«Cleopatra»: amore, viaggi e conflitti generazionali nel secondo lavoro dei The Lumineers
Dopo quattro anni dall'esordio con «The Lumineers» e il successo globale del singolo «Oh, hey» ecco il nuovo lavoro del gruppo folk contemporaneo statunitense. Qual è il tema e quali saranno le date italiane del tour mondiale che seguirà?
Cleopatra è il secondo album del gruppo folk contemporaneo The Lumineers che, dopo quattro anni dall’esordio con The Lumineers e il successo globale del singolo Oh, hey, avvalendosi della produzione di Simone Felice, ha registrato le tracce al The Clubhouse di Rhinebeck (New York). Il lavoro è uscito il 16 aprile 2016 e sarà seguito da un tour mondiale, con date anche italiane. Infatti il 20 luglio il gruppo si esibirà all’anfiteatro del Vittoriale, a Gordone Riviera (Brescia), il 21 luglio a Sesto al Regheen, in occasione di Sexto ‘N plagghed (Pordenone), il 25 novembre al Fabrique di Milano e il 26 novembre all’Estragon, a Bologna.
Il metodo di lavoro non è stato differente dal primo disco, come sostiene il vocalist Wesley Schultz nell’intervista per Soundsblog:
Abbiamo voluto tenere lo stesso approccio che avemmo col primo album, registrando demo in una piccola casa che abbiamo affittato negli stessi sobborghi di Denver dove ci siamo trasferiti agli inizi. Il disco riflette ciò che ci è successo negli ultimi tre anni: abbiamo cercato di creare la migliore versione possibile di ogni canzone […]. C’è voluto un sacco di lavoro per farle funzionare insieme. È stata un’esperienza molto intensa e bella. Abbiamo combattuto molto, versato molte lacrime, ma abbiamo tirato fuori delle cose davvero incredibili, e alla fine siamo stati meglio. Ha trasformato il nostro rapporto.
The Lumineers immagine tratta da: www.ew.com
Il trio, composto dal chitarrista e frontman Wesley Shultz, dal batterista Jeremiah Fraites e dalla violoncellista Neyla Pekarek, è la risposta «made in USA» ai Mumford and sons, cui spesso vengono contrapposti: semplici e scanzonati, si presentano sul palco con cappelli di paglia e camicie a fiori ricreando un’atmosfera bucolica da pub di provincia. La musica raccolta, semplice, priva di sovrastrutture o momenti rock, insieme alla scrittura lineare e con suggestioni romantiche, forma un binomio vincente che conquista soprattutto il pubblico giovanile.
Schultz si è occupato della stesura delle canzoni, mentre insieme agli altri due ha sistemato la musica, la melodia e la struttura: il risultato è un bel passo in avanti rispetto al lavoro di esordio, in linea con l’inclinazione narrativa dei testi del gruppo. Uno dei temi ricorrenti è il desiderio di crescere e di allontanarsi dalla famiglia, come in Sleep on the floor:
Pack yourself a toothbrush dear pack yourself a favourite blouse take a withdrawl slip, take all of your savings out, ‘cause if we don’t leave this town we might never make it out I was not born to drown, baby come on.
Invece, in Gun song un figlio trova in casa la pistola appartenente al padre e comprende che il mondo, così come viene percepito dai ragazzi, non è quello che si percepisce quando si diventa adulti. Questa presa di coscienza instilla così un inevitabile processo di maturazione:
I can’t believe what I found in daddy’s sock drawer, sock drawer today it was a pistol, a Smith & Wesson, holy, holy shit.
Things I knew when I was young some were true and some were young and one day, I pray, I’ll be more than my father’s son but I don’t own a single gun.
Il brano Sick in the head, invece, parla del desiderio di liberarsi dagli schemi impostati dagli altri per seguire i propri sogni:
People say I’m no good write me off, oh yes they should fuck’em they’re just sick in the head
They’re writing my history think somebody should’ve asked me everyone was safe in their beds their beds and I said I won’t live, won’t live like them.
