Quasi settanta metri di lino ricamato sono sufficienti per raccontare un evento radicale della Storia. Lo sapevano bene i Normanni, da poco arrivati in Inghilterra, quando nella seconda metà del XI secolo venne realizzata la splendida Tapisserie de Bayeux – in realtà un ricamo, e non un arazzo come erroneamente viene definita. L’opera d’arte, probabilmente commissionata da autorità ecclesiastiche vicine al nuovo re Guglielmo il Conquistatore, rappresenta i due anni di eventi culminati nella Battaglia di Hastings del 1066, in cui Guglielmo sconfisse gli Anglosassoni.
Discendenti di un gruppo di razziatori scandinavi – dunque appartenenti alla grande famiglia che riuniamo sotto il nome di Vichinghi – a cui era stato permesso di insediarsi sulle coste della Manica nel 911, il popolo normanno viveva stabilmente nel suo ducato da un secolo e mezzo; era inevitabile che la posizione geografica e la rilevanza sullo scenario europeo di cui si erano presto resi protagonisti permettesse ai Normanni di trattare alla pari con i regni circostanti, come appunto quello anglosassone. Nel 1002, Emma, sorella del duca normanno Riccardo II, sposò il re inglese Etelredo II, unendo le due dinastie: frutto dell’unione fu Edoardo (detto poi il Confessore, divenuto santo e protettore della famiglia reale inglese), che sarebbe rimasto in esilio proprio in Normandia mentre in Inghilterra regnava la dinastia danese di Canuto il Grande. Il re di Danimarca aveva infatti conquistato il regno anglosassone negli anni Dieci del secolo, sposando la vedova di Etelredo II per legittimare il suo posto sul trono. Nel 1042 Edoardo fu richiamato sul trono inglese dalla nobiltà e dal clero dopo la morte del fratellastro – poiché figlio di Canuto il Grande e di Emma di Normandia – Canuto II. Il regno di Edoardo il Confessore fu pacifico e naturalmente legatissimo alla sua giovinezza in Normandia, da cui si portò dietro funzionari e aristocratici. Nel 1060, anziano e senza eredi maschi, Edoardo dichiarò suo successore sul trono inglese il lontano cugino per parte materna Guglielmo II, duca di Normandia.
Questo volere non fu però rispettato quando nel gennaio del 1066 Edoardo morì. Ad autoincoronarsi re con il nome di Aroldo II fu infatti il cognato del defunto (era il fratello della moglie Edith), potente conte del Wessex, la cui famiglia era stata vicinissima ai re danesi e capace di restare sulla cresta dell’onda tra i numerosi travolgimenti degli ultimi decenni. Era un gesto grave, poiché Aroldo II aveva anche giurato di fronte a Guglielmo che non avrebbe ostacolato la successione al trono: la rilevanza di questo sfregio fu tale che il giuramento venne scelto dai realizzatori come incipit degli eventi ritratti nella tapisserie di Bayeux (esplorabile completamente online), che terminano proprio con la morte dell’usurpatore in battaglia. Il duca normanno trascorse alcuni mesi a radunare uomini e merci necessari alla spedizione con cui si sarebbe ripreso ciò che gli spettava. Il tutto con il beneplacito del Papa e con il supporto di numerosi uomini armati provenienti da tutto il continente: all’inizio di settembre aveva sotto il suo comando un numero di uomini che gli studi più recenti stimano tra i 5.000 e gli 8.000, di cui circa 2.000 cavalieri. Alla fine del mese, finalmente, la partenza di Guglielmo attraverso la Manica su qualche centinaio di navi.
La scelta del momento per la partenza non fu dettata solo dai venti favorevoli. A complicare tutta la faccenda anglo-danese-normanna bisogna aggiungere alla scacchiera Tostig, il fratello di Aroldo II, tornato dall’esilio a cui Edoardo il Confessore l’aveva condannato l’anno precedente proprio su pressioni di Aroldo. Tostig si era alleato con Harald III Hardrada, re di Norvegia e grande condottiero, per recuperare il titolo di conte di Northumbria che gli era stato revocato. I due erano sbarcati in Inghilterra con un grande esercito, ma dopo un’iniziale fase favorevole erano stati sconfitti da Aroldo II a Stamford Bridge il 25 settembre. Solo tre giorni dopo, il 28 settembre, Guglielmo sbarcava a Pevensey e si affrettava a conquistare Dover per poi a fortificare il borgo di Hastings. A metà ottobre, nell’umida piana antistante, circondata da paludi e boschi, i Normanni avrebbero affrontato gli Anglosassoni di Aroldo II, fiaccati da tre mesi di campagna contro i Norvegesi. Quella di Hastings fu una battaglia molto lunga per quel periodo storico, durata l’intera giornata. Secondo la tradizione Aroldo II morì in battaglia da buon re medievale mentre la cavalleria normanna sfondava i muri di scudi anglosassoni.
I Normanni procedettero quindi a sopprimere le resistenze in tutta l’Inghilterra centro-meridionale, fino all’incoronazione di Guglielmo a Westminster il giorno di Natale. Entro il 1071 Guglielmo riuscì a sottomettere l’intero regno che gli spettava di diritto, corrispondente all’attuale Inghilterra. È probabile che già in questi anni iniziasse la lavorazione della tapisserie come opera commemorativa, propagandistica e legittimante per l’invasione armata; la maggior parte degli specialisti ne colloca la commissione negli ambienti di Oddone, fratellastro di re Guglielmo e arcivescovo di Bayeux (la cui cattedrale fu, non a caso, consacrata nel 1077). L’aristocrazia normanna, massicciamente sostituita a quella anglosassone, aveva cominciato subito a mettere le fondamenta per un nuovo ordine su numerosi piani della vita, basandosi sulla loro esperienza continentale e appoggiandosi alle innovazioni già introdotte da Edoardo il Confessore e in certi casi anche alle eredità danesi. La suddivisione del regno venne riorganizzata intorno a centri fortificati (poi evolutisi nei castelli tradizionali dell’immaginario) nello stile detto motte and bailey. Era la base del nuovo sistema feudale che faceva riferimento direttamente al re, di cui abbiamo una preziosa testimonianza nel Domesday Book, un catasto commissionato da Guglielmo tra il 1085 e il 1086 in cui erano elencati i terreni all’interno del regno, le loro caratteristiche e i proprietari, e i cambiamenti occorsi dall’epoca di Edoardo. Dal XII secolo possiamo parlare effettivamente di una cultura anglo-normanna, generata dall’incontro di quella vecchia con quella nuova: si può incontrare in ambito architettonico, soprattutto nelle cattedrali romaniche, ma anche linguistico, con l’incontro del francese con la parlata anglosassone.
L’invasione normanna avvicinò l’Inghilterra (e poi le isole britanniche) all’Europa continentale, e la allontanò dall’orbita scandinava. Ma l’intreccio dinastico – non dimentichiamo che il duca di Normandia era ancora un vassallo del re di Francia che ne manteneva tutte le prerogative – la legava in un abbraccio mortale: iniziava proprio nell’XI secolo a svolgersi la lunghissima miccia che avrebbe innescato tutti i conflitti tra Inglesi e Francesi almeno fino al termine del Medioevo.
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Per saperne di più:
M. Morris: The Norman Conquest, Penguin, 2013
I. Mortimer: The time traveller’s guide to Medieval England, Vintage, 2009
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