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La tragica vicenda di Giuliano Giuliani

7 minuti di lettura

Conosciamo calciatori morti in seguito a diverse malattie. La SLA, per esempio, sulla quale non si è ancora riusciti a far luce definitivamente: per quale motivo si ammalano moltissimi ex calciatori? C’è chi parla di determinati materiali presenti nei campi d’allenamento, negli spogliatoi, chi sibila che le cause possono essere ricercate in qualche sostanza più o meno proibita. Apparentemente non esistono persone legate al mondo del calcio morte dopo aver contratto l’AIDS. Già, apparentemente. Bisogna scavare nei bassifondi della memoria, dei ricordi, richiamare alla mente un piccolo trafiletto, qualche vaga intervista presto dimenticata. Giuliano Giuliani, ex portiere, tra le altre, di Napoli e Verona è morto in un ospedale di Bologna, il 14 novembre 1996. Si era ritirato dal calcio tre anni prima, dopo aver giocato l’ultima stagione con la maglia dell’Udinese. Per essere ricordati i calciatori possono morire in tantissimi modi. Ma non a causa dell’AIDS.

Giuliano Giuliani tra i pali.
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Giuliano Giuliani è stato un buon portiere, tra i migliori della sua generazione. Nel 1988 Dino Zoff, allenatore della nazionale olimpica, lo chiama come dodicesimo uomo per le Olimpiadi di Seul. Il titolare è Tacconi, portiere della Juventus, e Giuliano con la maglia della nazionale, per così dire, minore non gioca neanche un minuto. Ma già di per sé la convocazione è un ottimo traguardo e non a caso quell’estate si trasferisce da Verona a Napoli. I partenopei all’epoca non sono certamente una squadra qualsiasi; hanno appena perso uno scudetto in un mare di polemiche, ma si preparano alla rivincita. Giuliano difende la porta del Napoli per due stagioni, le quali si concludono con due trofei non banali: la Coppa Uefa dell’89 e lo scudetto del 1990. Giuliani è stato il portiere del Napoli di Maradona, ma provate a chiedere di lui in città: la gente si ricorda quasi esclusivamente di Garella, il numero uno del primo storico tricolore napoletano. Claudio Garella era un portiere esplosivo, spettacolare: nell’immaginario collettivo rimangono le sue parate con qualsiasi parte del corpo, «meglio con i piedi che con le mani» disse di lui, una volta, Gianni Agnelli. Di Giuliani, invece, non si sa quasi nulla. Si dice che fosse un tipo solitario, taciturno, poco avvezzo alla compagnia, specie quella dei suoi colleghi. Coltivava interessi al di fuori del mondo dello sport, amava la pittura e spesso disegnava lui le magliette con cui giocava, come l’eccentrico collega messicano Jorge Campos. Ma Giuliano Giuliani era tutt’altro che eccentrico.

Giuliani al San Paolo.
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Claudio Garella non è stato il suo predecessore solamente all’ombra del Vesuvio. Per uno strano scherzo del destino, Giuliani andò a sostituire Garella in ogni squadra di serie A: Verona, Napoli e Udinese. È il 1992 quando Giuliano rientra a casa sua, a Udine. Ad attenderlo trova un manipolo di poliziotti che lo conducono subito in carcere. L’accusa è di spaccio e detenzione di cocaina. I contorni della vicenda non verranno mai del tutto chiariti, l’unico dato certo è che il portiere dell’Udinese viene presto scagionato. Ma la macchia resta. Difende i pali della porta friulana per un’altra stagione, poi a 35 anni si ritira dall’attività agonistica.

A questo punto bisogna tornare indietro di qualche anno, sul finire degli anni ’80. Il Napoli vince la Coppa Uefa, la città impazzisce di gioia non soltanto per il risultato; avviene un vero e proprio esodo della tifoseria partenopea in Germania, a Stoccarda, teatro della sfida di ritorno della finale. «L’Europa la conosco grazie a Maradona, prima non ero mai uscito da Napoli» rivela un festante tifoso napoletano in Stazione centrale, in attesa del treno d’andata. La città e la squadra vivono in totale simbiosi con Diego e lui ciò non lo dimentica. A novembre organizza il proprio matrimonio con Claudia Villafañe, una delle tante donne della sua vita: tutta la squadra è invitata. C’è anche Giuliani, ovviamente, e insieme ai suoi compagni sorvola l’Oceano Atlantico, destinazione Buenos Aires, Argentina. È un matrimonio da mille e una notte, in grande stile. Ricco, sfarzoso, esagerato. Eccessivo, forse. Proprio qui, alle nozze argentine del re di Napoli, sembra che Giuliani abbia contratto l’AIDS. Verità? Leggenda? Non possiamo saperlo. Forse era necessario trovare una spiegazione, una qualsiasi, a una domanda ricorrente, sussurrata a bassa voce: come fa uno come Giuliani a contrarre tale malattia? L’AIDS è per omosessuali o tossici e lui non era né un omosessuale né un tossico. Misteri, fantasmi, solitudine, morte. Oblio.

Giuliano e Diego.
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I giorni successivi quel fatidico 14 novembre 1996 alla morte di Giuliani viene associata la parola malattia. Nessun giornalista prende la decisione di parlare apertamente di AIDS; qualcuno la menziona solamente alla lontana, si affida alle classiche espressione standardizzate quali “voci di corridoio”, “mormorii”. Effettivamente la famiglia non ha mai spiegato le ragioni ufficiali della morte di Giuliano, esclusa la moglie Raffaella Del Rosario a distanza di tanto tempo; lui stesso, in vita, negli anni della malattia ha tenuto tutti all’oscuro, esclusi suoi affetti più cari, come la figlia Gessica, accompagnata a scuola poche ore dopo l’ultimo ricovero in ospedale. L’ex portiere del Napoli morirà qualche ora dopo. L’AIDS è una malattia che faceva (e fa) paura. Forse chi ha inquadrato la vicenda nella maniera migliore è stato Giancarlo Corradini, suo ex compagno nell’epopea maradoniana: «Il calcio lo ha dimenticato perché in quegli anni si scappava da quella malattia. E così si è scappati anche da Giuliano». Come scrisse qualche anno prima Osvaldo Soriano, Triste, solitario y final.

 

Giacomo Van Westerhout

Classe 1992, possiedo una laurea magistrale in ambito umanistico. Maniaco di qualsiasi cosa graviti intorno allo sport e al calcio in particolare, nonostante da sportivo praticante abbia ottenuto sempre pessimi risultati. Ho un debole per i liquori all'anice mediterranei, passione che forse può fornire una spiegazione alle mie orribili prestazioni sportive.

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