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Luca Ronconi

Addio a Luca Ronconi, regista innovatore del teatro italiano

Giorno triste per il teatro italiano che oggi perde un suo grande protagonista ed innovatore: Luca Ronconi.

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6 minuti di lettura

Un sipario di tristezza è calato ieri sera quando, al Policlinico di Milano, si è spento l’attore e regista teatrale Luca Ronconi, stroncato da un’infezione virale che, unita alla sua delicata condizione di salute (il maestro infatti si sottoponeva regolarmente a dialisi), gli è risultata fatale. 

Ci sono parole per rendere il giusto tributo a questo regista fantasioso e controcorrente che inizia a lavorare in teatro nel 1963 con la compagnia di Corrado Pani e Gian Maria Volonté, che raggiunge il suo apice nel ’69, quando dirige l’Orlando Furioso nella versione di Edoardo SanguinetiCome è possibile ripercorrere il viaggio teatrale di quest’uomo, che nel corso della sua lunga carriera ha portato in scena cento e più spettacoli, diretto attori di ogni genere e tipo, ed insegnato all’accademia di Arte Drammatica di Roma, che a suo tempo l’aveva avuto tra i suoi banchi come allievo? 

Luca Ronconi

Il nome di Ronconi è ormai per tutti, «addetti ai lavori» e non, sinonimo di teatro. Anzi, ancora più specificatamente è sinonimo di regia, quell’arte composita che consiste nel creare spettacoli, istruire gli attori, offrire alla platea il fiore, sempre più trascurato e dimenticato, della drammaturgia di tutti i tempi. 

Luca Ronconi, che aveva iniziato come attore, ha infatti abbandonato presto quella strada per dedicarsi alla regia, reinventando l’arte dell’attore, creando ex novo la drammaturgia dello spazio, perché

È sbagliato rimanere ancorati a testi esclusivamente drammaturgici […]; ho cercato sempre di contrastare questo tipo di fossilizzazione nel portare testi letterari direttamente in palcoscenico. Quando un testo diventa classico, la sua destinazione non può più essere il palcoscenico, ma è la letteratura e interessa in quanto letteratura. Quelli che sono gli artefici della rappresentazione, diventano in questi casi puro cascame, non servono più, anzi, appesantiscono: va rappresentato, come dire?, il sogno di quel testo lasciato alla letteratura, con tutte le ambiguità della letteratura.

(da Luca Ronconi in Un’idea di teatro di Maddalena Lenti).

Pochi hanno rotto la trama della drammaturgia come ha fatto il Maestro, sempre alla ricerca di nuovi testi, non solo teatrali o letterari, ma anche scientifici o operistici: nulla passava inosservato alla «lente» della regia di Luca Ronconi, che passa al vaglio, soprattutto, le opere considerate ormai paradigmatiche, sviscerandole per scovare le loro potenzialità meno evidenti. 
Non solo un lavoro sui testi, ma anche e soprattutto un lavoro sull’attore, debitore a Ronconi dell’invenzione di uno stile interpretativo unico, che sfonda le barriere della classicismo, del naturalismo e della tragicità: Ronconi smonta la parola dall’interno, ha chiesto ai suoi attori di spingere sempre più in là le loro capacità, di dilatare i tempi normalmente richiesti all’azione per portare in superficie nuovi significati e mettere in discussione il significato letterale del testo. 

Luca Ronconi

Da ultimo, l’intensa, costante attenzione verso lo spettatore, perché se infatti si scava al di là della vox populi per cui Ronconi fosse irrispettoso verso il suo pubblico, quasi un «annoiatore» conscio di esserlo, si scopre invece che il Maestro affidava al pubblico forse uno dei compiti più importanti: quello di completare le sue visioni sceniche, elaborando blocchi enormi di testo, «patendo e vivendo» tanto quanto l’attore in scena. Ronconi, in ogni caso, non mancava di fare dell’ironia sul fatto che, spesso, lo sforzo richiesto fosse davvero altro: «dura solo cinque ore..», scherzava il regista. Più o meno la durata della Lehman Trilogy, l’ultima fatica teatrale di Ronconi, in scena al Piccolo di Milano, la «creatura» di Giorgio Strehler portata alla ribalta a livello internazionale sotto la direzione di Ronconi, fino al 15 marzo.

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Si è chiuso un sipario importantissimo sulla scena teatrale e culturale italiana, figlia senza più quel padre che le ha donato col suo carattere geniale e irascibile, ironico e coltissimo, poesia, bellezza e cultura ma anche molti dubbi e domande. Ronconi è stato un uomo che ha scelto il teatro, e che ad esso ha dedicato tutta la sua vita e oggi siamo, putroppo, di fronte alla fine di un mondo. Che succederà? Il futuro è tutto da scrivere e mai come oggi, persa una «pedina» così importante, capace di catalizzare su di sé non solo l’attenzione mediatica, ma anche e soprattutto la passione di attori, altri registi e spettatori, c’è il bisogno di trovare nuove vie, nuove possibilità, nuove guide per dare alla scena la stessa calamitica energia che nel corso della sua lunga carriera le ha regalato Luca Ronconi. 

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Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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