È uscito giovedì 25 ottobre nelle sale cinematografiche il film Euforia, che vede dietro la macchina da presa Valeria Golino. Attori protagonisti sono Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea, nei panni di due fratelli agli antipodi.
La normalità spezzata dalla malattia
Euforia si apre con uno spaccato della quotidianità di Matteo (Riccardo Scamarcio), quarantenne, manager di successo, dichiaratamente gay, che vive in uno splendido attico a Roma. L’euforia del titolo si ricollega fin da subito allo stile di vita di Matteo, che malgrado l’età teoricamente matura vive ancora un’esistenza leggera, quasi da adolescente. Euforica, appunto.
La svolta avviene quando Matteo scopre che il fratello Ettore (Valerio Mastandrea), insegnante di scienze dalla vita un po’ scialba e dimessa, ha un cancro al cervello. Non operabile.
L’unica possibilità per lui è un ciclo di radioterapia da seguire a Roma. È così che Ettore si mette in aspettativa, lascia la sua routine di provincia e si trova catapultato nella realtà pirotecnica di Matteo.
Piccolo particolare: Matteo decide di nascondere a ogni costo al fratello la gravità della sua condizione. Minimizza, gli spiega che la sua è solo una cisti. Niente di che, e presto Ettore potrà tornare alla sua vita di sempre.
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L’Euforia nonostante tutto
Non è questo il luogo per raccontare nei dettagli gli sviluppi della convivenza forzata di due persone che, pur avendo lo stesso sangue, sono come il giorno e la notte. Possiamo però dire che l’euforia del titolo è una condizione che caratterizzerà tutto il film.
Probabilmente è questo il suo messaggio: trovare sempre qualcosa che, fosse solo per un istante, ci dia ancora euforia, smania di vivere. Malgrado tutto. Perfino malgrado una malattia che fa il suo decorso e non dà scampo.
Frammenti di vita
Ciò che colpisce dello stile di Valeria Golino nel suo secondo film da regista è la frammentarietà. La storia viene raccontata come se fosse un enorme mosaico. La macchina da presa si ferma su un tassello alla volta, lo inquadra, e poi via, subito sul tassello successivo. È uno stile che, forse, dapprima lascia smarrito lo spettatore, per poi catturarlo man mano che il film procede.
Euforia era stato presentato allo scorso Festival di Cannes nella sezione Un certain regard. Pur non avendo trionfato in quell’occasione, ha il merito (di cui si possono fregiare pochissime pellicole) di riuscire non solo a commuovere lo spettatore, ma in certi momenti anche a farlo ridere di gusto. Tutto nell’arco delle stesse due ore.
Se questo non fosse un motivo sufficiente per vedere Euforia, si potrebbe dire che è l’occasione per ritrovare uno Scamarcio e un Mastandrea in forma, perfettamente calati nei rispettivi ruoli.
E, se non bastasse ancora, segnaliamo anche la parte piccola ma significativa di Jasmine Trinca alla fine del film, intensa e convincente come al solito. Forse l’unico rimpianto è proprio non aver visto per più tempo sullo schermo la talentuosa attrice di Nessuno si salva da solo e Fortunata.
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