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Ci vorrebbe una notte: in viaggio per amore con la musica indie

dalla newsletter n. 34 - dicembre 2023

5 minuti di lettura

«Al termine di un viaggio per raggiungere l’amante, un uomo capisce che la vera notte d’amore è quella che ha passato in uno scomodo scompartimento di seconda classe correndo verso di lei», scrisse Italo Calvino ne Gli amori difficili. La distanza sublima i sentimenti? Può darsi. Quel che è certo è che da sempre amore e lontananza rappresentano un binomio caro non solo agli scrittori, ma anche ai musicisti. Già nel lontano 1970, per esempio, Lucio Battisti cantava in una delle sue canzoni più iconiche di un treno delle 7.40 e un volo delle 8.50 che lo avrebbero riavvicinato alla donna che amava. «Con l’aereo in un’ora son lì e poi di corsa un tassì» è una frase in grado, da sola, di accendere tutto un immaginario di viaggi palpitanti, trascorsi a fantasticare di un incontro forse all’altezza delle aspettative, o forse no – d’altronde, spesso i sogni finiscono per essere migliori della realtà.

In tempi più recenti, sono stati diversi artisti della scena indie italiana (o it-pop che dir si voglia) a costruire nelle loro canzoni tutto un immaginario legato a lunghi viaggi per raggiungere la persona amata. Qualcuno, come i Pinguini Tattici Nucleari, ha perfino narrato in modo un po’ spiritoso di un amore nato proprio fra i mille disagi del pendolarismo: «Lui era figlio dei ritardi del treno che fecero conoscer mamma e papà», sentiamo all’inizio della loro Lake Washington Boulevard. Una frase che di sicuro fa sorridere chiunque abbia esperienza diretta degli interminabili tragitti avanti e indietro dalla città dove abita a quella dove studia o lavora. E gli fa in qualche modo sognare che forse, dopo un’odissea di treni cancellati all’ultimo e altri persi per un soffio, prima o poi sarà ripagato da un incontro importante proprio in uno di quei viaggi.

In realtà, però, i pezzi indie che parlano di lontananza dalla persona amata sono spesso tutt’altro che scanzonati. «Se c’è una cosa che odio di più è che non posso vederti tutti i giorni»: lo dicono chiaro e tondo i Canova nella loro Manzarek, un vero e proprio inno alle relazioni a distanza. In questi casi viene sì in soccorso l’immaginazione – ammettiamolo, ogni tanto è bello e pure un po’ poetico provare a figurarsi cosa starà facendo una persona distante che abbiamo nel cuore, o cosa le avrà strappato un sorriso –, ma alla lunga non potersi vivere nella quotidianità diventa insostenibile. E allora si organizza in quattro e quattr’otto un viaggio, a volte dispendioso e in fin dei conti più lungo del tempo effettivo che si avrà a disposizione per stare con la persona amata, ma in fondo che importa? Ce lo ricorda anche Mobrici in Luci del Colosseo, uno dei singoli che hanno anticipato il suo album…

Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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