«Che cosa sta succedendo?» – La domanda che Larry Gopnik, professore di fisica senza pretese, continua a chiedere e a chiedersi. (Una domanda che, a ben pensarci, riassume perfettamente tanto la sua, quanto la nostra vita.)
Lasciato dalla moglie, diviso tra i guai al lavoro, i problemi in famiglia, le liti coi vicini ed una figlia che passa le sue giornate a lavarsi i capelli, Larry si ritrova come immerso nelle sabbie mobili di una vita che ha preso la direzione sbagliata, bloccato senza vie d’uscita.
Perchè proprio a me?
Ecco la storia intorno a cui si snoda il film A serious Man, black comedy scritta e diretta dai fratelli Coen nel 2009. Un uomo qualsiasi da qualche parte nel midwest, che subisce gli eventi qualsiasi della sua vita chiedendosi perché, perché proprio a lui che di male non ha mai fatto niente.
Gli eventi, che si susseguono concatenati gli uni con gli altri con una precisione chirurgica, portano Larry all’esasperazione. E a decidere che dev’esserci per forza qualcuno con una risposta alla domanda fondamentale, quella che riassume i dubbi con cui ci si sveglia al mattino e si va a dormire la sera: «Che cosa sta succedendo?»
Le risposte a questa domanda, Larry le cerca presso tre rabbini.
Il primo, il più giovane, si lancia in un discorso sconclusionato sull’importanza della prospettiva, del punto da cui si guarda la vita.
Il secondo utilizza una parabola, il racconto di un dentista alle prese con un’incisione trovata per caso nei denti di un non ebreo, che non aggiunge né toglie niente a quanto il protagonista già sa, se non che Dio non ci deve alcuna risposta; anzi, a dire il vero non ci deve nemmeno la domanda.
Il terzo rabbino addirittura si chiude nel suo silenzio e si rifiuta di ricevere visite.
I luoghi comuni come risposte
Tutto quello che Larry sente sono clichè, i classici luoghi comuni dietro cui ci nascondiamo da sempre per evitare di affrontare una verità che forse non esiste. E intorno a lui si crea tutto un microcosmo di azioni e reazioni a questo buco nero, a questa grande risposta mancante. Il figlio che passa il tempo a fumare marijuana, la figlia che ruba i soldi e li mette da parte per rifarsi il naso, il fratello che crea il Pentaculus, un complesso sistema di simboli incomprensibili per descrivere e disegnare la realtà. Larry stesso si rifugia dietro la materia che insegna, la fisica, con le sue formule e i suoi principi dimostrati e validi. Ma anche quella sembra non bastare.
Si può fare filosofia con il cinema?
Lo stesso prologo iniziale, la storia in Yiddish di due uomini che potrebbero potenzialmente aver ucciso un demone come una brava persona, che si collega in modo confuso con il resto del film, è la metafora perfetta di tutta la pellicola. Può la vita essere compresa? Ha senso sforzarsi davvero di capire il perché delle cose? Le domande di Larry – e le nostre – non trovano risposta. A serious man è l’ennesima conferma del fatto che tramite il cinema si può fare non solo intrattenimento, ma anche filosofia.