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Sanremo, guai a dire «sono solo canzonette»

Dici Sanremo, dici polemica. Il Festival non è mai solo musica. E anche quest'anno non sono mancati gli interventi sui grandi temi di attualità, dalla tragedia di Gaza all'immigrazione. A una settimana di distanza, cosa resta della kermesse più seguita d'Italia?

10 minuti di lettura

Di questo Festival di Sanremo resteranno più le polemiche che le canzoni. Tralasciando le più stucchevoli (del Ballo del qua qua che ha coinvolto John Travolta non ne parla più nessuno, sembra accaduto un secolo fa), alcune diatribe, alcuni confronti-scontri in questi giorni pesano più di altri. E il succo sta sempre lì: il coraggio di una persona si misura in base a quanto ha da perdere esponendosi e andando controcorrente col rischio di perdere qualcosa o di inimicarsi qualcuno. È quello che sta succedendo al cantante in gara Ghali, arrivato quarto al Festival della canzone italiana: a quattro giorni dalla fine della competizione i veri protagonisti sono lui e i messaggi che ha portato sul palco dell’Ariston. Ma è in buona compagnia, e questo ci dice che in fondo Sanremo non è solo il “Festival della leggerezza”.

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Ghali, e non solo

Dapprima fu Dargen D’Amico, anche lui in gara, con il suo appello alla pace. Poi è arrivato Diodato, persino Eros Ramazzotti – non proprio un pericoloso rivoluzionario – ha invocato un cessate il fuoco. Ma il vero colpo di grazia al silenzio della Rai (e di forse un’ampia fetta della dirigenza del nostro Paese) sulla vicenda israelo-palestinese lo ha dato, piano piano ogni sera, proprio Ghali. Artista classe 1993 ha portato in gara Casa mia, canzone in cui non mancano i riferimenti più o meno velati su cosa sta succedendo in Medio Oriente («Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace»). Sempre per mano di Ghali sono poi arrivati la cover del classico di Toto Cotugno, Un italiano vero, con l’incipit in arabo e un alieno sul palco, che suggerisce al rapper di Baggio di dire al microfono «Stop al genocidio».

La reazione della Rai è stata immediata. Della lettura del comunicato stampa dell’AD Rai Roberto Sergio fatta da Mara Venier nello speciale di Domenica In dedicato a Sanremo, che voleva forse “bilanciare” le parole di Ghali, ne ha colto l’essenza Francesco Oggiano, giornalista di Will che spiega come di fatto:

il comunicato è irrilevante, non dice esattamente chi avrebbe sbagliato, non propone nuove regole, non annuncia provvedimenti. Forse (Roberto Sergio) ha sentito la necessità di esprimere il proprio posizionamento politico. E infatti dice «la mia solidarietà», non parla della Rai. La politica si è lamentata dell’uso politico della televisione pubblica, salvo poi essere la prima ad usare la televisione per i propri scopi.

Le parole di Roberto Sergio lette a Domenica In da Mara Venier:

Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta. 

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Siamo davvero antimeridionalisti?

Un altro nome ha diviso gli spettatori del Festival: il cantante napoletano Geolier, secondo classificato con la sua I P’ ME, TU P’ TE. Per i pochissimi che Sanremo non lo hanno visto, e sono atterrati oggi sul pianeta Terra, Geolier, pseudonimo di Emanuele Palumbo, canta in napoletano, ha una fan base clamorosa, un seguito di 3 milioni di follower su Instagram ed è stato il secondo cantante più ascoltato su Spotify Italia nel 2023. Che sia arrivato secondo al Festival (una competizione che premia anche chi gode di un seguito importante) è una sorpresa solo per chi queste cose non le sa.

Per questo è stato sicuramente poco piacevole quello che è accaduto al termine della serata delle cover (o dei duetti, scegliete voi), momento di Sanremo storicamente seguitissimo e amato, che ha visto in questa edizione 2024 trionfare il ventitreenne. Una vittoria accompagnata da fischi e abbandono della sala da parte del pubblico, nonché da una cocente reazione della sala stampa. Qualche giornalista avrebbe anche esclamato «non facciamo più votare la Campania», una frase colma di antimeridionalismo che ha scosso, diviso, amareggiato e fatto riflettere, cantanti in gara e non. Il giorno dopo è stato forse peggio quando una giornalista, in conferenza stampa, ha fatto riferimento a presunte “operazioni di voto da casa” lecite sì, ma poco eleganti. E via di stereotipi sui napoletani. Una polemica che si è placata solo grazie alla maturità dell’artista, che ha risposto sempre in modo pacato ed educato. Certo, l’amarezza si è colta dai gesti e dalle dichiarazioni alla stampa: «Quando ho vinto e poi ho dovuto cantare di nuovo, ecco quella è stata l’esibizione più brutta della mia vita».

A Sanremo non trionfa La noia

Di messaggi importanti che hanno messo tutti d’accordo sul palco del Festival però ne sono passati: da Alessandra Amoroso che in conferenza stampa legge i messaggi ricevuti dagli haters e dedica gran parte del suo momento con la stampa alla denuncia di episodi di cyberbullismo, ai La Sad, che alla prima serata arrivano accompagnati da cartelli che chiedono maggior investimenti sul tema della salute mentale. Sono messaggi non banali da portare sul palco più osservato d’Italia e chi lo ha fatto ci ha messo la faccia. E se parliamo di momenti belli da vedere sul palco torniamo a Ghali, che anche solo con la sua presenza e le sue scelte musicali ha dato un messaggio importante a tanti italiani di seconda generazione che in lui hanno visto un simbolo. «Sono un italiano, un italiano vero» ha cantato. Ed ha ragione.

Per chi sale sul podio delle verità scomode che non mettono tutti d’accordo, ma che ci dimostrano che una resistenza culturale c’è ancora ed è capace coraggiosamente di prendersi spazio, c’è Dargen D’Amico che ancora una volta da Maria Venier spiega che la bilancia dell’immigrazione nel nostro paese è in positivo: i migranti contribuiscono alla vita economica, produttiva, sociale, pensionistica d’Italia con cifre maggiori rispetto a quello che il nostro paese spende per l’accoglienza. Lo dice in quella TV ribattezzata “Tele Meloni”, nel contesto del Festival più importante d’Italia, con il governo più a destra della nostra recente storia. Il coraggio è anche questa cosa qui, e da Sanremo più che la Cumba della Noia” ci portiamo a casa il coraggio di pochi (ma buoni).

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Così Diodato sul suo intervento a sostegno della posizione per il cessate il fuoco a Gaza espressa da Dargen D’Amico sul palco di Sanremo:

Riguardo a Dargen ho sentito la necessità di parlare, ci ho pensato tanto e mi sono detto che avrei avuto molte occasione per parlarne, mi aspettavo più domande nelle interviste sulla situazione e sul silenzio, e quando ho sentito dire quella cosa, ho pensato che fosse una cosa bellissima, e mi sembrava giusto dirgli che sono in tanti a pensarla così. Credo che nessuno di noi è per il non cessate il fuoco, ho sentito una grande umanità in quello che ha detto e ho voluto sottolinearlo, una cosa naturale e normalissima.

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Agnese Zappalà

Classe 1993. Ho studiato musica classica, storia e scienze politiche. Oggi sono giornalista pubblicista a Monza. Vicedirettrice di Frammenti Rivista. Aspirante Nora Ephron.

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