Considerato tra i più grandi maestri della letteratura moderna, Franz Kafka è stato in grado in maniera acuta e sorprendente di leggere, tradurre e trasmettere i cambiamenti del proprio tempo. Proprio questa sua capacità annovera le sue opere tra i classici che attraversano il tempo senza perdere di valore, diventando e rimanendo, anzi, fonti inesauribili di spunti di riflessione e influenza per l’arte successiva.
Nato nel 1883 a Praga, nei territori dell’allora Impero austroungarico, facenti parte ora della Repubblica cecoslovacca, Franz Kafka è, senza difficoltà, ritenuto una delle figure di maggiore spicco tra gli intellettuali del ventesimo secolo, tra i più importanti esponenti del Modernismo che caratterizza il cambio di secolo. Proprio la vicinanza al pensiero filosofico-estetico modernista fa dello scrittore boemo uno dei principali, se non il principale, anticipatore di alcune correnti e tendenze artistiche che hanno segnato profondamente la prima metà del Novecento. Il termine “kafkiano” è entrato a far parte della lingua italiana e aiuta enormemente a definire quei fenomeni, quelle situazioni tipiche dell’era moderna, illustrate da numerosi artisti e raccontate con sagacia da Kafka stesso.
Di formazione giuridica, divenne presto assicuratore. Questo lavoro “normale” gli permise sin da subito di coltivare nel tempo libero le sue passioni. Se quella per la scrittura è la più nota, pubblica e riconosciuta, in pochi ancora sanno che Franz Kafka fu un fine e appassionato disegnatore. Solo di recente, infatti, nel 2019, sono venuti alla luce numerosi schizzi realizzati dallo scrittore, che si accordano senza difficoltà alle sue opere scritte più famose, arrivando addirittura a offrire un’ulteriore possibilità di analisi e interpretazione delle stesse. Come aveva fatto per i suoi scritti, Kafka chiese in testamento all’amico fraterno Max Brod di distruggere i propri disegni dopo la sua morte, cosa che però – evidentemente e per fortuna – questi non fece, arrivando invece a proteggere come meglio poteva le opere a lui affidate. Disegnava a bordo dei taccuini, dei libri che leggeva, nei diari di viaggio e negli spazi bianchi dei giornali. Aveva però anche dei quaderni dedicati interamente ai suoi lavori grafici, testimonianza di un interesse non collaterale ma centrale rispetto al suo pensiero e alla sua produzione artistica. Il confine tra il disegno e la scrittura si fa in alcuni casi così labile da non essere davvero riconoscibile una separazione. I manoscritti de Il processo e de Il castello vedono un intreccio inseparabile delle due pratiche, che nascono e si influenzano reciprocamente, dimostrando, sostanzialmente, una visione poetica complessa. Il pensiero per immagini è un fondamento cognitivo primario della specie umana indagato sin dai tempi di Aristotele e che trova riscontro in numerosissimi casi, tra cui, appunto, quello di Franz Kafka.
Come negli scritti, il suo metodo di disegno è scrupoloso, realista, eppure capace di dare vita a mondi fantastici, assurdi ma incredibilmente simili alla vita vera. Realismo e surrealismo si scambiano e fondono senza soluzione di continuità, creando un immaginario paradossale nel quale però è facile identificarsi. I protagonisti dei racconti kafkiani si muovono in situazioni di apparente normalità nelle quali improvvisamente e in maniera quasi naturale si insinua un elemento assurdo e grottesco. Non ricorda, questo, forse, tutta la ricerca pittorica legata al Realismo magico e, portando i risultati agli estremi, i dipinti surrealisti? Questa stranezza, estraneità all’interno di una situazione invece familiare dà origine a un sentimento caro ai romantici e a Sigmund Freud e che domina la vita moderna: il perturbante. Questo sentimento è restituito dallo scrittor…