Alcuni brani come Angela o Ophelia sono ritratti femminili, che si avvicinano molto ai momenti «dylaniani» di alcuni testi di Francesco De Gregori, nel quale il tema centrale è costituito dalle ferite dolorose dell’amore giovanile.
L’io lirico, anche se si è lasciato la ex alle spalle e ha una nuova fidanzata, ricorda con tenerezza Ophelia, il suo primo e tenero amore, che in passato dominava la sua mente e il suo cuore. Il brano è prevalentemente folk, dominato da chitarre acustiche, accompagnate da qualche passaggio di piano e percussioni:
Ah, ah, I was young I, I should’ve known better and I can’t feel no remorse and you don’t feel nothing back.
I, I got a new girlfriend here feels like he’s on the top and I don’t feel no remorse and you can’t see past my blindness.
Oh, Ophelia, You’ve been on my mind, girl, since the flood oh, Ophelia, heaven help the fool who falls in love.
Anche la ragazza in Angela è andata via, ha percorso per l’ultima volta la strada con la sua macchina lasciando il protagonista solo e smarrito senza l’unico amore che abbia mai provato veramente.
When you left this town, with the windows down and the wilderness inside […] From the second time around the only love I ever found Oh, Angela it’s a long time coming home at last.
La terza donna presente nell’album è Cleopatra, la tracklist, che parla forse del lato più doloroso dell’amore, quello mai vissuto, forse per codardia o perché lo si comprende quando ormai è troppo tardi, e rimpianto per il resto della vita:
But I must admit it, that I would marry you in an istant damn your wife, I’d be your mistress just to have you around.
But I was late for this, late for that, late for the love of my life and when I die alone, when I die alone, when I die I’ll be on time.
Gale song canta, invece, di quell’amore costretto a finire a causa di una partenza forzata, nella speranza che si tratti di un arrivederci e non di un addio definitivo
‘Cause I don’t wanna go but it’s time to leave you’ll be on my mind, my destiny.
And I won’t fight in vain I’ll love you just the same I couldn’t know what’s in your mind but I saw the pictures you’re looking fine.
And there was a time when I stood in line for love, for love, for love, but I let you go, oh I let you go.
And he fell apart with his broken heart and this blood, this blood, this blood oh, it drains from my skin, it does.
Ma i The Lumineers con le loro canzoni, come Long way from home, vagheggiano anche di viaggi irrequieti e metaforici percorsi da individui angosciati, affetti da una grave malattia e quindi costretti a stare in ospedale. Le persone che li vegliano confermano al malato la loro vicinanza, ma egli è ben lontano, almeno con la mente, da quella stanza
Held on to hope like a noose, like a rope God and medicine take no mercy on him poisoned his blood, and burned out his throat enough is enough, he’s a long way from home.
Days of my youth wasted on a selfish fool Who ran for the hills from the hand you were dealt I flew far away, as far as I could go your time is running out and I’m a long way from home.
Di certo il secondo lavoro della band di Denver non ha innovazioni o sperimentazione del sound, fin troppo simile a quello d’esordio, e i temi portanti sono stati ampiamente trattati nelle canzoni precedenti, ma Cleopatra è il risultato di una profonda riflessione sul loro stile musicale, di una maggiore maturità e consapevolezza sulla direzione che in futuro continueranno a seguire, rimanendo fedeli a se stessi, perché sembra essere la strada giusta.
Nicole Erbetti
immagine tratta da: www.rollingstone.it
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[…] noto soprattutto per il grande successo Ho Hey, ha da poco sfornato un gran bell’album, Cleopatra, e Ophelia è una delle sue chicche. Semplice e brioso, perfetto per una scarica di […]
[…] noto soprattutto per il grande successo Ho Hey, ha da poco sfornato un gran bell’album, Cleopatra, e Ophelia è una delle sue chicche. Semplice e brioso, perfetto per una scarica di […]