La Sardegna, quella più vera e inesplorata, custodisce tra le sue dune un piccolo gioiello di storia e cultura: Bithia, un inedito centro fenicio. In località Chia, lungo la costa del comune di Domus de Maria, ad una quarantina di chilometri a ovest da Cagliari, in un Sud aspro e selvaggio proteso verso le coste dell’Africa, lontani centinaia di chilometri dalla seducente e manierata Costa Smeralda, ci si immerge nel cuore incontaminato e primitivo dell’isola, palpitante di vita. L’alternarsi di cale e promontori disegna un profilo sinuoso e unico al mondo, in cui è facile perdersi e innamorarsi. Di fronte all’arcaica bellezza della Torre difensiva, macchiata dal rosa dei fenicotteri, si intuisce che questa distesa di candida sabbia e acqua dai riflessi verde smeraldo è molto più che una comune località vacanziera, nasconde nel proprio grembo una storia millenaria, un che di segreto e misterioso, che sembra parlarci attraverso l’intenso profumo di mirto e rosmarino.
La flotte salpate dall’antico Libano approdarono sul litorale sardo nel IV secolo a.C, costringendo la preesistente popolazione nuragica (Plinio il Vecchio li chiamava Vietassi) alla fuga verso l’entroterra. Incantati dal luogo, i fenici di Cartagine, Tiro e Ugarit vi fondarono Chia, ovvero luna, da sempre immagine topica della nostra condizione di esseri umani. La luna, e le acque in cui essa si specchia, già rappresentavano per le antiche popolazioni sarde un vero e proprio oggetto di culto e adorazione, come testimoniano le sette sfere in pietra, disposte nella terra secondo la costellazione dell’Orsa Minore, ancora oggi visibili nell’entroterra delle spiagge di Monte Cogoni e di Dune di Campana, sul vicino monte Setti Ballas.
Sarà proprio il mare a rivelare agli uomini del nostro tempo una storia che fino a quel momento era rimasta sommersa. Nel 1930 una violenta mareggiata colpisce il litorale di Chia, riportando alla luce l’antica necropoli fenicia. Gli scavi, che iniziano nel 1933 sotto la guida dell’archeologo Antonio Tamarelli, portano alla luce una stele del III secolo d.C. sulla quale è inciso in Neopunico il nome Byt’n, ovvero Bithia, che aveva sostituito in periodo punico-romano la precedente denominazione Chia.
Tra le scoperte più rilevanti di questa fortunata campagna di scavi vi è il ritrovamento di una statua votiva, alta circa 80 cm, raffigurante il Dio Bes, divinità a cui probabilmente era dedicato il tempio. Oggi, gran parte dei reperti rinvenuti si trova presso il Museo civico di Domus de Maria e il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Da quel momento, la terra di Chia ha continuato a raccontare a turisti e studiosi la propria storia. Ancora oggi è possibile ammirare i resti del tempio punico e dell’antico cimitero di incinerazione, destinato esclusivamente alla sepoltura di bambini morti in tenera età o nati senza vita, sull’isolotto Su Cardolinu (isola del Fungo), raggiungibile dalla Torre di Chia in pochi minuti a piedi, attraverso un corridoio di sabbia bianca immerso nei ginepri. Ma questa non è l’unica testimonianza storica della zona. A pochi chilometri si trova uno dei fiori all’occhiello della storia dell’archeologia in Sardegna, la Zona Archeologica di Nora, altra importante città fenicia del territorio del comune di Pula.
Oltre agli aspetti culturali, questo lembo estremo dell’isola offre altrettante bellezze naturalistiche. Procedendo da Chia verso ovest si apre la spiaggia di Sa Colonia, lungo arenile di sabbia fine e bianchissima che percorre per circa un kilometro tutta la Baia, dal promontorio di Monte Cogoni alla Torre di Chia. L’imponente edificio costiero in pietra calcarea, alto circa 13 metri, venne costruito nel 1578 per volere del vicerè De Moncada, per contrastare i ripetuti attacchi di pirati nordafricani attirati dalle acque dolci della foce del fiume omonimo. Tale costruzione, visitabile a piedi, a pochi minuti dalla spiaggia di Monte Cogoni, fa parte di un complesso sistema di torri fortificate d’avvistamento che costituiva una delle principali vie di comunicazione e di difesa lungo la costa occidentale dell’isola, dal golfo di Cagliari fino ad Alghero.
Nonostante una porzione della spiaggia Sa Colonia sia occupata dagli ombrelloni di un albergo e di alcuni stabilimenti balneari, la maggior parte è libera e facilmente raggiungibile dalla strada percorrendo una passerella in legno che in pochi minuti conduce al parcheggio vicino, oppure scendendo dall’alto promontorio lungo una scalinata di 60 gradini ricavata nella pietra originaria del colle. In alcuni tratti la spiaggia muta la propria forma, diventando una sottile lingua di terra che divide solo per pochi metri l’acqua salata del mare dalla retrostante Laguna salmastra, importante oasi faunistica che accoglie ogni anno stormi di fenicotteri rosa che vi fanno tappa nel loro viaggio migratorio verso l’Africa.
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Superato Monte Cogoni, seguendo un breve percorso fatto di “sali e scendi” totalmente immerso nella vegetazione mediterranea, ecco comparire la finissima sabbia dorata della piccola e segreta Cala del Morto, un luogo nascosto tra le insenature tra ripidi scogli e promontori. L’assenza di un turismo di massa permette a qualsiasi amante della natura di godere appieno della bellezza del luogo, immergendosi nel profumo deciso del lentischio, del cisto e dei pini marittimi che incorniciano questa spiaggia. Le successive Porto Campana e Su Giudeu (dallo stesso nome dell’isoletta antistante) si distinguono per le alte dune (fino a 20 metri), un patrimonio inestimabile che la Regione sta cercando in tutti i modi di preservare. Procedendo verso Capo Spartivento, punta estrema dell’isola, si incontra Cala Cipolla dove la spiaggia si trasforma in una piscina naturale, racchiusa da lunghe scogliere in granito rosa che circondano il mare cristallino.
Ciò che distingue Chia dalle altre mete balneari è lo stretto rapporto tra storia e turismo, tra passato e presente. Proprio su Monte Cogoni, dove vennero rilevati importanti resti di antiche abitazioni, ora sorge il Chia Laguna Resort, complesso composto da quattro diverse strutture alberghiere da tre a cinque stelle, che rappresenta un ottimo esempio di turismo sostenibile, sensibile alle esigenze della natura ed alla salvaguardia del paesaggio. Dal lusso e dalla raffinatezza dell’hotel a 5 stelle Laguna, lungo le pendici di Setti Ballas, al più semplice e sobrio albergo Baia Chia, 3 stelle, che offre ai suoi clienti la possibilità di vivere intensamente il mare e l’intero ecosistema sardo.
Gli spazi comuni e i bungalow d’alloggio, direttamente affacciati sul mare o sulla Laguna, sono perfettamente mimetizzati e integrati nella macchia mediterranea. La sera la totale assenza di inquinamento acustico e luminoso (ci si sposta solo a piedi ed i percorsi sono illuminati da lampioni discreti) permette di riscoprire antiche suggestioni: alzando lo sguardo al cielo nelle notti di novilunio ci appare in tutta la sua bellezza la scia chiara e luminosa della Via Lattea, uno spettacolo che ripristina quella primigenia simbiosi che permette all’uomo di riconoscersi nella Natura che lo circonda.
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