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Artivismo in risposta ai problemi dell’Antropocene

Dalla newsletter n. 29 - giugno 2023 di Frammenti Rivista

10 minuti di lettura

L’Olocene, l’era geologica più recente, ha ceduto il passo all’Antropocene, l’epoca attuale, dominata dagli effetti devastanti dell’impatto della civiltà e caratterizzata dall’emergenza del cambiamento climatico, una delle grandi sfide collettive che l’umanità dovrà fronteggiare nei prossimi anni.

Dagli anni Sessanta in poi la questione del climate change è stata indagata da un punto di vista scientifico, politico, culturale e filosofico e oggi anima il dibattito artistico, in linea con le più recenti tendenze dell’artivismo – neologismo derivante dall’incontro tra arte e attivismo per indicare forme di espressione artistica dal contenuto sociale e politico – che vede gli artisti contemporanei in prima linea nel prendere posizione davanti a questioni inerenti alla giustizia sociale, ambientale e alla parità di genere. Dove la politica a volte appare poco incisiva nel prendere misure atte al contenimento dei danni di un processo ormai inarrestabile e la scienza non sempre riesce a comunicare alle masse per via della complessità e stratificazione dei contenuti – che, au contraire, vengono banalizzati dalla comunicazione massmediale mainstream -, l’arte può offrire una terza via capace di trasformare nozioni e dati empirici in contenuti materiali e tangibili riguardanti deforestazioni, scioglimento dei ghiacciai e inquinamento dei mari. Nasce, dunque, una sinergia tra arte e scienza che vede artisti e scienziati lavorare fianco a fianco in progetti ibridi, a metà strada tra reportage scientifico e opera d’arte, dove l’artista contemporaneo opera come una sorta di semionauta, per usare una felice definizione del critico francese Nicolas Bourriaud, intento a navigare nel mondo per intercettare cambiamenti in atto e «osservare la struttura molecolare delle realtà sociali».

«Highwater Line» (Eve Mosher)

Tra i numerosi progetti artistici che raccontano il cambiamento climatico spicca quello iniziato nel 2007 dall’artista newyorkese ambientale Eve Mosher, Highwater Line, che incide direttamente sul tessuto urbano e prevede un coinvolgimento attivo della cittadinanza. Inizialmente legato a New York City e successivamente diffusosi in altre città americane grazie al coinvolgimento delle comunità locali, Highwater Line è oggi giunto fino a Dublino, con l’obiettivo di creare consapevolezza sui rischi delle inondazioni causate dall’innalzamento delle acque durante eventi climatici avversi. Servendosi di una strumentazione tecnica costituita da immagini satellitari e mappe topografiche, nonché basandosi sull’evidenza di dati cartografici e statistici forniti da…

Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

Antonia Cattozzo

Appassionata di qualsiasi forma d'arte deve ancora trovare il suo posto nel mondo, nel frattempo scrive per riordinare i pensieri e comunicare quello che ciò che ha intorno le suscita.

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