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Ancora nel Mondo Nuovo. Su «02.02.2020» di Sergio Rizzo

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6 minuti di lettura

La scena si apre così: un grafico incisore che fa le tre di notte da qualche settimana per trovare il colore giusto per tingere la nuova banconota italiana, susseguita al cambio di valuta. La Nuova Lira. «Sarà Verde, dice Rizzo, verde speranza e verde come i colli trentini che accolsero la giovinezza del padre dell’Italia e dell’Italia europea, Alcide De Gasperi. Ora, però, niente più Europa».

Cronaca-distopica

Il nuovo libro di Sergio Rizzo, 02.02.2020. La notte che uscimmo dall’euro (Feltrinelli, acquista) non è esattamente ciò che ci si aspetterebbe da un giornalista/saggista come lui. Perché il libro non è un saggio, non è un’inchiesta, non è un reportage. Un romanzo? Nemmeno; stentiamo anche a definirlo una distopia, ma è il genere – quello distopico – che più gli si avvicina: una cronaca-distopica, forse. Il prolungamento dello sguardo sul presente verso un futuro, un futuro vicinissimo: quello dei prossimi due anni.

02.02.2020

Perifrasi

I toni di Rizzo non sono orwelliani (anche se il titolo 02.02.2020 il tono orwelliano ce l’ha), né huxleyiani, non hanno la pretesa sistematica, quasi metafisica, delle grandi narrazioni distopiche del secolo scorso. Rizzo ragiona per logiche conseguenze, per sintesi deduttive. Nell’Italia del biennio 2018-2020, nell’Italia che Rizzo racconta con un’ironia che trapassa nell’inquietudine, tutti i nomi sono velati. Non ci sono nomi, e i riferimenti avvengono per perifrasi – perifrasi che, d’altro canto, non lasciano alcun dubbio.

Walt Disney

Riconosciamo subito di chi stiamo parlando, di chi Rizzo sta parlando: c’è un Capo del Governo marionetta che presto «sarebbe tornato a fare l’avvocato. Senza quel tremendo peso sullo stomaco»; e cioè si dimette a fronte delle pressioni antieuropeiste che spingono dalle sponde dei due ministri leader. E c’è uno dei due, immagina Rizzo, quello del  «prima gli italiani» col fazzolettino verde nella tasca della giacca, che ne diverrà il nuovo sostituto. C’è il nuovo partito, il Partito Sovranista Italiano o Partito Sovranista Unico, nato a fronte dell’unione delle due forze precedentemente tenute insieme dal Capo del Governo ora dimessosi. E c’è il nuovo Capo del Governo, il leader populista che ha sostituito l’avvocato ora tornato alla sua vecchia professione, quello del prima-gli-italiani col fazzoletto verde di cui dicevamo poc’anzi, il quale inaugura il Nuovo Mondo salutando la Nazione con parole che Rizzo immagina così: «Giuriamo di non mollare, fino a quando non avremo liberato tutti i popoli d’Europa. Come diceva Walt Disney: se puoi sognarlo, puoi farlo».

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Uscire dall’euro

La cronaca-distopica rizziana 02.02. 2020 ruota intorno all’uscita dall’Euro, che si rivelerà una catastrofe per l’Italia, della quale Rizzo traccia solo alcune conseguenze possibili. Cambia tutto: cambiano i testi scolastici, quelli di storia, che d’ora in poi guarderanno con occhio malevolo alla storia d’Europa, accentuandone asperità e conflitti interni per indurre un po’ di disgusto nelle giovani coscienze; cambia la valuta, ora Lira Nuova; cambia l’Articolo 11 della Costituzione, si accorcia e inasprisce i toni:  «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ammettendo comunque la difesa dei propri confini nazionali»; cambia perciò la politica sull’immigrazione, cambiano i confini, i dazi, i rapporti con l’estero. Trump saluta con favore alla nuova regressione. Cambia, in una parola, tutto – ma in peggio, retrocedendo.

L’orrore, l’orrore

Noi talvolta Rizzo lo immaginiamo lì nel suo studio come il grande Kurtz di Conrad/Apocalypse Now, che giace spirando parole rimaste iconiche: «L’orrore, l’orrore». E come ha scritto Severgnini: «è sbagliato essere catastrofici, ma un po’ d’ansia è legittima». Il problema è che l’ansia suscitata dal libro di Rizzo si taglia col coltello da quanto è ben costruita, ben studiata: i personaggi, le loro parole, gli ecosistemi sono così perfettamente mimati dalla penna di Rizzo che la strada da lui tracciata per il futuro sembra l’unica possibile. Magari la storia è razionale, e le cose andranno diversamente; magari no, e finiremo come ci dice Rizzo. E già questa è una buona ragione per leggere il libro.

02.02.2020 va letto

Poi, 02.02.2020 va letto perché è intelligente, ironico (lo è?), e scritto bene. Ed è un buon stimolante. Essere ottimisti va bene, ma una sana dose d’ansia va benissimo, così, giusto da scansare eventuali incidenti sul percorso, e premunirci prima che sia troppo tardi. Altrimenti gli incidenti diventano valanghe, e a cose fatte è difficile intervenire, sopratutto se i fatti rimangono nascosti dietro il sorriso rassicurante del Leader Populista. Il quale, soddisfatto, il debito pubblico altissimo ma l’Italia svincolata dall’euro, e dall’Europa, vi metterebbe forse una mano sulla spalla dicendovi: «ma è inutile che ti spieghi, questa è la politica. Non ti preoccupare, è tutto regolare, tutto a posto…».

Giovanni Fava

25 anni; filosofia, Antropocene, geologia. Perlopiù passeggio in montagna.

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