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«Chiamare a raduno». Atavismo e femminilità in HangarBicocca

Una natura serena e luminosa, ma anche criptica e selvaggia: Chiara Camoni ci porta in una dimensione governata da una femminilità atavica fra giardini, ninfe e spiriti. In mostra fino al 21 luglio 2024

8 minuti di lettura

Varcare la soglia – Chiara Camoni

Tra giardini all’italiana tracciati da percorsi di coccio prendono vita spiriti femminili negli spazi di Pirelli HangarBicocca. In mostra dal 15 febbraio al 21 luglio 2024, la personale di Chiara Camoni, a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse è un inno alla natura e al suo vitalismo panico. L’esposizione mostra il suo corpus di opere più ampio, con sculture ed installazioni che pongono al centro la pratica della ceramica, in cui sono inseriti fiori e piante vive. Gli spiriti femminili citati prima sono le Sisters, serie più longeva (ed ancora in corso) realizzata da Chiara Camoni: si tratta di composizioni realizzate da strati di collane in terracotta e decorate di fiori. Il titolo della mostra è un componimento realizzato dall’artista stessa e rimanda ad un incantesimo: invita ad accedere allo spazio con occhi vigili, ma anche con un’apertura al senso di meraviglia. Il termine “sorelle” e l’utilizzo del plurale è un’offerta di condivisione dello spazio, che infatti ospita una serie di panchine per invitare lo spettatore a sedersi e godere delle opere come in un vero giardino di un palazzo. Falene, leonesse, serpentesse, sorelle. È chiara la forza femminile della mostra fin dal suo titolo: una femminilità atavica, selvaggia anche, legata alla terra ed alla natura.

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Archeologia e quotidianità

Come artista donna, la mia identità nasce in modo archeologico, in un tempo e uno spazio lontano, dove torno sempre per poi trovare la mia collocazione nel presente.

Chiara Camoni lega la propria attività artistica ad una profonda ricerca teoretica. Gli spunti presi dalla storia antica sono numerosi, fin dall’ingresso della mostra: lo spettatore deve varcare una soglia per il giardino (che ha anche l’aspetto di un sito archeologico), passando fra le statue in pietra leccese di due Leonesse. Il riferimento è assolutamente classico, basti pensare alla Porta dei Leoni della città di Micene. All’estremo opposto rispetto alle leonesse, lungo il “decumano” (per riprendere la tradizione classica) della sala è posizionata su una stuoia l’opera Cani (Bruno e Tre): sono rispettivamente le riproduzioni in alluminio del cane dell’artista e della sua assistente. Non ci sono più confini da superare, ma una dimensione quotidiana e accogliente. Non solo nella scelta dei soggetti, ma anche nella realizzazione delle opere la quotidianità entra nel processo creativo di Chiara Camoni: spesso viene aiutata da amici e parenti, e perfino i suoi figli collaborano nella genesi delle sue installazioni. È il caso di Carrozzone, una delle installazioni della mostra che più nascondono segreti non immediatamente visibili. Chiara Camoni, realizzando una struttura simile ad un carretto che ricorda molto i carrozzoni delle giostre, vi inserisce una serie innumerevole di ante, porte nascoste, spazi interni appena visibili; vi sono posizionati molti oggetti di piccole dimensioni, da una tazzina da caffè, passando per un telecomando, fino a un vaso minuscolo con all’interno un piccolissimo mazzo di chiavi. In alcuni scompartimenti si scorge un foglio, forse una lettera, che resta però illeggibile allo spettatore attento, e perfino invisibile a quello che non si sofferma abbastanza a lungo per notarla. Per realizzare Carrozzone, Chiara Camoni ha avuto la collaborazione dei propri amici, chiedendo loro di inserire all’interno dell’installazione un oggetto.

Il legame con la natura

Chiara Camoni vive in un piccolo paese sulle Alpi Apuane, e cerca di inserire la natura da cui è circondata anche nelle proprie opere. Molte delle ceramiche in mostra sono laccate con minerali recuperati proprio dal territorio in cui lei abita. C’è una volontà di trasformazione, di mutare ciò che è polvere in qualcos’altro. Questo senso di ciclicità è presente nell’installazione audiovisiva Burning Sister: il video mostra una Sister realizzata di fiori e foglie secche a cui l’artista dà fuoco su una spiaggia delle coste greche.

Non è un rituale; lei trova la sua massima realizzazione nel momento in cui scompare e tra tutte (le Sisters) è la più immateriale, e forse la più feroce.

Così come il Mediterraneo accoglie le origini della cultura occidentale, ma allo stesso tempo è per i migranti un luogo di morte e dolore. Bellezza e tragicità si fondono insieme. La Burning Sister non muore, ma si rigenera. Il pannello su cui è proiettata la sua disintegrazione non è infatti altro che il retro di una credenza, in cui sono posizionate delle ciotole smaltate con la cenere ottenuta dalla cremazione della Sorella di fiori.

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Mille occhi e mille volti

Nella mostra, nascosti o evidenti, ci sono moltissimi volti: sono quelli delle Sisters, delle leonesse, dei cani, della statua di una lupa; ma, ancora, sono le impronte dei fiori impressi sulla seta di Una Tenda o sul cotone di Arazzi, che ricordano (ma soltanto dopo un secondo sguardo) ninfe vegetali e sorridenti che oscillano appena reagendo al passaggio degli spettatori. Chiamare a raduno è una mostra da guardare (esattamente come lei guarda noi) più e più volte, per scoprirne tutti i segreti. Il mondo creato in questo spazio da Chiara Camoni è luminoso, aperto, comunica serenità e spensieratezza. Gli occhi che osservano non lo fanno minacciosamente ma con curiosità, o al massimo con la vivacità di una Sorella più dispettosa delle altre. La natura guarda l’uomo che la guarda, una natura senza tempo e proprio per questo in grado di apparire ora antichissima come i leoni di Micene, ora familiare come due cagnolini accoccolati su un tappeto. La vitalità commovente delle opere di Chiara Camoni travolge gli spazi di Pirelli HangarBicocca con un inno all’esistenza, alla natura e alla condivisione.

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In copertina:

Chiara Camoni “Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse” – Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 – Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

Clarissa Virgilio

Studentessa di lingue e letterature europee ed extraeuropee a Milano, classe 2001. Durante gli anni della triennale di lingue, ho seguito un corso presso la NABA sulle pratiche curatoriali. Amo guardare ciò che ha qualcosa da dire, in qualsiasi lingua e forma.

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