NFT, realtà virtuale, Digital Art… Da sempre, l’arte va di pari passo con il progresso tecnologico e lo sfrutta per rinnovare se stessa e presentarsi nuovamente al pubblico, stupendolo ogni volta. Negli ultimi anni le mostre digitali, o meglio, “immersive”, hanno conquistato le città italiane ed europee, grazie a nomi altisonanti della recente storia dell’arte, battendo botteghini di cinema e musei. Nate insieme al mondo dei social network e alla definizione di “instagrammabile”, le mostre digitali si sono gradualmente trasformate in un fenomeno di massa che in termini di comunicazione ha avuto una risonanza rara per il mondo della cultura.
Cosa sono le mostre “immersive”?
Quella delle cosiddette mostre immersive, in particolare, è una moda che da diversi anni affascina e attira milioni di visitatori all’interno degli spazi espositivi. Per chi ancora non si fosse concesso di affrontare quest’esperienza o, vivendo probabilmente su un altro pianeta, non ne avesse proprio sentito parlare, vengono definite mostre multimediali immersive le esposizioni che si compongono non di opere materiali, fisiche, come è di solito, bensì di riproduzioni digitali delle stesse. Queste sono proiettate in grandi sale vuote, sulle pareti, così come sul pavimento e sul soffitto, andando a creare un ambiente, appunto, immersivo. La mostra è solitamente accompagnata da un sottofondo musicale o sonoro accattivante, studiato appositamente, che possa trasmettere più facilmente e anche inconsciamente allo spettatore il senso di ciò che sta vedendo, o meglio, vivendo. È proprio lo spettatore al centro di queste esposizioni, non più osservatore passivo ma agente, elemento dell’ambiente, travolto a sua volta dalle opere proiettate. Queste mostre, insomma, si pongono come obiettivo di eliminare la mediazione, e talvolta il limite culturale e nozionistico, del quadro, dell’opera materica tradizionale, permettendo un impatto conoscitivo immersivo e totale, immediato e spontaneo. Spazio emozionale, avvolgente e strabiliante.
In questo modo l’opera d’arte in quanto oggetto materiale e presente, dotato di un preciso significato, viene sostituito da una reincarnazione digitale che viene ingigantita, si dinamizza, diventa una performance dal carattere poetico, ma molto più simile a un’illusione che a un sogno. Un sogno che talvolta ha un costo eccessivo – il prezzo medio è di circa 15 euro – una durata breve (30 minuti) e di cui portiamo a casa solo uno semplice scatto controluce che ci ritrae circondati da pennellate pixelate di svariati colori.
Una ricetta vincente
La scelta di artisti ultra-noti, diciamo quasi mainstream, così come l’intento ludico, certamente aiuta l’avvicinamento all’arte, o quanto meno a questo tipo di fruizione dell’arte, da parte anche di coloro che non sono soliti frequentare musei tradizionali, arrivando a registrare ingressi, e dunque incassi, talvolta da record.
Un caso su tutti quello dell…