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La mostra su Domenico Gnoli in Fondazione Prada a Milano

Domenico Gnoli esplora la realtà con un'arte fatta di elementi banali come ciocche di capelli, busti, dettagli di abiti, che si fanno immagine di un corpo universale, rivendicando l’insignificante.

4 minuti di lettura

A più di cinquant’anni dalla prematura scomparsa di Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970), Fondazione Prada ospita, fino al 27 febbraio 2022, un’articolata retrospettiva della sua breve e straordinaria carriera artistica. La mostra, concepita da Germano Celant, accoglie più di cento opere dell’artista, realizzate tra il 1949 e il 1969 e accompagnate da altrettanti disegni. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con gli archivi dell’artista a Roma e a Maiorca, che custodiscono la sua storia personale e professionale.

Le due anime di Domenico Gnoli: tra narrazione e pittura analitica

L’obiettivo del progetto è quello di presentare al pubblico le due “anime” della carriera di Gnoli: da una parte il gusto per la narrazione, che emerge nel suo lavoro di scenografo, disegnatore di costumi e illustratore, dall’altra l’essenzialità della sua opera pittorica. In particolare, il piano terra viene dedicato alla pittura analitica, strutturata per nuclei tematici, che consentono il raffronto tra le opere in modo funzionale alla ricostruzione di una coerente direzione espressiva. Il piano superiore ospita invece una sezione impostata secondo un criterio cronologico-documentario, che offre, accanto ai dipinti, anche materiali storici, fotografie e altre testimonianze relative alla sua carriera di illustratore e scenografo.

Nella sua attività pittorica, Gnoli esplora la realtà attraverso il dettaglio: elementi apparentemente insignificanti quali ciocche di capelli, busti, dettagli di abiti, poltrone e scarpe si fanno immagine di un corpo universale, stimolo visivo e mentale per l’osservatore, che viene invitato a completarli. Lasciando intuire un corpo, viene trasmesso il calore di una vita che pulsa.

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La sua arte si fa precorritrice di un’attenzione tutta moderna per la realtà, che viene sempre più semplificata fino ad estrapolarne aspetti che rompono con l’idea del corpo-icona. La ricerca artistica di Gnoli procede scarnificando il contesto narrativo per concentrare la potenziale carica energetica sul particolare, inquadrato da un rigoroso taglio fotografico. Corpi e oggetti sono posti sullo stesso piano, stravolgendo la gerarchia dei valori classici in una rivincita dell’insignificante, dell’accessorio.

Domenico Gnoli
Domenico Gnoli

Una pittura “non eloquente”

Nessuna didascalica spiegazione guida lo spettatore nell’itinerario espositivo, così che possa lasciarsi catturare dalla composta bellezza della semplicità dell’opera, esaltata anche dalla scelta curatoriale.

Una pittura “non eloquente”, che appartiene alla tradizione pittorica di Masaccio e Piero della Francesca, proseguendo con i contemporanei de Chirico, Carrà, Severini e Campigli.

I quadri di Gnoli isolano senza destrutturare: il collo abbottonato di una camicia Oxford, il ricciolo spiraliforme di una chioma femminile, il taschino sensualmente aperto di un blazer spigato, ma anche le morbide colline di corpi accovacciati sotto la trapunta del letto, si sforzano di mostrare la bellezza particolare, nobile, dell’oggetto rappresentato. L’ordine e la distensione dei quadri risiedono proprio nella concisione del dettaglio, laddove invece il quadro generale conterrebbe troppe informazioni e troppo caos.

Non ho fatto che trasportare tutto il mio stesso mondo di decoratore in un mondo di pittore, sfrondandolo dei fronzoli, dello stile antico, e di ogni eleganza, mettendone insomma a nudo quello che per me, tra torri e scale solitarie è l’elemento di poesia, di dramma qualche volta. Ho semplificato, ho abolito la decorazione, ho affidato alla materia dipinta il ruolo di trompe-l’oeil.

Domenico Gnoli

Quale sguardo posiamo oggi su queste opere? Abituati a una visione sempre più semplificata della realtà, a un racconto fatto spesso di inquadrature che dal particolare volgono all’insieme, cerchiamo ancora il volto della donna con i capelli intrecciati?

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Teresa Bonandi

Sono una studentessa di Lettere Moderne all’Università Cattolica di Milano, amo l’arte, la moda e gli aperitivi con gli amici. Estremamente ipercritica verso me stessa e determinata a portare a termine i miei progetti, sempre con un occhio di riguardo alle nuove tendenze, da vera fashion victim.

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