A ridosso dell’Art Week di Milano (dall’8 al 14 aprile 2024) inaugura la prima personale in Italia del fotografo Jacques Pion. Ad accogliere una selezione di 25 fotografie del suo progetto INTIMUS è The Mill, un’associazione artistica e culturale nascosta nel cuore di Milano fondata da Roberto Cociancich. La mostra, curata da Mariateresa Cerretelli, è aperta al pubblico e visitabile dal 6 al 14 aprile 2024 (su appuntamento nei weekend).
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La mostra – cercare la propria identità nella natura
Il soggetto delle fotografie realizzate da Jacques Pion è la faggeta del Melogno, una foresta situata vicino a Finale Ligure.
Mi sono staccato dal mondo in cui siamo per entrare in un mondo Altro. In due anni ci sono tornato moltissime volte, non le ho mai contate ma potrebbero essere più di ottanta. Ho cercato ogni volta di andare fuori strada non seguire i percorsi; ogni tanto mi dovevo arrampicare. Questo è uno spazio dove ho cercato di entrare nel mio intimo, ho fatto una ricerca sulla mia identità. Ho scattato pochissime foto in due anni: trecento, non di più. Questo è un modo di fotografare lento. Se potessi, chiederei alle persone di guardare le fotografie con la stessa lentezza che ho avuto io nel farle (ride).
In due anni Jacques Pion realizza poco meno di trecento fotografie; di queste, venticinque sono state selezionate dalla curatrice Mariateresa Cerretelli per l’esposizione e quarantacinque per la realizzazione di un libro d’artista pubblicato dalla piccola casa editrice sud coreana DATZ Books. Più di ottanta visite nella faggeta per un esiguo numero di fotografie: questa scelta esprime molto chiaramente la volontà dell’artista di mettersi in gioco con un progetto che ricerca la perfezione assoluta, sia dal punto di vista delle fotografie in sé sia nel processo della loro stampa e della pubblicazione del libro. Nonostante dietro ad INTIMUS vi sia una riflessione personale ed introspettiva, Jacques Pion non vuole che il concept dietro al progetto sia esclusivamente autoreferenziale:
Ho lasciato spazio a ciascuno di trovarsi; il mio non è un progetto chiuso, scritto e fotografato per ripiegarsi su se stesso. Ho lasciato spazio a ciascuno di guardarsi dentro. Io credo che ci siano dei momenti in cui, guardando una foto o leggendo un testo, tutti noi possiamo pensare alla nostra vita passata, o riflettere su quella che verrà.
Le fotografie di Jacques Pion trasportano in una natura che si fa sempre più irreale. In alcune scene autunnali, la nebbia tra le foglie confonde lo sguardo, il cielo sembra uno specchio d’acqua e le chiome degli alberi solo il riflesso dei rami in primo piano. La stampa è realizzata dal Laboratorio Farenheit di Giovanni Romano, situato a Milano. La scelta di una carta fotografica particolare, opaca e ruvida, fa sì che le linee più marcate delle immagini (come i rami più scuri degli alberi o la tela di un ragno) acquisiscano un vero e proprio volume, aggiungendo una componente di tridimensionalità ai soggetti.
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Il libro d’artista – una ricerca di Bellezza e qualità
Quello di Jacques Pion non sembra solo un progetto volto alla riflessione interiore. Si tratta anche di un omaggio tanto alla fotografia analogica (le immagini sono realizzate in digitale ma senza alcun ritocco di post-produzione) quanto all’importanza del lavoro artigianale/artigiano. Le fotografie, come detto, sono state stampate con un’attenzione estrema per il dettaglio e l’alta qualità. Lo stesso vale per le cornici, realizzate a mano in legno di ciliegio. Questa dimensione “analogica” ha nuovamente a che fare con il tempo e la lentezza: per realizzare ognuna delle trenta copie del libro d’artista di Jacques Pion, la casa editrice DATZ Books ha impiegato otto settimane. Il risultato è un meraviglioso cofanetto in legno di ciliegio (che riprende il materiale con cui sono state realizzate le cornici delle venticinque fotografie), con all’interno nove libri per nove diversi snodi tematici della riflessione intima fatta da Jacques Pion durante le sue escursioni nella faggeta. Ad ogni capitolo sono legate cinque fotografie. La copertina del volume che presenta l’intera collezione è realizzata in carta giapponese con rilegatura alla coreana. È evidente l’insistenza per la cura del dettaglio…
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Dietro a tutto il progetto c’è lo spirito di tanti artigiani; io ci ho tenuto molto, da Giani che si è dedicato alla stampa, alla scelta della carta con il bordo frangiato, fino alla collaborazione con Datz Books, che è una piccola casa editrice di Seoul gestita quasi unicamente da donne. Ho voluto che fosse così, perché ogni artigiano apportasse qualcosa a questo mio progetto. Le mie sono immagini in cui vorrei darvi modo di lasciarvi pensare, anche sognare un po’.
Oltre alle fotografie in tiratura limitata ed al libro di artista in trenta copie, Jacques Pion ha voluto realizzare un pezzo unico. Si tratta di una fotografia da cui è stato ritagliato un piccolo riquadro, sostituito da una foglia d’oro su cui è stata stampata analogicamente la parte mancante della fotografia stessa. Oltre a costituire un’ulteriore prova della ricerca estetica e qualitativa dell’artista, questo pezzo esprime marcatamente la volontà di fare una riflessione sul passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale. Per Jacques Pion INTIMUS è anche «un testimonio del ricordo alla fotografia, dove avviene questo modo di ripensare il mondo».
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Immagine in copertina: Courtesy dell’artista
Ho visto la mostra e, soprattutto, il libro. Ho condiviso l’emozione dell’autore guardando le foto. Sono uscita dalla mostra con uno spirito più sereno e avendo imparato a guardare quello che mi circonda in modo più profondo e riflessivo