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«Io, rifugiato politico in Italia, aiutatemi a salvare la mia fidanzata»

Rahmat Rezai, 28 anni, ha lasciato l’Afghanistan quando era solo un bambino. Dall'arrivo dei talebani, la sua fidanzata Sakina è nascosta in casa di alcuni parenti.

5 minuti di lettura

«A settembre avremmo dovuto sposarci. Ora sembra tutto così lontano». 28 anni, la voce stanca ma ancora piena di speranza, Rahmat Rezai parla della sua fidanzata Sakina, 22 anni, bloccata in Afghanistan e nascosta in casa di alcuni parenti. Da quando i talebani hanno ripreso il potere, raggiungendo la capitale Kabul, migliaia di afghani cercano disperatamente di lasciare il Paese: Sakina è una di loro.

«Rischia davvero tanto. La situazione – aggiunge Rahmat – è pericolosa per tutti, ma per lei lo è ancora di più. Come me, infatti, lei è sciita di etnia hazara: i talebani non ci vedono di buon occhio, poiché ci considerano degli infedeli. Inoltre, suo fratello era soldato dell’esercito della Repubblica e adesso è fuggito».

In Italia da quattordici anni come rifugiato politico, Rahmat ha lasciato l’Afghanistan quando era solo un bambino. Si è laureato col massimo dei voti all’università di Napoli Federico II e, oggi, vive in provincia di Caserta dove lavora come ingegnere. Fino a pochi giorni fa, era alle prese con l’organizzazione di un matrimonio che, adesso, la situazione nel suo Paese gli impedisce di compiere, cambiandogli la vita ancora una volta.

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«Ci siamo conosciuti online, grazie a una mia zia. Ci siamo innamorati quasi subito l’uno dell’altra. Sei mesi fa, ci siamo fidanzati e abbiamo promesso di sposarci con una piccola cerimonia religiosa a distanza. Purtroppo non c’è nulla di ufficiale, altrimenti sarebbe forse più facile farle lasciare l’Afghanistan. Avremmo dovuto sposarci a settembre in Iran e poi lei sarebbe venuta con me in Italia».

Sakina era felice di lasciare l’Afghanistan?
«Era felicissima di poter venire qui con me. Il suo sogno era iscriversi all’università e laureasi qui in Italia. Facevamo molti progetti e, fino a poche settimane fa, tutto sembrava andare per il verso giusto. Poi, un giorno, i talebani sono entrati nel suo villaggio, nella provincia di Jaghuri e tutto è cambiato. Molti sono stati arrestati, altri sono già spariti: nelle città c’è il caos e la paura».

Sakina come le descrive quello che sta accadendo lì?
«Come una situazione tragica. Adesso ha lasciato casa sua: si sente più al sicuro a casa di alcuni parenti. In realtà, però, tutta la sua famiglia è a rischio. Abbiamo paura che, non essendo sposata né ufficialmente fidanzata, possa essere costretta a sposare un talebano o, peggio, possa essere “punita” per le sue origini o perché suo fratello era un soldato».

Lei, invece, quando è arrivato in Italia come rifugiato politico?
«Sono arrivato qui nel maggio del 2007 come rifugiato politico, ma il mio viaggio era cominciato molto prima. Sono fuggito che avevo soli sei anni: Pakistan, Iran e poi il viaggio verso l’Italia. I miei genitori, però, non ce l’hanno fatta. Durante la fuga dal nostro Paese sono stati fermati dai talebani: da allora nessuno ha più avuto loro notizie».

Qual è la sua speranza adesso?
«Spero che Sakina riesca a lasciare l’Afghanistan attraverso un corridoio umanitario: ho letto che molti stanno riuscendo a raggiungere l’Europa e l’Italia, salvandosi dai massacri dei talebani. Ho provato a mettermi in contatto con la Farnesina, ma nessuno mi ha risposto. Ecco perché ho deciso di parlare con i giornalisti: spero che qualcosa si smuova. Il tempo, però, è poco. Presto i talebani prenderanno anche il controllo dell’aeroporto di Kabul: mancano pochissimi giorni, probabilmente già alla fine di agosto lasciare il Paese non sarà più possibile. Non perdo la speranza: se qualcuno può aiutare me e Sakina, mi contatti subito».

Ora vi state sentendo?
«Ci sentiamo ogni giorno. Le parlo, provo a rassicurarla, ma la situazione non è semplice. Poco fa le ho parlato al telefono. Le ho detto “stai attenta, ti voglio bene”. Spero di poterglielo dire anche domani».

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Gianluca Grimaldi

Napoletano di nascita, milanese d'adozione, mi occupo prevalentemente di cinema e letteratura.
Laureato in giurisprudenza, amo viaggiare e annotare, ovunque sia, i dettagli che mi restano impressi.

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