Da un caschetto di capelli neri che incornicia un volto dai lineamenti precisi si avvia la curva sinuosa di un corpo prorompente, a forma di violoncello, con lo sguardo che tende a indugiare, inevitabilmente, sul fondoschiena scultoreo e generoso. La sensualità nel fumetto ha un nome ed è quello di Valentina Rosselli.
Nata sulle pagine di Linus nel 1965, la bella eroina di carta deve al tocco raffinato ed elegante del papà Guido Crepax il grande successo. Concepita inizialmente come personaggio secondario, Valentina è infatti riuscita in breve tempo ad affermarsi come protagonista incontrastata del fumetto, fagocitando con il suo innegabile carisma l’attenzione del pubblico e dell’autore. È proprio Crepax a decidere di dedicarle un’opera a parte, ossessionato da quelle forme giunoniche e dal potere ipnotico che esse hanno sugli uomini; ispirata all’attrice del cinema muto Louise Brooks, la Rosselli rispecchia in toto l’ideale di donna sexy ed emancipata amato da Crepax: «Mi è sempre piaciuto questo tipo di donna, non dico mascolina, ma con i capelli corti, in anni in cui non era ancora di moda essere così».
Il caschetto bruno del resto diverrà il suo marchio di fabbrica, acconciatura simbolo erotico che Valentina – unica eroina a fumetti ad avere una carta d’identità, classe 1942 – porterà con disinvoltura dall’adolescenza all’età adulta. Affermata fotografa di moda per una rivista milanese, Rosselli è una donna sessualmente disinibita e sentimentalmente indipendente; ha un uomo, il critico d’arte Philippe Rembrandt, ma non disdegna qualche avventura saffica con l’androgina Effi Lang: relazioni, queste, che finiranno per sfociare in un ambiguo quanto accattivante ménage à trois.
Non è difficile vederla nuda, specialmente di spalle, e la cosa sembra non procurarle eccessivo imbarazzo; forte della sua indipendenza, sceglie con accortezza a chi mostrare (e concedere) le proprie grazie lasciandosi sedurre, se non dominare, dagli uomini unicamente in sogno, dove le fantasie erotiche prendono il via e i vincoli della coscienza si allentano per lasciare posto ai desideri più reconditi.
Nel fumetto la bella fotografa attraversa mondi fantastici e surreali, caratterizzati da una componente fortemente onirica che, oltre all’erotismo, rappresenta il punto di forza dell’universo crepaxiano. In un fantastico che si mischia col quotidiano, Valentina si trova così a rivivere antiche leggende del Nord, come quella della strega Baba Yaga qui trasformata in un’astuta ammaliatrice pronta a tessere la sua tela lesbico-sadica in cui far cadere la Rosselli.
Ma la sexy creatura di Crepax è talmente indipendente e libera da scegliere accuratamente a chi donarsi; lo stesso fumettista, del resto, dichiarò di averla concepita come archetipo di donna «seriamente femminista, in grado di rompere gli schemi». E rompere gli schemi significa anche accettare con disinvoluta il passare degli anni. Nell’ultima avventura (Al diavolo Valentina!) la mitica star dal caschetto nero compie cinquantatré anni e, nonostante l’età propriamente “umana”, resta ancora, incredibilmente, una splendida donna. Ma non ha più – per dirla con le parole di suo padre – «il phisique du role giusto per il nuovo secolo»: meglio allora che resti un sogno, magari erotico e sensuale, e un sex symbol di carta dal fascino intramontabile.
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