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«Evoluzione», il manifesto della poetica di Mondrian

«Evoluzione» è un'opera fondamentale per capire pienamente l'arte di Piet Mondrian, il fondatore del Neoplasticismo.

6 minuti di lettura

Quando si pensa a Piet Mondrian, nella nostra mente appaiono quelle composizioni geometriche che hanno acquisito negli anni una tale fama da aver avuto ricadute perfino nell’ambito della moda e del design.

Maggior esponente del Neoplasticismo insieme all’architetto Theo van Doesburg, Piet Mondrian nacque nel marzo 1872 nei Paesi Bassi; frequentò l’ambiente parigino che lo avvicinò all’arte cubista ed espressionista, le quali ebbero su di lui una grande influenza almeno fino ai primi anni Dieci, momento in cui si avvicinò alle teorie teosofiche del filosofo olandese Schoenmaekers il cui pensiero si può riassumere in due frasi salienti: «La verità è ridurre la relatività dei fatti naturali all’assoluto» e «Il Raggio, la linea, la verticale e l’orizzontale costituiscono forze cosmiche».

L’arte di Piet Mondrian è, come tutti noi la conosciamo, un’arte astratta lontanissima dalla resa naturalistica della realtà e che arriva a una scomposizione di tutte le forme in linee rette e dei colori naturali in colori uniformi e puri, come spiega più volte l’artista stesso nella rivista De Stijl fondata nel 1916 da Theo van Doesburg.

Piet Mondrian
Composizione A. 1919, olio su tela, 91×91 cm

Unica opera dell’artista conservata in Italia alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Composizione A è uno dei lavori con cui Piet Mondrian mette a punto il linguaggio che caratterizzerà il suo operato per i successivi vent’anni.

Ciò che contraddistingue l’opera è: ordine, controllo e geometria. I colori utilizzati sono primari (giallo, rosso e blu) e vengono inseriti all’interno della forma geometrica del quadrato o del rettangolo; il risultato manca totalmente di profondità e dinamismo.

Per poter capire il senso dell’intera poetica di uno degli artisti più imitati della storia è però necessario scavare a fondo nella produzione di Piet Mondrian e prendere in considerazione almeno un’altra opera: Evoluzione.

Piet Mondrian
Evoluzione. 1910 – 1911, olio su tela, 178 x 85 cm

In primis, stupisce il formato dell’opera: si tratta di un trittico, utilizzato soprattutto nel periodo gotico e nelle fasi iniziali del Rinascimento nelle opere d’arte cristiana; è significativo perché da ciò si evince che l’artista mantiene ancora una vivida memoria del passato. Al tipico sfondo dorato, tuttavia, Piet Mondrian preferisce un intenso blu che diventa il colore dominante del trittico e che conferisce all’opera un’accentuata profondità (anche emotiva).

Una per scomparto, le tre figure nude femminili sono le protagoniste assolute dell’opera: i tratti del volto sono primitivi e richiamano le maschere africane rappresentate nel 1907 da Pablo Picasso nelle Les Demoiselles d’Avignon: l’interesse per le civiltà primitive era molto diffuso tra gli artisti dell’epoca, i quali vedevano quelle popolazioni come incontaminate e salve dall’alienazione generata dalla contemporaneità. Le tre figure sono tutte in posizione frontale, come ulteriore richiamo a una dimensione religiosa.

Le due sagome laterali hanno gli occhi chiusi e sono quasi sovrapponibili, eccezion fatta per pochi dettagli: quella di sinistra ha i seni che puntano verso il basso, quella di destra al contrario ha i seni che puntano verso l’alto. Si tratta di un riferimento puramente simbolico: lo scontro tra la dimensione terrena (i triangoli che puntano verso il basso) e la dimensione celeste (i triangoli che puntano verso l’alto); a generare una sintesi è la figura centrale.

Si tratta di un dipinto ancora figurativo: le forme sono però geometriche e semplificate, a sottolineare che il percorso verso l’astrazione è già cominciato.

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«Composizione II in rosso, blu e giallo» di Piet Mondrian

Quest’opera rappresenta ciò a cui tenderà Piet Mondrian per tutta la vita, ossia conciliare il dualismo tra spirito e materia: si trattava dunque di arrivare a un’arte pura, slegata dalla realtà tangibile e da ogni passato canone di bellezza.

La composizione doveva essere costruita su rette tra loro ortogonali e non linee diagonali che richiamavano alle reazioni emotive e quindi al mondo empirico: è proprio da qui che nasce uno scontro mai risanato tra Piet Mondrian e Theo van Doesburg, il quale reinserì la linea diagonale nei suoi dipinti, vedendo l’arte come la guida per un’architettura neoplastica con un valore funzionale all’interno della società.

L’enfasi assegnata alle linee orizzontali e alle linee verticali diventa il punto cardine della ricerca di Piet Mondrian: le prime simbolo del principio del maschile e dell’universale, le seconde simbolo del principio del femminile e dell’individuale; l’incontro tra queste due realtà scaturisce in un’opera aperta che non viene mai racchiusa in una cornice: le linee si aprono verso l’infinito e l’opera continua nello spazio, portandoci ad abbandonare il mondo reale verso la spiritualità, proprio come espresso in Evoluzione.

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Antonia Cattozzo

Appassionata di qualsiasi forma d'arte deve ancora trovare il suo posto nel mondo, nel frattempo scrive per riordinare i pensieri e comunicare quello che ciò che ha intorno le suscita.

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