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Le donne di Egon Schiele

3 minuti di lettura

Egon Schiele (1890-1918) vive a cavallo tra due epoche: la belle époque e la Grande Guerra. La sua vita e la sua pittura ebbero sempre un rapporto molto complesso con le donne.

Il vuoto europeo

Schiele visse in un momento molto incerto: in tutta Europa aleggiava un sentimento di crescente angoscia e di mancanza di certezze. Questo sentimento portò a una generale crisi esistenziale in tutti i campi dell’arte, come nel caso dei Fauves, la Brücke, lo stile angoscioso di Munch e le teorie freudiane. Frequentò l’Accademia di Belle Arti, dove fu notato da Gustav Klimt. Quest’ultimo lo prese come suo allievo.

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Klimt vedeva in Schiele un talento artistico più grande del suo, l’allievo invece considerava il maestro il suo padre artistico. Una volta cresciuto trovò la sua via artistica personale, che pendolava tra i due estremi dell’eros e del thanatos. Con questo connubio di opposti riesce ad esprimere emozioni talmente profonde che è in grado di smuovere forti sentimenti di disagio nel pubblico. Al centro della sua arte c’è la figura umana, spesso nuda, definita da tratti decisi e ben definiti.

Le donne di Schiele

Le donne sono rappresentate forti, possenti. Non sono più delle creature deboli e indifese, ma trasmettono tutta la forza della natura che racchiudono dentro di sé. Quelle di Schiele sono donne padrone di sé stesse, libere da ogni catena e convenzione della società. Tale indipendenza femminile viene figurata anche nell’aspetto più intimo dell’eros. All’epoca tale pittura veniva spesso etichettata come pornografica e oscena.

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Tutte le donne che raffigurò provenivano dai sobborghi più poveri o erano delle prostitute. Nonostante i corpi nudi i loro sguardi contengono sempre un’ombra di malinconia. La maliziosità e la provocazione non appartengono alle donne di Schiele, in loro prevale un sentimento di rassegnazione. La sua musa prediletta è Wally (Valerie Neuzil), che sarà sua amante per lunghi anni.

L’arte di Schiele

Quella di Schiele era un’arte che esprimeva una critica al bigottismo della borghesia dell’epoca, che si crogiolava tra pudori e moralismi di facciata. Le donne di Schiele allo stesso tempo attraggono e respingono lo spettatore, che ne rimane orribilato ma non riesce a staccare gli occhi dal triste erotismo di queste figure femminili.


Silvia Gastaldo

Studentessa di storia, laureata in Management per i beni culturali e con un master in visual merchandising. Viaggi, libri, arte, cinema e moda sono le mie grandi passioni.
Sono sempre alla ricerca di nuove fonti d'ispirazione nel panorama artistico contemporaneo, spinta da un'inarrestabile curiosità.

Vivo tra Parigi e Venezia, e il mio cuore si divide tra una corsa in metro e un tramonto sulla laguna.

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