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il giovane Holden

New York, «vertigine della libertà» di un ragazzino che diventa uomo

11 minuti di lettura

Se davvero volete sentirne parlare, la prima cosa che vorrete sapere sarà dove sono nato, e che schifo di infanzia ho avuto, e cosa facevano e non facevano i miei genitori prima che nascessi, e altre stronzate alla David Copperfield, ma a me non va di entrare nei dettagli, se proprio volete la verità. […] Vi racconterò giusto la roba da matti che mi è capitata sotto Natale, prima di ritrovarmi così a pezzi che poi sono dovuto venire qui a stare un po’ tranquillo.

Comincia così Il giovane Holden di J.D. Salinger, considerato il capolavoro dello scrittore statunitense, nonché uno dei maggiori romanzi di formazione del Novecento. Nei ventisei capitoli che lo compongono, il protagonista Holden Caulfield narra in prima persona e con un linguaggio spesso colorito la «roba da matti» che gli è capitata sotto Natale, nel giro dei pochi, indimenticabili giorni che ha trascorso da solo a New York.

Come mai un adolescente si ritrova a vagare per diversi giorni da solo in una metropoli come New York, senza che la sua famiglia ne abbia il minimo sospetto? Facciamo un doveroso passo indietro. All’inizio del romanzo, Holden apprende di essere stato espulso dall’ennesima scuola, la Pencey, a causa delle insufficienze in quasi tutte le materie. È sabato e le vacanze di Natale cominceranno il mercoledì successivo: significa che per tre giorni Holden vive in una sorta di limbo, in cui tecnicamente è stato espulso dalla scuola, ma ancora i suoi genitori non lo sanno – stima infatti che la lettera del preside arriverà proprio in concomitanza dell’inizio delle vacanze. D’un tratto, Holden ha un’idea: fare le valigie e partire da solo per New York – facilmente raggiungibile in treno dalla Pencey –, per trascorrere lì tre giorni senza essere sotto la responsabilità della scuola né sotto quella dei suoi genitori. Holden ha sedici anni e vuole assaporare la libertà degli adulti.

New York diventa così il teatro della sua «vertigine della libertà», prendendo in prestito un’espressione del filosofo danese Søren Kierkegaard. Perché vertigine? Perché Holden, in fin dei conti, è solo un ragazzino che non si rende davvero conto delle insidie e dei pericoli dell’avventura cui decide di andare incontro. Vuole solo scoprire la libertà e l’indipendenza che gli sembrano precluse per motivi anagrafici, ma i guai cominciano presto. Per fare un esempio, prova a perdere la verginità con una prostituta, per poi tirarsi indietro in ultimo ed essere picchiato dal pappone. E, soprattutto, anche se i soldi che ha a disposizione gli sembrano tanti, è ancora incapace di gestirsi e finisce per sperperarli quasi tutti nel giro di poche ore. New York assume ne Il giovane Holden un duplice volto: è il simbolo della libertà più totale – alla luce non solo della straordinaria avventura del prot…

Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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