola in campo comunque apporta una rivoluzione nel mondo del calcio, a cui i tifosi si devono cominciare ad abituare presto. Il gioco diventa giudicabile dall’arbitro a posteriori, in replica, non più in diretta. Come hanno potuto constatare sulla propria pelle i tifosi di tutta la penisola, lasciarsi andare alla gioia sfrenata dopo un gol può diventare una beffa atroce. In un tempo nemmeno troppo lontano, un goal poteva essere annullato dopo, massimo, una manciata di secondi; adesso, invece, si è costretti ad aspettare anche qualche minuto. Ciò risulta difficile da comprendere per ogni appassionato di calcio. La sensazione di essere trasportati in un’altra dimensione subito dopo la rete della propria squadra del cuore (magari negli ultimi minuti di gioco, magari in un derby) è forse il motivo principale per cui, nonostante le innumerevoli problematiche e contraddizioni, il calcio continua ad appassionare chiunque. Con il VAR le emozioni adrenaliniche rischiano di scomparire, o perlomeno di affievolirsi. Come scrisse Eduardo Galeano, il goal è l’orgasmo del calcio. Ma si è mai visto un orgasmo in differita?

Questo, forse, ucciderà quello.

 

Giacomo Van Westerhout

Classe 1992, possiedo una laurea magistrale in ambito umanistico. Maniaco di qualsiasi cosa graviti intorno allo sport e al calcio in particolare, nonostante da sportivo praticante abbia ottenuto sempre pessimi risultati. Ho un debole per i liquori all'anice mediterranei, passione che forse può fornire una spiegazione alle mie orribili prestazioni sportive.

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