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L’impatto ambientale dei nostri desideri

Qual è il legame tra libido ed ecologia? L'erotismo può essere sostenibile dal punto di vista ambientale? A queste e altre prova a rispondere Dominic Pettman nel suo saggio «Ecologia Erotica», edito in Italia da Tlon.

5 minuti di lettura

Può essere la libido uno degli elementi che, in modo silenzioso e sotterraneo, vanno a sostenere e incrementare la devastazione ambientale? Erotismo ed ecologia sembrano, a un primo sguardo, due temi distanti, ma il volume di Dominic Pettman, Ecologia erotica. Sesso, libido e collasso del desiderio, mostra come l’atto di desiderare sia, in alcuni contesti e secondo alcune modalità, ben altro che sostenibile. Dominic Pettman insegna Media e New Humanities alla New School University di New York e nel suo volume del 2020, recentemente pubblicato da Tlon, intreccia ambiti diversi come la psicologia, la filosofia, l’arte,  l’economia, gli studi ecologici e, ovviamente, quelli sulla sessualità per illuminare i lettori sull’impatto ambientale (diretto o indiretto) del desiderio, oltre che il contrario, ovvero sull’impatto sessuale delle questioni ambientali, come i cambiamenti climatici. L’obiettivo è arrivare a un Green New Deal erotico attraverso una maggiore consapevolezza sull’Antropocene, sull’influenza umana sul pianeta in relazione, appunto, all’eros.

Dominic Pettman sviluppa quindi molte riflessioni a partire da precedenti studi sul tema, riprendendo analisi e concetti, tra cui su tutti l’economia libidinale teorizzata da Freud. Ecologia erotica attinge a saperi diversi per costruire un pensiero plurale, mantenendosi soprattutto teorico, ma dando al lettore anche qualche spunto di riflessione pratico, calato nel contesto quotidiano. Dall’impatto ecologico dell’irriciclabile (letteralmente) Cinquanta sfumature di grigio, ai sex toys ecosostenibili, fino alle nuove sensibilità di aziende come Pornhub che, per esempio, in passato ha promosso l’iniziativa di piantare degli alberi a seconda del numero di visualizzazioni per compensare i consumi e l’inquinamento causato dalla pornografia.

Non mancano poi i riferimenti letterari, artistici o culturali: il rapporto tra umanità, desiderio e natura è ben visibile nei dipinti più noti, tra cui per esempio la serenità erotica emanata da La colazione sull’erba di Manet, in cui le donne senza vestiti si fondono naturalmente o innaturalmente (questione di punti di vista e di cultura) con l’ambiente. O ancora, Dominic Pettman ripercorre i manifesti che, accostando desiderio e ambientalismo, hanno promosso nuove visioni sul tema, come il manifesto ecosessuale, sottolineandone luci e ombre.

Il tema è attuale, a volte al centro di vere e proprie strategie di marketing e green washing, ma la questione va oltre il semplice desiderio sessuale. Pur focalizzandosi sull’eros, Dominic Pettman concepisce la libido in senso ampio, contemplando nelle sue riflessioni anche la libido come forza motrice dell’essere umano e, per esempio, il desiderio di oggetti promosso dal capitalismo – di cui sono conseguenza isole di plastica in costante sviluppo. Stiamo raggiungendo un «picco della libido», ci dice Dominic Pettman, siamo all’apice di una società che non nasconde il sesso, fruibile oggi con facilità, con una connessione ad internet, ma che rischia in questo modo di disintegrare la più importante delle risorse umane, la libido appunto, forza tanto vitale quanto distruttiva, sull’orlo del collasso e a sua volta causa di collassi sociali, culturali, ambientali.

Ecologia Erotica è un saggio a tratti utopico, a tratti provocatorio che delinea in modo chiaro molti studi sul tema, tanto del passato quanto del presente, dandoci spunti di riflessione e strumenti per avvicinarsi al tema senza proporre soluzioni che apparirebbero come limitanti. Che cosa fare quindi?, si chiede l’autore. Abolire il desiderio? Condannare l’erotismo non sostenibile? Dominic Pettman lascia un finale aperto alle riflessioni di chi legge, proponendo non di desiderare meno, ma semmai di desiderare ciò che conta o di desiderare di più, per superare gli assoggettamenti del consumismo e per desiderare, forse, anche una nuova ecologia.

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